Pubblicato il 08/11/2022
CRONACA
ph. Medu

Migranti al porto di Catania. La denuncia delle organizzazioni umanitarie: “sbarco selettivo e parziale, in contrasto con il diritto internazionale”



Non si sblocca la vicenda che coinvolge i 751 migranti tratti in salvo dalle navi umanitarie Geo Barents, Humanity 1, Rise Above e Ocean Viking. A 2 giorni dall’arrivo al porto di Catania, a 501 persone in condizioni di salute particolarmente critiche, è stato concesso di sbarcare, mentre 250 sono ancora a bordo. Ieri due siriani a bordo della Geo Barents si sono gettati in mare. 



Non si sblocca la vicenda che coinvolge i 751 migranti tratti in salvo dalle navi umanitarie Geo Barents, Humanity 1, Rise Above e Ocean Viking. A 2 giorni dall’arrivo al porto di Catania, a 501 persone in condizioni di salute particolarmente critiche, è stato concesso di sbarcare, mentre 250 sono ancora a bordo.

Con un Decreto del Ministero degli Interni, sottoscritto e controfirmato dal Ministero della Difesa e dal Ministero delle Infrastrutture il 4 Novembre 2022, il Governo italiano ha infatti deciso di concedere alle navi di salvataggio di sostare nelle acque nazionali non oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti Autorità nazionali, non garantendo un porto sicuro a tutte le persone coinvolte.


L’USMAF, autorità di sanità marittima dipendente dal Ministero della Salute, dichiara altresì che la selezione dei meritevoli di sbarco si basa su un triage clinico per il riconoscimento delle persone con patologie importanti, dei minori e delle donne in gravidanza, considerando invece le condizioni psicologiche “questioni sanitarie di secondo livello”.


Ieri pomeriggio due giovani migranti a bordo della Geo Barents, ormeggiata a Catania con 215 naufraghi a bordo, si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino ad un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorità e portati sul molo vicino alla nave di Medici senza frontiere. Un gran numero di naufraghi ha cominciato a mangiare poco o saltare i pasti a causa della fase depressiva che ora stanno attraversando, riferiscono gli attivisti che si trovano a bordo della Humanity 1, la nave nel porto di Catania con a bordo 35 migranti che non sono sbarcati.

“Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo Avevo la sensazione che il mio corpo ed i miei sogni si stavano sgretolando. Sono grato per tutta l'assistenza che ho ricevuto a bordo, ma non potevo più supportare quella situazione". Così Youssuf, uno dei migranti siriani che ieri  si è tuffato dalla Geo Barents ed è stato portato sul molo del porto di Catania. Da questa mattina, informa Medici senza frontiere, l'uomo sta rifiutando cibo ed acqua.

Uno dei siriani, che si sono gettati in mare dalla Geo Barents e poi sono stati soccorsi, ha 39 di febbre. “Sta ricevendo l'assistenza medica - dice Candida Lobes, operatrice di Msf parlando con i cronisti sul molo dieci del porto di Catania - I due sono sulla banchina, hanno trascorso la notte all'aperto anche se li abbiamo assistiti fornendo coperte".

L'operatrice aggiunge che "Msf sta dando assistenza legale ai due per la richiesta di asilo politico" e alla domanda se saranno portati via risponde: "Non lo sappiamo ancora". All'operatrice, che ha parlato con i due migranti ieri raccogliendo la loro storia, uno dei due ha riferito che non manda i figli a scuola in Siria "per paura che la struttura venga bombardata". (ANSA).


Medici per i Diritti Umani (MEDU) segue con apprensione e indignazione la vicenda. “Uno sbarco selettivo e parziale, in contrasto con le convenzioni di diritto marittimo e con il diritto internazionale”, denuncia l’organizzazione. Da otto anni i team di MEDU operano in Sicilia e in altre regioni di Italia, fornendo assistenza medico-psicologica alle persone sopravvissute e tortura e trattamenti inumani e degradanti, in collaborazione con il Fondo delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura e l’Alto Commissario ONU per i rifugiati. Sulla base dei dati raccolti dai medici e psicologi dei diversi progetti di MEDU, oltre il 90% dei migranti e richiedenti asilo giunti in Italia negli ultimi 10 anni dalle rotte africane ed asiatiche è sopravvissuto a torture, trattamenti inumani e gravi violenze occorse sia nei paesi di origine che lungo i percorsi migratori, in particolare e in modo sistematico in Libia Libia (link a “La Fabbrica dellaTortura”).


Si tratta in 9 casi su 10 di traumi estremi, che generano profonde ferite visibili, ma anche invisibili, dal momento che non sempre le torture si accompagnano a segni fisici tangibili. Separare corpo e psiche, sottovalutando gli effetti del trauma sulla salute, non solo rappresenta un grave errore dal punto di vista sanitario, ma risulta in contraddizione con le Linee Guida per l’assistenza, la riabilitazione e il trattamento dei disturbi psichici dei rifugiati e delle vittime di tortura, adottate dallo stesso Ministero della Salute con Decreto ministeriale del 3 aprile 2017, le quali sottolineano come tutti i rifugiati siano da considerarsi soggetti potenzialmente vulnerabili, poiché l’esilio è di per sé un’esperienza di tipo traumatico.



Inoltre, in assenza di mediatori interculturali, di spazi adeguati a bordo delle navi e di personale specialistico, in particolare in tema di salute mentale, appare difficile condurre un triage clinico esaustivo e in grado di rilevare con accuratezza le vulnerabilità psico-fisiche di persone con ogni probabilità altamente traumatizzate, che possono presentare quadri clinici psicopatologici manifesti, latenti o sub-clinici. Nei molti anni di intervento in banchina con i mediatori culturali MEDU ha potuto individuare un numero di persone vulnerabili ampiamente maggiore di quello riscontrato da enti e personale non specializzato.

Non per ultimo, la lunga permanenza in mare e l’attracco al porto senza la possibilità di potere scendere può innescare ri-traumatizzazioni e rotture psicologiche importanti come dimostrato, di fatto, dagli accadimenti di questa mattina, quando 3 naufraghi della Humanuty 1 hanno deciso di lanciarsi in mare all’interno del porto.

«A fronte di queste considerazioni, MEDU chiede con forza di consentire lo sbarco immediato di tutte le persone presenti a bordo delle navi di salvataggio, garantendo la presenza di personale medico specializzato e la possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale”.

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