Pubblicato il 15/03/2018
POLITICA
ph. Il Sette e Mezzo repertorio

Caltagirone, sì a Relazione Commissione Acqua per Ato idrico del Calatino



La relazione della commissione è stata approvata con 16 sì, 2 no e 3 astenuti: chiesta una modifica delle leggi regionali (che prevedono 9 Ato in Sicilia), per sanare la palese disomogeneità dell’Ato 2 di Catania (che comprende 58 Comuni) con la creazione di un Ato idrico del Calatino.


La seduta del Consiglio comunale di ieri sera è stata interamente dedicata alla relazione conclusiva sull’attività della Commissione speciale per il ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico a Caltagirone, che era stata istituita con delibera consiliare del 24 novembre 2016. La commissione, presieduta da Antonio Montemagno (che ha evidenziato “l’efficacia e utilità del lavoro svolto sia per la puntuale analisi della situazione, sia per le soluzioni proposte”), aveva dato incarico alla vicepresidente, Oriella Barresi, di redigere la relazione in questione, che la stessa consigliera ha illustrato.

Nel documento si passa prima in rassegna il quadro normativo di riferimento, a cui si aggiungono le diverse e spesso contraddittorie pronunce degli organi di giustizia amministrativa: “Alla luce di tutto ciò – si sottolinea – è fuor di dubbio che la gestione del Servizio idrico integrato (Sii) non può avvenire se non per ambiti territoriali ottimali (Ato). Ed è proprio per questo motivo che le maggiori, quasi esclusive, responsabilità ricadono in capo all’Ato 2 Catania, di cui il nostro Comune fa parte, che non ha adempiuto al proprio scopo istituzionale, quello di scegliere il gestore del Sii, lasciando i Comuni in una sorta di limbo, in quanto da un lato essi hanno l’obbligo di garantire un servizio essenziale, dall’altro, per fare ciò, avrebbero dovuto affidarsi a un altro ente, il consorzio Ato,  che non è stato in grado di farlo. La natura pubblica di un bene prezioso come l’acqua – si prosegue – non risiede nel soggetto che ne gestisce il servizio, ma nelle modalità e opportunità di fruizione del bene stesso, che devono rimanere di natura e di carattere pubblico”. Si fa riferimento al referendum del 2011 sull’acqua pubblica, rilevando che “l’effetto abrogativo della norma non poteva essere, e non è, quello di introdurre ex novo un modello di gestione del servizio idrico che veda l’ente locale territoriale come unico soggetto legittimato a espletare il servizio pubblico, in quanto tale modello non era e non è contemplato dalla legge. Ma il significato politico del referendum da non eludere è quello di impedire che la gestione del servizio idrico possa generare attività lucrative o speculative da parte di soggetti privati”.

Nella relazione della consigliera Barresi si contesta la scelta degli anni scorsi del legislatore siciliano “di limitare a 9 il numero degli ambiti territoriali per la gestione unitaria del servizio idrico integrato. Una più accurata analisi del territorio isolano, in particolare di alcune province, come Catania, caratterizzate da evidenti discrasie, avrebbe dovuto condurre a scelte diverse. La legge esclude ogni altra forma di governo del Sii se non quella, unica e unitaria, all’interno dell’Ato. Quindi, secondo il quadro normativo vigente, non è possibile la gestione municipale e frammentata del servizio”. Dall’analisi a largo spettro della situazione scaturiscono le conclusioni: “L’unico modello possibile è quello dell’Ato e persino le eccezioni dei sub-ambiti sono state dichiarate incostituzionali. Ma anche un altro aspetto, quello dell’impegno finanziario e organizzativo cui il Comune dovrebbe fare fronte, rende impraticabile la strada della gestione diretta del servizio idrico integrato”.

Le raccomandazioni della commissione speciale all’Amministrazione riguardano anche “l’esercizio di un ruolo propulsivo all’interno del nuovo soggetto di governo del servizio idrico integrato, affinché si individui, quale forma di gestione dello stesso Sii nell’ambito dell’auspicato Ato del Calatino, l’affidamento diretto in favore di società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall’ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate dagli enti ricadenti nell’Ato”. Un ulteriore invito all’Amministrazione attiene alla verifica, nell’immediato e con cadenze periodiche, “della correttezza della tariffa, nonché dell’osservanza degli standard minimi di qualità del servizio”.

Sulla relazione della commissione, che è stata poi approvata con 16 sì, 2 no e 3 astenuti, si sono registrati numerosi interventi: favorevoli i consiglieri di maggioranza – con gli stessi Montemagno e Barresi, anche Sergio Domenica, Roberto Gravina e Luca Di Stefano, che hanno auspicato un’iniziativa forte e congiunta per investire della questione – Ato del Calatino il Governo regionale, chiesto vigilanza sull’operato della Sie e considerato la relazione “assolutamente in linea col programma del sindaco Ioppolo per un ritorno alla gestione pubblica” -, ma anche Lara Lodato (“Sì a un modello che ricalchi quello, virtuoso, dei rifiuti nel nostro territorio”), Marco Failla (“Occorre tornare a fare rete con i Comuni del territorio”) e Mario Polizzi, che però ha riscontrato nella constatata impossibilità di municipalizzazione dell’acqua “il tradimento degli elettori in un punto significativo del programma amministrativo”. Critiche da Cristina Navarra e Aldo Lo Bianco, che hanno ritenuto il documento “pilatesco e privo della capacità di tracciare un concreto percorso alternativo al quadro attuale”, e da Vincenzo Gozza, che ha espresso “perplessità sui reali vantaggi di un Ato più piccolo per i cittadini”. Il vicesindaco Sergio Gruttadauria  si è detto “d’accordo sull’iniziativa finalizzata alla creazione di un Ato idrico del territorio”.   

In apertura di seduta, su proposta del vicepresidente Francesco Incarbone, l’assise aveva osservato un minuto di silenzio in memoria del maestro Luigi Pero, il ceramista di fama internazionale originario di Caltagirone, spentosi a Comiso a quasi 90 anni. I consiglieri avevano successivamente puntato i riflettori su alcune tematiche: “Il mancato ripristino della Guardia medica nel centro storico” (Cristina Navarra); “Discrasie nel funzionamento del servizio di assistenza legale ai disabili colpiti dalle multe di Sostauto” (Maria Di Costa) e “Le diverse centinaia di migliaia di euro perdute dall’Amministrazione per il mancato finanziamento di progetti sulla viabilità rurale” (Simone Amato). Vincenzo Di Stefano e Mario Polizzi avevano invece chiesto rispettivamente “la realizzazione di una struttura che consenta ai disabili di seguire la tappa calatina del Giro d’Italia di ciclismo” e “interventi sul muro crollato in via Duca di Camastra”. Rispondendo alle sollecitazioni, l’assessore Francesco Caristia aveva assicurato “il massimo impegno per chiarire le situazioni evidenziate e risolvere le problematiche lamentate, ma anche la messa in campo di ogni azione possa rivelarsi utile per andare incontro alle legittime istanze dei cittadini”.  

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