Il giovane, originario del Bangladesh, classe 2001, è stato trovato impiccato presso il CPA di via degli Oleandri a Caltagirone, dove era ospitato. Il 7 luglio scorso un altro suicidio di un giovane migrante scosse la città di Caltagirone.
Morire a 17 anni, dopo che hai affrontato le insidie e i pericoli della fuga in Italia, sognando un avvenire migliore. Ma, per qualche ragione che non conosciamo, quel sogno si è infranto e le porte del futuro si sono chiuse per sempre, oggi, per un giovane del Bangladesh, classe 2001, trovato impiccato presso il CPA di via degli Oleandri a Caltagirone, dove era ospitato. La notizia, che già circolava stamattina, è stata confermata dai Carabinieri che conducono le indagini sul caso. L’ipotesi più accreditata è quella del suicidio, ma gli inquirenti non si sbottonano. Nulla si sa ancora sulle motivazioni che avrebbero portato il ragazzo a compiere un gesto così estremo. Nessun commento, per il momento, dai responsabili della struttura.
Non è purtroppo il primo caso del genere si verifica a Caltagirone. Il 7 luglio scorso un giovane migrante, approdato alle nostre coste come tanti dall’Africa, spinto dal bisogno o dalla disperazione, si impiccò a un albero, nella scarpata che costeggia la centralissima via G. Arcoleo, a Caltagirone, affollata, come ogni sabato sera, da gente che passeggiava, prendeva un gelato, o si ritrovava per andare a cena.
E ancora un altro suicidio al Cara di Mineo nel dicembre 2013: Mulue, giovane di 21 anni, partito da Keren in Eritrea. Giovani vite, che hanno sfidato la sorte, si sono imbarcate rischiando la vita nel Mediterraneo, in cerca di un sogno di libertà, spezzato anzitempo. Storie di invisibili, destinate presto all’oblio, da parte di società troppo distratta e affaccendata. Ma sono storie che invece meriterebbero di essere raccontate. O che, forse, non hanno avuto mai modo di raccontarsi e per questo hanno scelto di spegnersi per sempre nel silenzio della morte.
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