Pubblicato il 15/10/2014
CRONACA

Caltagirone, l’Agrario, la decadenza, e la teoria delle finestre rotte



CALTAGIRONE, L’AGRARIO, LA DECADENZA E LA TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE – Se non fosse che le classi sono state trasferite nei locali del plesso moderno di via Scelba, si potrebbe pensare, guardando anche solo da lontano l’antica struttura, che l’ex Istituto Tecnico Agrario Francesco Cucuzza di Caltagirone non esista più nel territorio calatino. Il cancelletto da cui accedevano i volontari, che per circa due mesi si sono occupati di custodire e ripulire come possibile la struttura, è stato chiuso con un lucchetto quindi, in questo nostro nuovo sopralluogo, ci siamo avviati per il vecchio sentiero che porta ad una delle entrate sud del plesso. Portone spalancato, i mobili che erano stati ordinati alle pareti riversati a terra, la credenza di vetro, che giaceva in una stanzetta adiacente alla antica sala biblioteca, ribaltata, porte divelte e nel chiostro una delle ultime lavagne fracassata, come se qualcuno dopo averla gettata a terra vi sia salito sopra e con forza abbia battuto i piedi per distruggerla.

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Ph. Giuliana Buzzone

Una lavagna e tutto il simbolismo che ognuno di noi è in grado di potervi scorgere: l’istruzione, il progresso umano e culturale, il suo rifiuto. La porta di vetro spesso che si apre sulle scale che conducono ai piani superiori frantumata, come i vetri che contornano la cabina ascensore. Frantumati con violenza come presi a mazzate. Mentre riprendiamo questo scenario doloroso, si percepiscono rumori dai piani superiori, il vento sbatte le porte, sembra la sceneggiatura di un thriller. Usciamo fuori e ci guardiamo alle spalle. Tutto è ripiombato nella desolazione e ci domandiamo perché questa stasi istituzionale a tutto tondo. Una mozione è stata approvata dal Consiglio Comunale all’unanimità, un esposto presentato giace dal mese di agosto in Procura. Ma all’orizzonte nessun segno di mobilitazione delle istituzioninonostante ormai da lungo tempo le richieste di molti cittadini vadano nella direzione della tutela di questo bene storico culturale.

La sede storica dell’Agrario ha centinaia di anni sulle spalle, fine del XVI secolo, mentre l’Istituto ha origine nel 1867 quando, dopo che Caltagirone venne colpita da una epidemia di colera, si sentì la necessità di costituire un “Asilo agrario” che occupasse e avviasse al lavoro agricolo i molti orfani della pestilenza. Nato da questa intuizione, nel corso dei decenni l’Asilo ha subito un’evoluzione sino a divenire poi dal 1957/58 Istituto tecnico Agrario Statale sotto la direzione del professore Francesco Cucuzza. Dal settembre del 2012 è stato chiuso o meglio interdetto come Istituto ma è rimasto alla mercé dei vandali, tra cui ragazzini che combattono l’ozio distruggendo e devastando. Adiacente alla struttura storica dell’Agrario è presente un campetto che fu finanziato con i soldi dell’ 8×1000 donati alla Chiesa, oggi del Comune, anch’esso devastato e deteriorato dall’incuria; agli angoli quattro torrette che servono a raggiungere i fari posti in alto. Alcuni bambini hanno portato fuori un materasso della palestra scolastica e una pedana e l’hanno posta sotto questa. Lo scopo: certamente il gioco incosciente di arrampicarsi su.  [Continua dopo il video]

VIDEO

Dal nostro giornale abbiamo più volte denunciato lo stato delle cose e documentato con video e fotografie l’incuria e l’indifferenza.  Se quello che dovrebbe essere un luogo sicuro, una scuola, non lo è e anzi piuttosto incute angoscia, significa che qualcosa, nella nostra società e nello specifico in quella calatina,  non va. Se quello che era stato baluardo di progresso culturale, sociale ed economico diventa l’immagine della decadenza e del regresso a partire da quello strutturale, vuol dire che non vi è coscienza di quali possano essere le ricadute importanti della difesa e condivisione del patrimonio storico cittadino. E soprattutto le ricadute psicosociali. Che messaggio viene recepito dalle bambine e dai bambini del quartiere che trovano in una scuola abbandonata il loro luogo di avventure e divertimento? Si sono poste mai le Istituzioni di qualsiasi grado e ordine questa domanda?

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Ph. Giuliana Buzzone

LA TEORIA DELLE FINESTRE ROTTE – Secondo la “teoria delle finestre rotte” elaborata, nel 1969, su un esperimento di psicologia sociale dal  professor Philip Zimbardo, dell’Università statunitense di Stanford, la criminosità è più elevata nelle zone dove la sporcizia, il disordine, la trascuratezza, le violazioni sono visibili e persistenti, come confermarono negli anni ’80 gli esperimenti successivi di James q. Wilsone George Kelling. Disordine e criminalità dunque legati come una sequenza evolutiva più che del binomio povertà e criminalità.

Lo psicologo di Stanford nel suo esperimento utilizzò un’automobile senza targa parcheggiandola in una strada nel Bronx  di New York e un’altra automobile delle stesse caratteristiche in una strada a Palo Alto, zona tranquilla e abbiente, in California. Rotti i finestrini, Zimbardo documentò  come l’auto nel Bronx divenne oggetto dei “vandali” entro dieci minuti dal suo “abbandono”. Nell’arco delle 24 ore tutto ciò che poteva avere un qualche valore era stato rimosso. Seguì l’osservazione della distruzione casuale di ogni parte dell’auto. I bambini cominciarono ad  utilizzare l’auto come un parco divertimenti. La maggior parte dei vandali adulti erano ben vestiti e non individuabili come disagiati. L’auto a Palo Alto parcheggiata per una settimana invece non ebbe riscontri vandalici se non quando Zimbardo decise di frantumarne i finestrini . Nel giro di poche ore l’automobile venne ribaltata e distrutta. Anche in questo caso, i “demolitori” erano bianchi apparentemente rispettabili.

Lo psicologo dunque giunse ad una considerazione, cioè che ciò che può determinare un comportamento violento non trova matrice necessaria nella povertà ma innanzitutto nella percezione psicologica di alcuni fatti. Non di rado anche nella nostra città abbiamo assistito al cambiamento repentino di luoghi, come parchi e campetti di svago, diventati luoghi pericolosi e degradati.

In sintesi, un quartiere stabile e decoroso nel giro di pochi anni, anzi mesi se non settimane, può subire una metamorfosi trasformandosi in una selva piena di insidie e criminosa, fuori da ogni controllo. Per cui l’unica soluzione è quella di bonificare, rendere gli spazi accoglienti, eliminare qualsiasi traccia di violenza, a partire da un vetro rotto, dai sacchetti di spazzatura gettati davanti al cancello di una scuola, e estirpando le erbacce che danno impressione di abbandono.

Purtroppo la nostra città, come molte altre, sta subendo processi involutivi da anni e inutile è negarne l’evidenza: questo peggioramento è tangibile. Ed è su questo dato inconfutabile che dovrebbero incontrarsi le azioni delle amministrazioni, delle Forze dell’Ordine e dei singoli cittadini perché anche una cartaccia gettata a terra e non raccolta può diventare il la per una discarica; una siepe non potata un covo di rovi, o anche il vetro rotto di un edificio possono diventare l’anticamera di una città distopica.  E se il vetro rotto è di una scuola, l’origine della dissoluzione va chiamata peccato, mortale.

Giuliana Buzzone

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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