Pubblicato il 16/04/2022
ATTUALITÀ

Irina e Albina: in quegli occhi che si incrociano tutta la pietà di Maria sotto la croce



Irina, ucraina, e Albina, russa. Due donne, due amiche, due colleghe. Un’amicizia scandalosa per la mentalità di questo mondo. Uno scandalo che si ripete da duemila anni. Ma restituisce la Pietà a questa povera umanità che l’ha perduta.  


di Giacomo Belvedere

Irina e Albina. Due donne, due amiche, due colleghe. Che la prima sia ucraina e la seconda russa dovrebbe essere secondario. Purtroppo non lo è. Per qualcuno, anzi, quest’amicizia “non s’ha da fare”. E papa Francesco non avrebbe dovuto consentire che portassero insieme la croce, durante la via crucis al Colosseo. Un’amicizia scandalosa per la mentalità di questo mondo. Uno scandalo che si ripete da duemila anni.

Ieri le due amiche erano state scelte per portare la croce durante la tredicesima stazione, in cui si ricorda la morte in croce di Gesù. C’era anche un testo di commento. Ma, all’ultimo momento si è deciso di non leggerlo e di invitare al silenzio e alla preghiera. E quei minuti di silenzio orante sono stati più eloquenti di mille parole. Era il silenzio di Dio nella notte del Venerdì Santo, che parlava, nell’intimo, alle anime dei diecimila al Colosseo e dei milioni che hanno seguito l’evento in Tv.


In quel silenzio gli  sguardi di Irina e Albina si sono incrociati, gli occhi lucidi. Un’immagine potente. Sguardi di dolente umanità, di pietà intensa, di compassione sussurrata e non gridata. Sono gli stessi sguardi delle donne sotto la croce, compagne sino alla fine del Cristo sofferente, che le grida, gli insulti, le violenze della folla assetata di sangue non hanno impaurito. È lo  sguardo pietoso di Maria, mater dolorosa di tutti noi. A Lei e alle donne impavide sotto la croce dobbiamo che Gesù non sia stato lasciato solo, nel momento della suprema donazione, dall’umanità ingrata. È anche grazie a loro che pietà non l’è morta il Venerdì Santo e all’umanità sia stata restituita la sua dignità, deturpata dai profeti di morte e violenza.


Questo  il testo previsto e non letto:

“La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. “Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?”. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.

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