Il 1995-2005 è il “decennio nero” per la comunità dei frati del Cuore Immacolato di Maria: una raffica di condanne ecclesiatiche colpiscono l'ordine e il suo fondatore. Vescovi e preti che dicono di essere stati ordinati direttamente da Gesù Cristo; gravi disuguaglianze fra i membri dell'ordine; disordini morali e probabili abusi sessuali: sono accuse pesanti. L'ordine viene soppresso. Ma i frati respingono le accuse: “contro di noi solo pettegolezzi”.
di Giacomo Belvedere
Dalla loro fondazione, avvenuta nel 1975, sino al
1995, per vent’anni sui Frati minori del Cuore Immacolato di Maria e sul loro
fondatore, fray Felipe, non gravano sospetti di
eterodossia o accuse di immoralità. La comunità cresce e si dirama inarrestabile
in Colombia (nei distretti di Cauca e Nariño), Equador, Brasile, Argentina,
Italia, Stati Uniti. Il 4 luglio 1986 fray Felipe con i suoi discepoli viene
presentato a Giovanni Paolo II, durante la visita papale in Colombia, quando il
pontefice celebra la messa a Popayán. Nulla fa presagire allora il “decennio
nero”, la bufera che dal 1995 al 2005 si scatenerà sulla comunità e il suo
fondatore.
L'EROE DI BERRUECOS - Come vedremo, i frati, nonostante alcune defezioni, sembrano passare indenni la tempesta e continueranno indisturbati la loro attività, facendo orecchio da mercante alle dure condanne ecclesiastiche. Evidentemente non temono le sanzioni e si sentono protetti dal favore popolare. A Berruecos, la loro roccaforte, fray Felipe è considerato un padre della patria, pari al Libertador Simon Bolivar. Guai a parlare male di lui. Un’idea abbastanza precisa della fama di cui gode il frate siciliano a Berruecos ce la dà Silvia Di Natale, reporter e sociologa italiana, nel suo libro Millevite. Viaggio in Colombia. L’autrice visita l’eremo di Santa Maddalena nel 2010, quindi dopo le condanne ecclesiastiche, ed è fortemente e positivamente impressionata dalla figura di fray Felipe. “Fray Felipe – scrive - assomiglia un po’ a padre Pio, ma solo per la barba, l’espressione del suo viso è infatti decisamente più rassicurante di quella del frate pugliese. A Berruecos la sua fama è onnipresente. Lui i miracoli li ha fatti nell’edilizia quando era parroco del paese, negli anni settanta”.
UN SANTO... - Ci fu un tempo – continua la Di
Natale -, all’inizio degli anni settanta, in cui [fray Felipe, ndr] pensò di
ritirarsi dal mondo, almeno per brevi periodi. Voleva starsene un po’ solo. Ma
per un santo niente è più difficile che essere lasciato in pace. Si era appena
stabilito nel suo eremo che già frotte di giovani venivano a supplicarlo di
essere accolti come suoi seguaci. Il suo desiderio di tranquillità aveva scatenato
una valanga di vocazioni religiose! Fray Felipe fece di tutto per levarseli dai
piedi, ma alla fine si rassegnò e fondò un convento”. Il racconto della
fondazione dell’ordine ricalca i Fioretti francescani. Evidentemente i frati
suggeriscono alla sociologa italiana un racconto addomesticato, spurgato dalle parti che
male si accordano con l’agiografia rassicurante.
Certo un particolare avrebbe dovuto insospettire la
viaggiatrice italiana. “Il frate, come a
suo tempo Bolivar – nota la Di Natale -, tende a improvvise apparizioni, brevi
soggiorni e subitanee partenze. Anche lui, come il Libertador, viaggia da sud –
e cioè dall’Equador dove abita - a
nord e viceversa. Anche lui come Bolivar
è un uomo instancabile”. Questa mobilità incessante potrebbe essere senz'altro segno di straordinario
zelo missionario, ma forse anche – come si è visto a Caltagirone – quasi una
tattica “militare”per non farsi localizzare. Un dubbio che non ha risposta
certa. E ancora: alla sociologa italiana dicono che fray Felipe è fiorentino. Ha capito male lei oppure l'equivoco è stato provocato ad arte? Fray Adolfo Filippi, alias fray Felipe del Santísimo Rosario, alias Fray Adolfo Filippi de Lévane: l'identità del frate siciliano, come sè è visto, è piuttosto ondivaga. E forse anche sulle sue origini si sarà voluto gettar fumo negli occhi: non era proprio il caso di dire - avranno pensato - a una reporter italiana che il santo frate sbarcato nella terra dei narcos veniva da Corleone. I giornalisti sono degli impiccioni: meglio evitare di stuzzicare la loro curiosità... Ma questa è solo una suggestione.
... NELLA BUFERA - Chi non ha dubbi sull’ex frate cappuccino è la Chiesa cattolica. A metà degli anni ’90, in Colombia ed Equador si moltiplicano le denunce per “gravi problemi di ordine teologico e morale”, che provocano una serie di dure condanne canoniche. Nel 1995 la Congregazione per la Dottrina della fede sospende il co-fondatore dell’ordine, fra Michele della Croce alias Edgar Sanabria, “perché la sua ordinazione presbiterale è illegittima”. Lo ricorda una nota del 14 giugno 2005 ai sacerdoti, ai diaconi, religiosi e fedeli laici, di monsignor Iván Antonio Marín López, Arcivescovo di Popayán. Ad illuminarci su cosa ci sia dietro il linguaggio diplomatico della Curia di Popayán, ci aiutano due commenti postati sotto la voce “Frati minori del Cuore Immacolato di Maria” nel sito divinavocacion.blogspot.com. “Fra Michele è un vero imbroglione – scrive un anonimo il 16 febbraio 2015 -, uno pseudo mistico che affermò di essere stato ordinato sacerdote da Gesù Cristo”. Gli fa eco, a rinforzo, il 23 marzo 2017, la testimonianza di un fuoriuscito dalla comunità, Juandres Baquero, che non usa mezze parole: “È una setta. Io ho vissuto alcuni anni con loro e posso testimoniare che ordinavano i loro sacerdoti secondo il capriccio o la volontà "divina" di un "sacerdote" che vedeva Dio”. Purtroppo la voce sui Frati minori del Cuore Immacolato di Maria, che si poteva agevolmente leggere sino ad aprile 2017, è stata recentemente rimossa dal sito. E si può capire facilmente il perché.
Nel 1998 la medesima condanna cala come una scure anche sul fondatore fray Felipe. Fra Filippo del Santo Rosario alias Adolfo Filippi è sospeso a divinis “per essersi fatto ordinare vescovo illegittimamente”. Questo spiegherebbe perché fray Felipe celebra con i guanti pontificali, riservati un tempo a chi aveva dignità episcopale, usanza che è stata abbandonata dopo il Concilio Vaticano II.
LA SOPPRESSIONE DELL'ORDINE - Nel 2003 l’arcivescovo di Ibarra (Ecuador) ordina la soppressione canonica dell’ordine in Ecuador. Ma la sanzione non produce effetti concreti: i frati continuano le loro attività a Ibarra. A seguito di “ripetute e motivate denunce” interviene persino la Santa Sede. Il Vaticano nomina un Visitatore apostolico che ispeziona le case dell’ordine e annota “varie osservazioni negative circa il modo in cui si tiene la convivenza”. Nel 2005, infine, l’arcivescovo di Popayán (Colombia), Iván Antonio Marín López emette una nota ufficiale di condanna dell’ordine. La notizia delle sanzioni ecclesiastiche viene data il 14 giugno sul quotidiano «El Tiempo» di Bogotà. È il vicario generale dell'Arcidiocesi di Popayán, padre Otto Avendaño, a chiarire che, secondo le indagini svolte, “all'interno della comunità non vi è parità di condizioni per tutti i membri” e che si commettono vari “attacchi contro la morale non è bene precisare in dettaglio”. Benché dalla nota della Curia di Popayán non si riesca a sapere con più precisione quali siano i gravi problemi di ordine teologico e morale di cui i frati sono accusati, la reticenza imbarazzata del vicario generale sembrerebbe far pensare ad abusi sessuali. Ma mancano ulteriori elementi probatori.
Sulla disparità di trattamento tra i membri della comunità ci soccorre, invece, la vicenda del Santuario del Soccorso a Caltagirone, dove i frati sono accusati di maltrattamenti e riduzione in servitù dei giovani che hanno in cura pastorale.
Frattanto ci sono alcune defezioni clamorose e drammatiche: Joan Carlos Mejio, noto come fra Davide di Dio, che era stato rettore del Santuario del Soccorso a Caltagirone e Custode generale d’Italia dei Frati minori del Cuore Immacolato di Maria, lascia improvvisamente e inspiegabilmente l’ordine.
Ma per fra Tobia dell'Arcangelo Raffaele, superiore della comunità di
Popayán, “nell'Associazione non vi è nulla di
insolito”e le accuse sono frutto di pettegolezzi contro una comunità che “è dedicata
esclusivamente alla contemplazione e alla preghiera”. Parola di fra Tobia.
4a parte. Continua...
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