Pubblicato il 05/09/2021
CULTURA
ph. Biagio Pace

Caltagirone, in 6 punti il Manifesto per il rilancio culturale della città



Tre giovani cittadini calatini, Ruggero Pace Gravina (Phd in Storia), Adriana La Porta (consulente aziendale) e Nicolò Parrinello (imprenditore), lanciano il Manifesto programmatico per il rilancio culturale di Caltagirone. Il Manifesto, in 6 punti, verrà proposto a tutti i candidati a sindaco del Comune di Caltagirone. A breve sarà possibile per tutti i cittadini di Caltagirone partecipare all’iniziativa firmando una petizione online.

È opera di tre giovani cittadini calatini, Ruggero Pace Gravina (Phd in Storia), Adriana La Porta (consulente aziendale) e Nicolò Parrinello (imprenditore), il manifesto programmatico per il rilancio culturale di Caltagirone. Occasione per la stesura del Manifesto sono le prossime elezioni amministrative che si terranno in ottobre nel Comune di Caltagirone. Il piano d’azione, assolutamente apolitico, come precisano gli autori, intende porre delle sfide alla futura amministrazione comunale per il rilancio dello stesso nei prossimi anni.


Le proposte sono state raggruppate in sei punti e precisamente: la riapertura del museo civico (ex carcere borbonico); la convocazione di un tavolo tecnico con la Curia per mettere a punto un programma di valorizzazione del patrimonio diocesano, che ha apportato un importante contribuito alla città di Caltagirone per ottenere il riconoscimento di città patrimonio dell’UNESCO; la definitiva pedonalizzazione del centro storico; l’incremento dell’organico nel settore museale; il restauro della scala Santa Maria del Monte, autentica icona di Caltagirone; la riqualificazione dell’ex carcere di San Bonaventura.


Il Manifesto verrà proposto a tutti i candidati a sindaco del Comune di Caltagirone, affinché possano impegnarsi per la realizzazione degli interventi proposti nei tempi previsti dal cronoprogramma allegato al Manifesto. A breve sarà possibile per tutti i cittadini di Caltagirone partecipare all’iniziativa firmando una petizione online.


PIANO D’AZIONE PER IL RILANCIO CULTURALE DI CALTAGIRONE

Le difficoltà che sta attraversando la nostra città sono purtroppo sotto gli occhi di tutti: il crollo del tetto e della volta affrescata della chiesa del Carmine è solo il punto di arrivo di una parabola discendente che prosegue la sua traiettoria da ormai più di vent’anni. Le amministrazioni che si sono succedute hanno solo in minima parte attenzionato il settore culturale, mettendo in campo sforzi e risorse rivelatisi assolutamente insufficienti alla prova dei fatti. Caltagirone dovrebbe certamente essere uno scrigno di arte e bellezza tramite la piena e completa valorizzazione del suo splendido patrimonio artistico-culturale, e invece persiste in uno stato di decadimento. Grazie alle sue meraviglie l’intero centro storico della città è stato inserito nel 2002 all’interno del sito UNESCO delle “Città tardo-barocche del Val di Noto”, e come tale meriterebbe adeguata tutela e promozione, in modo da collocare Caltagirone tra le più rinomate città d’arte d’Italia. Invece è impossibile non accorgersi del divario che separa la nostra città dalle altre sette che compongono il sito UNESCO, le quali, grazie a politiche lungimiranti, sono riuscite a compiere un salto in avanti da molteplici angolature. Tra i principali responsabili di ciò non solo le amministrazioni comunali ma anche altri soggetti istituzionali, tra cui la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania che non sempre ha assolto al proprio dovere, lasciando spazio nel corso degli anni a veri e propri scempi all’interno del centro storico.


È pertanto urgente invertire questa tendenza e individuare nel settore culturale un’autentica priorità non solo per l’amministrazione che verrà, ma anche per tutti i cittadini e gli altri soggetti istituzionali, affinché siano partecipi di un processo di rinnovamento e di rigenerazione urbana, che poggi su cultura e creatività.

Ci si propone pertanto di porre all’attenzione della collettività sei progetti la cui realizzazione appare ora più che mai indifferibile. Di questi, tre sono immediatamente realizzabili e a costo zero, gli altri tre invece richiedono un iter più lungo e articolato per essere messi in pratica. Tali proposte, se attuate e affiancate da adeguate politiche sociali, giovanili, ambientali, oltre che da efficaci interventi di decoro urbano, svolgerebbero certamente un ruolo importante per il rilancio di Caltagirone, ampliando l’offerta culturale e rendendo maggiormente dinamica e accogliente la nostra città, contribuendo inoltre al suo inserimento all’interno di nuovi circuiti turistici e, in ultima analisi, all’innesco di un circolo virtuoso assente ormai da troppo tempo.


1. Riaprire in tempi brevissimi il museo civico, situato all’interno del settecentesco carcere borbonico; è infatti inaccettabile che, dalla riapertura degli spazi culturali – sancita mesi fa a livello nazionale in seguito ai momenti più difficili dell’emergenza sanitaria – il museo sia ancora chiuso al pubblico. Bisogna pertanto impegnarsi per effettuare prima possibile un intervento tecnico – concertato con la soprintendenza – sul portone d’ingresso, oggetto di cedimenti strutturali, in maniera tale da rendere nuovamente fruibili alla collettività le sale che ospitano le collezioni. Inoltre, sempre a stretto giro di tempo, è necessario provvedere alla collocazione all’interno del museo della statua del tritone di Camilliani, realizzata alla fine del ‘500 per essere protagonista della maestosa fontana della piazza, mentre oggi giace abbandonata in un anfratto del giardino pubblico, esposta alle intemperie e al pericoloso rischio di un furto.

2. Convocare un tavolo tecnico con la Curia vescovile per mettere a punto un piano di valorizzazione dell’importante patrimonio artistico diocesano. Il riconoscimento ottenuto da Caltagirone come patrimonio mondiale dell’umanità deve infatti molto proprio ai numerosi edifici ecclesiastici presenti nel suo territorio. Le chiese costruite sia in età tardo-barocca che in periodi anteriori e sopravvissute al terremoto del 1693 rappresentano un enorme potenziale di sviluppo per la città, grazie ai flussi turistici che potrebbero catalizzare su di esse. Meravigliosi luoghi di culto come la chiesa del Collegio, San Bonaventura, il Crocifisso, San Domenico, San Giorgio, il Purgatorio e Santa Chiara devono poter essere fruibili al pubblico e visitabili, specialmente nel periodo in cui il numero di visitatori è maggiore. Bisognerebbe pertanto, come accade in altri paesi e in piccola parte anche da noi – vedi gli esempi virtuosi della chiesa di San Giuseppe e di quella del Salvatore –, appoggiarsi su una o più associazioni culturali che garantiscano tramite appassionati volontari l’apertura e la custodia delle chiese. Si potrebbero impiegare a tale scopo i giovani studenti delle scuole superiori coinvolti nei programmi di alternanza scuola-lavoro, o i soggetti afferenti ai vari PON e PUC.

3. Avviare una seria riflessione sul tema della pedonalizzazione del centro storico, sul quale molto si è dibattuto e pochissimo si è realizzato nel corso degli anni, a differenza di quanto è avvenuto nelle altre città del Val di Noto. Pur non trascurando le esigenze e le richieste dei commercianti e dei residenti della zona è indispensabile pervenire entro la primavera 2022 ad un punto d’incontro che possa dar vita a un’isola pedonale all’interno del centro storico calatino. A tale scopo dovrà essere convocato rapidamente un tavolo tecnico che si occupi della questione, rimodulando la viabilità dell’area nei tempi e nelle modalità che verranno ritenuti opportuni.

4. Porre rimedio alla cronica questione della esiguità dell’organico nel settore museale: da troppi anni è assente una figura dirigenziale che possa essere in grado di coordinare e gestire le strutture di pertinenza comunale, ma soprattutto di apportare ad esse maggiore dinamismo, individuando nella digitalizzazione del patrimonio museale e nell’innovazione multimediale per la fruizione delle collezioni una priorità del suo operato. Bisogna dunque rivolgersi nella direzione di una rimodulazione e di un ampliamento dell’organico, oltre che della pubblicazione in tempi brevi di un bando di concorso pubblico per l’assunzione di un nuovo direttore dei musei civici. In questa ottica dovrebbe essere garantita l’apertura lungo un arco temporale più ampio di importanti spazi museali oggi chiusi, quale ad esempio il museo del presepe, che ospita l’importante collezione Colaleo.

5. Creare un partenariato che si occupi con serietà e concretezza del restauro del simbolo di Caltagirone, la scalinata di Santa Maria del Monte, che versa ormai da alcuni anni in condizioni di decadenza: appare quindi necessario porre argine ai cedimenti strutturali di alcune parti del monumento, oltre che restaurare le mattonelle in maiolica danneggiate, integrando le parti mancanti secondo le tecniche di restauro più avanzate e sostituendo quelle che sono andate perdute realizzandone delle copie. Trattandosi di un monumento conosciuto in tutto il mondo il restauro dovrebbe ottenere la giusta risonanza mediatica e coinvolgere importanti partner afferenti tanto al settore pubblico quanto a quello privato, che possano in tal modo contribuire a dirigere e finanziare l’intervento.

6. Progettare la riqualificazione del carcere di San Bonaventura, un ex convento francescano costruito nella seconda metà del XVII secolo che purtroppo oggi rappresenta soltanto un edificio fatiscente e dimenticato. Gli interventi dovranno essere mirati alla risoluzione dei gravi problemi ecologici che presenta la struttura, al recupero degli antichi spazi conventuali, sia quelli interni – peraltro decorati nel Settecento dal celebre pittore acese Paolo Vasta – sia quelli esterni, come la porzione dell’antico orto ancora di pertinenza del moderno carcere. In tal modo si andrebbe a effettuare un’autentica rigenerazione di un’area urbana degradata, quella del quartiere ex Matrice, che da anni versa in pessime condizioni. Rifunzionalizzando quindi l’edificio in direzione della creazione di uno spazio di coworking per artigiani e artisti, oltre che di spazi espositivi all’avanguardia, ci si doterebbe di una struttura culturale moderna di cui Caltagirone al momento difetta, adatta, tra le altre cose, anche all’ospitare eventi di respiro internazionale. Infine, la polifunzionalità degli spazi ricavati permetterebbe di tenervi quei corsi universitari che è necessario attrarre nuovamente. La città della ceramica compirebbe così un ulteriore passo verso un futuro sostenibile che faccia perno su arte e cultura per generare sviluppo socio-economico.

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