Pubblicato il 28/09/2018
CULTURA
ph. Fabio Navarra

Bagno di folla per Paolo Giordano alla Dovilio di Caltagirone - VIDEO



Con Divorare il cielo Giordano recide il cordone ombelicale dal suo primo fortunatissimo romanzo d'esordio La solitudine dei numeri primi. Il libro è stato presentato giovedì 27 settembre alla libreria Dovilio di Caltagirone, che conferma come si possa far cultura di qualità anche partendo dalle periferie: in questa piccola libreria sono di casa scrittori italiani e stranieri, che fanno parlare di sé e segnano il panorama letterario contemporaneo.

di Giacomo Belvedere


È stato un autentico bagno di folla quello che ha accolto Paolo Giordano a Caltagirone. L’autore è stato ospite della rassegna “Scrittori strettamente sorvegliati” promossa dalla Libreria Dovilio. La Dovilio è la riprova di come si possa far cultura di qualità anche partendo dalle periferie: in questa piccola preziosa libreria sono di casa scrittori italiani e stranieri, che fanno parlare di sé e segnano il panorama letterario contemporaneo. Giovedì 27 settembre è stata la volta di Paolo Giordano, che ha presentato al pubblico numerosissimo dei lettori, che la sala non riusciva a contenere, la sua ultima fatica letteraria: il romanzo Divorare il cielo, edito da Einaudi. Un libro sofferto, la cui gestazione è durata circa quattro anni, che arriva nelle librerie a 10 anni dal fortunatissimo romanzo d’esordio la solitudine dei numeri primi: un successo repentino, che avrebbe potuto rischiare di essere un macigno sulla successiva carriera dell’autore. Con Divorare il cielo Giordano dimostra che non è così: romanzo di formazione, in cui la tematica delle relazioni tra i giovani è ripresa ma con taglio diverso, quasi gli anni avessero segnato un solco e reciso il cordone ombelicale da quel primo celeberrimo romanzo.

Giordano arriva alla letteratura dalla fisica. Questo percorso apparentemente divergente, non deve stupire. “Mi sono sempre chiesto – ha spiegato - quale fosse il motore della mia vita. Sono sempre stato un lettore onnivoro. Per anni mi sono censurato. La scrittura è stata un’esigenza di salvezza interiore”.


TERESA - Teresa è ragazza del nord, torinese, che incontra il sud Italia da estranea, da vacanziera che passa le estati a Speziale in Puglia, dalla nonna. Inizialmente sì annoia. Fino all'incontro con tre ragazzi, Bern, Nicola e Tommaso, che abitano in una masseria vicina e che si sono nottetempo introdotti furtivamente per farsi il bagno nudi nella piscina di casa. Mentre Teresa li spia silenziosa, e vorrebbe spogliarsi e entrare con loro in piscina, qualcosa di nuovo e irreversibile succede in lei. La sua vita da allora cambierà. Come in un’epifania irrimediabile e travolgente in cui le accade di riconoscersi tra pari. Ne nascerà un intrico di relazioni assai complicate. Giordano, tuttavia, sa tenere ben saldi i fili della narrazione e dipanarne le geometrie variabili con accorta sapienza, tenendo il lettore incollato sino all’ultima pagina del libro. “Teresa – chiarisce l’autore – è un personaggio capace di saggezza fatta di fedeltà al proprio sentimento. La bussola di Teresa è il suo sentimento. Cosa difficile da giovani e difficilissima da adulti. Il sentimento, infatti, è un po' anarchico e ti indirizza fuori dalle tue sicurezze. Teresa si prende cura e riesce ad attraversare la sofferenza”.


BERN - Accanto a lei Bern, uno dei ragazzi della masseria, l’unico che ha una discendenza di sangue dal padre Cesare, l’anima di quella sorta di oasi ecologica e anarchica. “Bern è un personaggio oscuro, il primo personaggio che ho studiato”. Esprime un’inquietudine, un’ansia di assoluto, che lo divora, e attrae col suo carisma, senza saperlo, gli altri a sé: La nostra impresa è l’assalto al cielo! Noi dobbiamo divorarlo, il cielo! (p. 94). “Volevo che Bern si facesse carico di questa inquietudine”, confessa l'autore. Un desiderio di assoluto che è anche una maledizione: Quos vult Jupiter perdere, dementat prius, ammonisce Euripide. Giordano aggiunge che lo spunto narrativo gli è venuto da La bella estate di  Pavese, in cui il tema centrale è  la giovinezza e l’attrazione fatale che i giovani subiscono da personaggi carismatici. “Anche io – ammette lo scrittore - mi sono abbandonato al carisma di altre persone. Ma ho anche scoperto di avere un ascendente sugli altri  senza averne contezza”. Bern subisce il fascino della lettura del saggio di Stirner L'unico e la sua proprietà, che lo rende insofferente e ribelle nei confronti del padre Cesare. E tuttavia questo anelito di libertà si sposa con comportamenti apparentemente contraddittori, come la metodica lettura, quasi un esercizio ascetico, di tutti libri della biblioteca, o il tentativo di forzare la natura per saziare il suo desiderio di paternità negata. L'esito che porta Bern all'ecologia radicale “era inaspettato per me – aggiunge Giordano. C’era in lui il germe del fanatismo. Su come si sarebbe espresso non era già scritto”. Quando il progetto ecologico fallisce, è sostituito dal progetto di avere un figlio, anche ricorrendo alla fecondazione assistita. Un paradosso, ma cosa è oggi naturale? “Viviamo nell’antropocene – conclude Giordano. “La purezza naturale non esiste più. Dobbiamo saper vivere dentro una quantità enorme di nuovi quesiti etici che la scienza ci pone davanti”.


CESARE - Altro personaggio è Cesare,  l’anima di quell’Eden perduto che è la masseria. Cesare, che crede nella reincarnazione, rivela a Teresa che nella sua vita precedente lei era un anfibio, essere tra terra e acqua. L’acqua è un elemento ossessionante nel libro. Suggerisce più piste di lettura psicoanalitica, “in cui – si schernisce Giordano - tuttavia non entrerò”. “Il tema dell'educazione - continua lo scrittore -  è centrale nel libro ed è quello che mi sta più a cuore. Oggi si è aperto un abisso sul fronte nell'educazione; c’è un vuoto pedagogico terribile, ma tuttavia tutto ciò non è nell'agenda politica”. Cesare costruisce un ambiente protetto e spinge i ragazzi a maturare un senso di giustizia. E tuttavia i tre fratelli declinano questi insegnamenti in modi diversi, che  li portano all'ineluttabile conflitto. Il maestro, infatti, riesce possessivo e stritola, senza volerlo, l’autonomo sviluppo dei ragazzi. “Ma l’ho molto amato”, rivela Giordano. La sua paternità mancata, perché onnipresente e soffocante, è rivelata da una frase di Tommaso, che così descrive Cesare: “Il suo sguardo illuminava tutto”. Una luce pervasiva che non lascia spazio a sfumature. “Ma i figli - spiega Giordano - vanno ad abitare spesso le zone d'ombra dei genitori”. “Cesare - conclude l'autore - soffre dell’arroganza dell'educatore da cui ci mette in guardia Platone, quando dice che i fanciulli non dovrebbero mai essere educati secondo le possibilità del padre, ma secondo le possibilità della loro anima”.

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