La nostra inchiesta, per ora, si ferma qui. Sono passati
più di vent'anni da quando, all'improvviso, i frati, venuti dalla
Colombia, abbandonarono il Santuario del Soccorso e le case di
Grammichele. Pare che a Grammichele si siano fatti “regalare” persino un elicottero. Sono i seguaci del Poverello di Assisi o degli spregiudicati truffatori? Una domanda che suona come una bestemmia a Berruecos, dove Fray Felipe è celebrato come un padre della patria. Il frate di Corleone, a sorpresa, l'8 agosto di quest'anno, annuncia: “Torno in Italia”. E c’è da scommettere che la storia non finisce qui.
di Giacomo Belvedere
Nonostante la raffica di condanne ecclesiastiche, che dal 1995 al 2005 si abbattono sull’ordine, i Frati minori del Cuore Immacolato di Maria continuano indisturbati la loro attività e la loro espansione non conosce tregua. Nel 2005 la casa di El Uvo a Popayán annovera 40 laici tra adulti e bambini, 28 religiosi e 24 religiose, provenienti da Bogotà, da
Caldas e dall’Italia. Il Collegio dispone di un centro sportivo, una cappella, una sala
conferenze, giardini, e due conventi. Dalle nostre ricerche, durante quegli anni burrascosi, ma anche dopo che la tempesta è passata, i frati risultano ancora attivi in Equador a Ibarra; in Colombia a Popayán,
capitale del distretto del Cauca, e nell’Eremo di S. Maddalena (distretto di Nariño); in Brasile a
San Paolo; in Argentina, dove sono presenti sin dall'inizio del 2007, a San Rafael e a Las Paredes, in Provincia di Mendoza; e forse anche in Italia dove, dopo l'inopinata fine dell'esperienza a Caltagirone, Andretta, Praiano e Saiano, sembra rimasto un ultimo avamposto a San Giorgio Piacentino. In Florida i Terciarios de los Sagrados
Corazones, terz’ordine legato ai frati, vengono istituiti nel 2003, nel pieno
della bufera. Come se le dure condanne ecclestiastiche non avessero su di loro alcuna efficacia.
I FRATI: “ACCUSE FALSE” - I
frati non si scompongono affatto per le gravissime accuse, e preparano una strenua
resistenza. Fra Tobia dell'Arcangelo Raffaele, superiore della comunità di
Popayán, dove i frati tengono la loro segreteria ed hanno il Collegio del Cuore Immacolato di Maria e il convento dei Tre Arcangeli, chiarisce - come riferisce il quotidiano «El Tiempo» di Bogotà – che l’associazione dei frati “è dedicata
esclusivamente alla contemplazione e alla preghiera”, e dichiara che “solo un
ordine diretto da parte del Vaticano potrà sciogliere la loro congregazione,
che ha conventi in Brasile, Ecuador e Colombia (Cauca e Nariño)”. Una
provocazione, che appare decisamente un'astuta manovra diversiva: l’associazione dei
frati, infatti, non ha mai avuto l’approvazione del Vaticano - che dunque non può
ritirarla -, ma semmai, nel 1975, quella del vescovo di Ibarra, che l'ha revocata nel 2003. Comunque sia, per il
superiore della comunità di Popayán “nell'Associazione non vi è nulla di
insolito”. Le denunce? “Tutte le indagini contro di noi si fondano su
pettegolezzi che sono venuti da qualcuno che si è ribellato a noi, ma nessuno
ha dimostrato niente. Siamo sempre stati aperti a tutti”. Parola di fra Tobia.
APPARIZIONI E APOCALISSI - A
Ibarra, in Equador, è probabile che ci siano state commistioni tra la predicazione dei frati e le
visioni di una veggente del luogo. A Ibarra, infatti, una mistica e
stigmatizzata, Nancy Cristina Cifuentes Bolanos, sostiene di avere apparizioni mariane. Le sue
visioni iniziano il 13 dicembre del 1992. “Mamá Cristinita”, come viene chiamata, fonda un
ordine religioso maschile e femminile: la “Fundacion Hermanos Terciarios de
los Sagrados Corazones de Jesus y de Maria de la Madre Virgen de la Cascada”.
Si tratta, come si leggeva fino a poco tempo fa nel sito dell'associazione, anche questo poi inspiegabilmente “oscurato”, di una fondazione senza fini di lucro e puramente spirituale. All'associazione aderisce un gruppo
di giovani che fanno professione di vita consacrata e che si servono anche di una auto-biblioteca ambulante per l’evangelizzazione itinerante. Essi nel 1995 incontrano il favore del cardinale Bernardino Carlos Guillermo Honorato Echeverría Ruiz, Amministratore apostolico della sede vacante di Ibarra dal 1990 al 1995, che li approva verbalmente. La mistica è morta il 16 settembre 2009. Non risultano
condanne canoniche a suo carico e non appaiono legami provati con i Frati minori del
Cuore Immacolato di Maria. La comunità è stata approvata ad experimentum dal vescovo di Ibarra, come associazione privata di fedeli laici, il 23 maggio 2011. Ma certo il nome della sua Fondazione ha una
straordinaria somiglianza con quello dei Terciarios de los Sagrados Corazones
che abbiamo visto operare in Florida.
FRAY FELIPE: “LA MADONNA SCENDE DAL CIELO” - Quel che è certo è che il tema delle apparizioni mariane non
è estraneo ai frati di fray Felipe. “La
Vergine Maria scende tre volte giù dal cielo a portare conforto al suo eremo. Alle 6:00 del
mattino, a mezzogiorno e alle 6:00 del pomeriggio la Madre del Cielo viene a
portare pace”. Lo assicura fra Adolfo Filippi, nell'omelia pronunciata, nella casa madre di Santa
Maddalena, gremita dai suoi fedelissimi, in occasione della solenne concelebrazione per il suo giubileo
sacerdotale, il 7 aprile 2013. Si contano tra i concelebranti più di una ventina di persone, e altrettante sono le suore di clausura che partecipano alla messa.
Intanto
i frati e le suore hanno cambiato nome. Si chiamano ora Congregazione della
Fraternità Mariana “Servi e Serve del Santissimo Sacramento” e sono divisi in
tre rami principali: frati (sacerdoti e laici), suore di clausura, famiglie
terziarie (coppie e bambini consacrati alla spiritualità dell'Eremo). Un
ulteriore tentativo per depistare ed evitare le censure ecclesiastiche? Certo è che, dopo le condanne, i frati marcano la distanza dalla Chiesa di Roma: segnali in tal senso sono il nuovo abito bianco-celeste, l'adozione del rito preconciliare di Pio V, con il celebrante che volge le spalle al popolo, e l'uso dei guanti pontificali. Ultra tradizionalismo, insistenza sulle visioni mariane e predizioni apocalittiche: un mix che ha tutto il sapore di una setta religiosa, piuttosto che di una comunità in comunione con la Chiesa cattolica.
UN ELICOTTERO PER SALVARE L'OSTIA SACRA? - Nella predicazione della mistica di Ibarra
si accenna al monte Sion e all’arca di Noè, un tema caro alle sette apocalittiche: si ritrova spesso, infatti, la profezia di un imminente nuovo diluvio, una catastrofe con cui Dio dovrebbe punire severamente l'apostasia e la malvagità degli uomini.
L'annuncio
di una prossima persecuzione, scatenata dalle forze del male contro il
cristianesimo, sembra al centro di una vicenda che ha dell'incredibile e che vede protagonisti i frati
del Soccorso di Caltagirone: a Grammichele avrebbero chiesto e ottenuto un'ingente somma di denaro per l'acquisto di un
elicottero. Sarebbe dovuto servire a salvare l'ostia consacrata dalla
furia dell'Anticristo. Proprio come l'Air Force One, l'aereo che si alza in volo con a bordo il presidente americano, in caso di attacchi
terroristici o azioni di guerra che minaccino la sua sicurezza. Anzi
sembra che il progetto iniziale sarebbe stato proprio quello di acquistare un aereo. Ma
poi ci si sarebbe accontentati di un elicottero, più alla portata delle
tasche dei fedeli. Un aereo francamente era troppo anche per chi era disposto a dare tutti i suoi beni per la gloria del Signore. Ma anche su questa sconcertante vicenda, che trapela a stento, attraverso l'impenetrabile cortina di
silenzio che è calata a Caltagirone e Grammichele, è assai arduo trovare conferme. I "si dice"
sono più delle notizie certe.
IL RITORNO IN ITALIA - Sono passati
più di vent'anni da quando, all'improvviso, i frati, venuti dalla
Colombia, abbandonarono il Santuario del Soccorso e le case di
Grammichele. La nostra inchiesta, per ora, si ferma qui. Resta, dopo questo viaggio di andata e ritorno dalla Sicilia alla Colombia, in cui abbiamo tentato di dipanare faticosamente i fili di
una matassa assai ingarbugliata, il retrogusto della irriducibile ambivalenza di questa storia, che affonda le sue radici nel lontano
1969, quando, quasi 50 anni fa, un cappuccino venuto dalla Sicilia, da Corleone, sbarca in Colombia, a Berruecos, centro urbano del municipio di
Arboleda, posto a circa 2000 metri sulle alture colombiane.
I suoi frati sono i seguaci del Poverello di Assisi o degli
spregiudicati imbonitori che sfruttano la buona fede della gente? A
Berruecos porre questo interrogativo suonerebbe come una bestemmia. Lo stesso bagno di folla che aveva accolto calorosamente fray
Felipe nell'Eremo di Santa Maddalena, in occasione del 50° di sacerdozio, si ripete, l’8
agosto 2018, nella sua città di adozione. Il frate appare un po' invecchiato e si appoggia a un bastone, ma è carico ancora di vigore ed energia ed è
circondato dall’affetto dei cittadini e delle autorità municipali di Berruecos-Arboleda. Per loro è un eroe
e un santo. Fray Adolfo Filippi, alias fray Felipe del Santísimo Rosario, alias Fray Adolfo Filippi de Lévane è venuto a
dare l’addio alla Colombia, proprio là dove la storia è cominciata, quasi 50 anni prima. Si schernisce dei complimenti: “Non a noi,
non a noi, ma al tuo nome la gloria”, ripete, indicando il cielo. Poi l’annuncio
a sorpresa: “Torno in Italia”. L’ennesimo colpo di scena. E c’è da scommettere che la storia non finisce qui.
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