Gli indagati avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche on-line, 786 file riservati relativi alle indagini sulla cattura del padrino, verosimilmente carpiti dal maresciallo dei Carabinieri e ceduti da questi al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita a Fabrizio Corona.
Nel corso della nottata, in provincia di Trapani e a Milano, militari dei Comandi Provinciali di Palermo e Trapani, supportati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e ricettazione.
I due arrestati avrebbero tentato di vendere al fotografo Fabrizio Corona, la cui casa milanese è stata perquisita e che è indagato in stato di libertà, documenti segreti sulle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro.
Il provvedimento cautelare riguarda un Maresciallo dei Carabinieri, Luigi Pirollo, in servizio al N.O.R. della Compagnia di Mazara del Vallo, un consigliere comunale della medesima città, Giorgio Randazzo, nonché il noto giornalista milanese Fabrizio Corona e consegue a puntuali investigazioni, svolte dagli stessi Carabinieri di Trapani e Palermo, su una presunta fuga di notizie riservate, connesse alle fasi successive alla cattura del noto latitante Matteo Messina Denaro.
Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Palermo, condivisa dal G.I.P., avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche on-line, 786 file riservati relativi alle indagini sulla cattura del padrino, documenti ancora coperti da segreto investigativo e inerenti le indagini sulle fasi immediatamente successive all’arresto del latitante, verosimilmente carpiti dal maresciallo dei Carabinieri e ceduti da questi al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita al noto giornalista milanese, che avrebbe poi realizzato degli scoop.
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