Pubblicato il 26/11/2016
CULTURA / LIBRI

Al tempo delle civette un ragazzo siciliano scopre l’eros, la mafia e Sciascia



Nella Sicilia fine anni’60, un adolescente scopre l’eros, il cinema, la mafia e Sciascia. L’onda dello tsunami che ha sconvolto Partinico gradualmente rifluirà e tutto tornerà al suo posto, ma Luca non sarà più lo stesso: ora che ha imparato a guardare oltre la siepe non si fermerà più. L’incantesimo per lui non è passato invano.

di Giacomo Belvedere

Nel tempo sempre uguale della Sicilia fine anni 60, immobile sotto la cappa dello scirocco, dove non arriva l’eco lontana dell’incendio della contestazione che divampa nel mondo, irrompono inattese le “civette”, la troupe cinematografica del regista Damiano Damiani, per girare le scene del film “Il giorno della civetta”, ispirato all’omonimo romanzo di Sciascia. La variopinta fauna del circo Barnum del cinema sconvolge la vita tranquilla di Partinico e contagia il paese come per ua segreta malìa. È come un vento fresco che cambia l’aria da una finestra aperta sul mondo. Anche la mafia, innominata ma onnipresente, subisce inizialmente l’incantesimo delle civette, finché non si renderà conto che quei bizzarri e divertenti saltimbanchi non sono degli innocui giocolieri, ma intendono mettere in scena la storia degli intrecci tra mafia e politica. Cosa inaudita, in un tempo in cui la mafia ufficialmente per tutti non esisteva affatto.  Così cosa nostra deciderà di fermare la giostra.

È il tema del romanzo che Amedeo La Mattina, giornalista della Stampa, ha presentato venerdì 25 novembre a Caltagirone, nell’ambito della rassegna “Scrittori strettamente sorvegliati” promossa dalla Libreria Dovilio. La Mattina, che si professa “più un narratore che uno scrittore”, fa rivivere quel lontano 1967, attraverso la lente affascinata e ammaliata di Luca, giovane adolescente di Partinico, la cui vita scorre monotona tra le risse delle bande di ragazzi e il calcetto, sino a quando l’incantesimo non prende il sopravvento. L’io narrante, per ammissione delllo stesso La Mattina, è alter ego, “ma fino a un certo punto” dell’autore, che gli ha prestato parte dei suoi ricordi autobiografici di bambino di 8 anni, riversandoli su un adolescente di 14 anni, alle prese con le crisi di crescita della sua età. 

Luca si infatuerà perdutamente della bellissima e irrangiungibile Claudia Cardinale: un amore ingenuo e impossibile che scatenerà una tempesta ormonale, e sarà la via attraverso cui il ragazzo scoprirà un mondo fino ad allora a lui sconosciuto: l’eros, il cinema, la mafia e Sciascia. L’onda dello tsunami che ha sconvolto Partinico gradualmente rifluirà e tutto tornerà al suo posto, ma Luca non sarà più lo stesso: ora che ha imparato a guardare oltre la siepe non si fermerà più. L’incantesimo per lui non è passato invano.

La Mattina si tuffa nel passato con lo sguardo divertito e straniante che può avere un adulto a 50 anni di distanza, raccontando i fatti con leggerezza e ironia, a tratti esilarante. La narrazione quindi subisce una decisa torsione, quando gli occhi di Luca si aprono sulla cruda realtà della mafia: e tuttavia il tono resta sempre semiserio e canzonatorio. L’autore ha confessato il suo debito nei confronti di Peppino Impastato, con cui è stato a contatto negli anni della sua adolescenza:  nel programma radiofonico “Onda pazza”, cosa nostra e il boss Badalamenti venivano messi alla berlina. La mafia non sopporta di essere presa in giro, spiega La Mattina nell’intervista che ci ha rilasciato, “per questo hanno ammazzato Peppino Impastato. E a me che mi pascevo delle sue cose mi è rimasta dentro questa cosa di affrontare la mafia e di renderla ridicola”.

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