Pubblicato il 20/06/2014
ATTUALITÀ

Caltagirone, prosegue l’opera di pulizia dell’ex Istituto Agrari



CALTAGIRONE, PROSEGUE L’OPERA DI PULIZIA DELL’EX ISTITUTO AGRARIO – Continua l’opera di pulizia dell’ex Istituto Agrario “F. Cucuzza” di Caltagirone. L’operazione, denominata “Scopa e Paletta”, è stata promossa dla “Comitato ribelle”calatino ed ha visto l’adesione in questi giorni di un gruppo di cittadini animati da senso civico e amore per la città. Certo lo stato di degrado, sporcizia e abbandono in cui versa lo stabile avrebbero scoraggiato anche i più volenterosi. E le forze e i mezzi a disposizione sono assai limitati. Eppure armato di guanti, scope, pale, decespugliatori, sacchi, zappe e rastrelli, e di tanta forza di volontà c’è chi si è messo d’impegno per ripulire l’area e ridare dignità ad un edificio le cui mura sono un pezzo di storia della città di Caltagirone. L’azione dimostrativa vuole richiamare l’attenzione delle istituzioni sullo stato di abbandono e degrado della struttura e sensibilizzare il quartiere al problema.

Lo stato in cui avevamo lasciato l’Istituto Agrario prima che avesse inizio l’operazione “Scopa e Paletta” era deplorevole. Ovunque caos, sporcizia, disordine, ed eloquenti segni di atti di vandalismo e saccheggio: porte divelte, vetri. Sono stati asportati e prelevati anche tutti i radiatori dei termosifoni. Il chiostro era pieno di erbacce e sterpaglie. Il laboratorio di chimica, un disastro. Una cartina dell’Italia capovolta e un Cristo crocifisso con le braccia spezzate, sistemato alla buona dentro una bacheca di legno dal vetro rotto sono i segni muti della rovina, in cui è precipitato l’Istituto dopo che è stato dichiarato inagibile nel 2012 ed è stato abbandonato al suo destino di morte, mentre le istituzioni preposte si rimpallavano le responsabilità.

Ph. Sette e Mezzo

Facciamo un sopralluogo per verificare lo stato delle cose. Si sta lavorando senza tregua, con pochi mezzi e tanto olio di gomito. Ci sono anche gli attivisti No Muos a dare una mano. Ma i ragazzi non vogliono che siano affibbiate loro delle sigle. La porta è aperta a chiunque voglia collaborare. Preferiscono chiamarsi “CPF”. Sta per “ce la possiamo fare”, oppure, spiegano scherzosamente, per “Centro popolare Francesco”. Che sarebbe il nome di quel Francesco Cucuzza a cui è dedicato l’Istituto. Hanno creato l’hashtag #lopuliamonoi per lanciare l’iniziativa nella rete.

Il lavoro è immane, ma nelle stanze in cui regnava sovrano il caos, comincia a intravedersi ordine e pulizia. Suonano le campane del vicino convento dei frati cappuccini. Lo interpretiamo come un benaugurante segno di speranza e rinascita.

C’è moltissimo da fare e le forze in campo sono limitate. Ma fa sperare che in questa operazione di recupero del passato e della memoria, siano coinvolti soprattutto i giovani. Forse tanti soloni che sputano sentenze sulla gioventù bruciata, priva di valori, dedita a bullismo, alcol e droga, dovrebbero, vedendo queste immagini, parlare di meno e rimboccarsi le maniche di più.

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