CALTAGIRONE, PROSEGUE L’OPERA DI PULIZIA DELL’EX ISTITUTO AGRARIO – Continua l’opera di pulizia dell’ex Istituto Agrario “F. Cucuzza” di Caltagirone. L’operazione, denominata “Scopa e Paletta”, è stata promossa dla “Comitato ribelle”calatino ed ha visto l’adesione in questi giorni di un gruppo di cittadini animati da senso civico e amore per la città. Certo lo stato di degrado, sporcizia e abbandono in cui versa lo stabile avrebbero scoraggiato anche i più volenterosi. E le forze e i mezzi a disposizione sono assai limitati. Eppure armato di guanti, scope, pale, decespugliatori, sacchi, zappe e rastrelli, e di tanta forza di volontà c’è chi si è messo d’impegno per ripulire l’area e ridare dignità ad un edificio le cui mura sono un pezzo di storia della città di Caltagirone. L’azione dimostrativa vuole richiamare l’attenzione delle istituzioni sullo stato di abbandono e degrado della struttura e sensibilizzare il quartiere al problema.
Lo stato in cui avevamo lasciato l’Istituto Agrario prima che avesse inizio l’operazione “Scopa e Paletta” era deplorevole. Ovunque caos, sporcizia, disordine, ed eloquenti segni di atti di vandalismo e saccheggio: porte divelte, vetri. Sono stati asportati e prelevati anche tutti i radiatori dei termosifoni. Il chiostro era pieno di erbacce e sterpaglie. Il laboratorio di chimica, un disastro. Una cartina dell’Italia capovolta e un Cristo crocifisso con le braccia spezzate, sistemato alla buona dentro una bacheca di legno dal vetro rotto sono i segni muti della rovina, in cui è precipitato l’Istituto dopo che è stato dichiarato inagibile nel 2012 ed è stato abbandonato al suo destino di morte, mentre le istituzioni preposte si rimpallavano le responsabilità.
Facciamo un sopralluogo per verificare lo stato delle cose. Si sta lavorando senza tregua, con pochi mezzi e tanto olio di gomito. Ci sono anche gli attivisti No Muos a dare una mano. Ma i ragazzi non vogliono che siano affibbiate loro delle sigle. La porta è aperta a chiunque voglia collaborare. Preferiscono chiamarsi “CPF”. Sta per “ce la possiamo fare”, oppure, spiegano scherzosamente, per “Centro popolare Francesco”. Che sarebbe il nome di quel Francesco Cucuzza a cui è dedicato l’Istituto. Hanno creato l’hashtag #lopuliamonoi per lanciare l’iniziativa nella rete.
Il lavoro è immane, ma nelle stanze in cui regnava sovrano il caos, comincia a intravedersi ordine e pulizia. Suonano le campane del vicino convento dei frati cappuccini. Lo interpretiamo come un benaugurante segno di speranza e rinascita.
C’è moltissimo da fare e le forze in campo sono limitate. Ma fa sperare che in questa operazione di recupero del passato e della memoria, siano coinvolti soprattutto i giovani. Forse tanti soloni che sputano sentenze sulla gioventù bruciata, priva di valori, dedita a bullismo, alcol e droga, dovrebbero, vedendo queste immagini, parlare di meno e rimboccarsi le maniche di più.
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