Un’analoga operazione scattò a metà dicembre dell’anno scorso, in un’azienda vicina, in cui lavorava Costel Ciobanu, il rumeno trovato morto orrendamente decapitato e mutilato la mattina dell’8 dicembre 2017 in contrada Mazzone a Caltagirone.
Nei giorni scorsi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, coordinati dal capo dell’Ispettorato territoriale del lavoro etneo, Domenico Amich, con l’ausilio dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Caltagirone, guidati dal luogotenente Tommaso Cilmi, hanno arrestato nella flagranza due imprenditori di Zafferana Etnea, poiché ritenuti responsabili di: Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, violazione delle leggi in materia di sicurezza sul lavoro nonché impiego di manodopera in nero.
Nel corso di mirati servizi finalizzati al contrasto dell’illecita occupazione di manodopera nel settore agricolo/zootecnico, i Carabinieri hanno ispezionato una impresa attiva in Contrada Sigona Grande, tra Caltagirone e Lentini (SR), destinata all’allevamento di ovini, caprini e bovini, dov’erano impiegati quattro lavoratori romeni che, a causa del loro stato di bisogno, erano stati impiegati in condizioni di sfruttamento, in totale assenza di ogni norma di sicurezza ed ospitati nelle pertinenze degli stessi fondi agricoli in precarie condizioni igienico-sanitarie.
I
militari hanno altresì accertato che ognuno di loro percepiva 20 euro
per ben 13 ore di impiego quotidiano, in palese difformità con i
contratti di lavoro nazionali, con un evidente squilibrio rispetto alla
quantità-qualità’ di lavoro svolto; senza fruire di riposo settimanale e
ferie annuali; senza essere mai stati sottoposti a sorveglianza
sanitaria e formazione ed informazione in materia di sicurezza sul
lavoro.
Nel complesso, oltre alle violazioni di natura penale, l’operazione ha consentito di contestare ai datori di lavoro sanzioni amministrative pari ad euro 18.000; recuperare contributi e premi assicurativi ed assistenziali omessi per euro 12.000; contestare sanzioni relative a recuperi I.N.P.S. per euro 2.000.
Quella dei giorni scorsi fa seguito a un’analoga operazione scattata a metà dicembre dell’anno scorso, e legata alle indagini in corso per far luce sulla morte di Costel Ciobanu, il rumeno trovato morto orrendamente decapitato e mutilato la mattina dell’8 dicembre 2017 in contrada Mazzone a Caltagirone. A seguito di un’ispezione dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania e dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Caltagirone, si scoprì che nell’azienda in cui lavorava Costel Ciobanu, lavoravano 5 rumeni, reclutati col metodo del caporalato e costretti a lavorare in condizioni disumane. I militari arrestarono in flagranza due fratelli di 50 e 45 anni e denunciarono il padre 81enne. I cinque lavoratori rumeni, alcuni con famiglie numerose alle spalle a cui inviare soldi in terra natia, altri facilmente manovrabili perché orfani, erano impiegati totalmente in nero, senza copertura sanitaria e previdenziale, e con turni massacranti di oltre 15 ore al giorno (inizio alle 4:00 del mattino), 7 giorni su 7, sottopagati – circa 1 euro all’ora – e ospitati tutti in una stanza di pochi metri quadri: un vero e proprio tugurio, con le mura ricoperte da muffa ed un unico bagno ridotto in pessime condizioni igienico sanitarie. Il tutto posizionato proprio vicino ad una delle stalle dov’erano ricoverati alcuni degli animali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA