Pubblicato il 29/12/2014
CRONACA

Tensione al Cara di Mineo. Incendiati per protesta automezzi. Ma la parola d’ordine è: “non è successo nulla”



TENSIONE AL CARA DI MINEO. INCENDIATI PER PROTESTA AUTOMEZZI. MA LA PAROLA D’ORDINE È: “NON È SUCCESSO NULLA” 

Il Cara di Mineo come l’Etna: sembra tutto tranquillo, poi all’improvviso si risveglia e scarica tutta la pressione accumulata. Momenti di tensione ci sono stati stamattina al Centro per Richiedenti Asilo di contrada Cucinella. Per protesta contro alcuni dinieghi dati dalle commissioni alle richieste d’asilo, sono stati dati alle fiamme alcuni automezzi. Una nuvola di fumo si è alzata ben visibile dalla statale che da Catania porta a Gela. I dipendenti del centro di Contrada Cucinella si sono prudenzialmente spostati verso il vicino distributore di benzina in attesa che la situazione tornasse alla calma. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco e delle Forze di Polizia. La protesta è rientrata in mattinata.

Quando siamo arrivati sul posto la situazione sembrava ormai sotto controllo e non si segnalava nessun atteggiamento di nervosismo tra i migranti che stazionavano fuori dal centro. Un gruppetto di una ventina passeggiava sulla via che porta a Mineo. Tranquillo e rilassato anche il picchetto di militari all’entrata. Ovviamente (ovviamente ma non troppo) non ci hanno fatto entrare né siamo riusciti a parlare con qualche operatore. Ci siamo diretti allora al vicino distributore di benzina, dove sostavano circa un centinaio di dipendenti della struttura. In disparte, quasi a segnalare una diversità, alcuni volontari della Croce Rossa con le ambulanze. Chiediamo in giro cosa fosse successo. Non ricaviamo un ragno dal buco. Bocche cucite. Qualcuno sospettoso ci chiede di quale testata siamo. Rispondiamo che siamo della testata online «Il Sette e Mezzo», ma non è quella la password esatta, la parola magica, l’apriti sesamo che ci spalanca le porte. Tutt’altro. Le risposte che riceviamo sono: «siamo qui per caso»; «avevamo voglia di un caffè»; «volevamo festeggiare il fine anno e farci gli auguri».

Ph. Andrea Annaloro

Ph. Andrea Annaloro

In verità qualcuno che avrebbe voglia di parlare, se non altro per sfogarsi, ci sarebbe, ma appena accenna che sì, forse qualche problema c’è stato, viene immediatamente fulminato dallo sguardo dei colleghi. Un buontempone addirittura ci canticchia una canzone, ma si percepisce la forzatura: l’ilarità ha un suono fesso come quello di una campana stonata. Intravediamo il vice direttore del Cara, Leucia Varasano, e chiediamo a lei. Sarà autorizzata a parlare e a darci – almeno lei – la versione ufficiale. Nemmeno stavolta siamo fortunati. Stesso ritornello: non sa perché ci siano così tanti dipendenti del Cara nell’area di sosta del distributore di benzina ed anche lei si trova lì per caso. Ok, capiamo che la parola d’ordine è: “non parlate con la stampa”. Noi siamo il Lupo Cattivo e loro Cappuccetto Rosso. Dopo l’inchiesta su Mafia Capitale e lo scoppio della bomba Odevaine non si vogliono i riflettori dei media sul centro menenino. Al Cara – questa è la favola da raccontare – stanno tutti bene. Poi si sa che a Natale prevalgono i buoni sentimenti. Alla faccia del diritto d’informazione.

Avvolgere il Cara in una fitta nebbia che tutto nasconde, come la “paesana” tipica frequentatrice del territorio calatino, può funzionare temporaneamente, ma non regge a lungo. Il fatto che quest’anno non si siano avute le proteste plateali del 2013, quando a giugno, ottobre e poi a dicembre si sono vissuti momenti drammatici, non significa che tutto vada bene. Più semplicemente, con il ripristino dell’operazione “Strade sicure” e il rafforzamento del contingente militare è cresciuta la sorveglianza e la capacità di deterrenza e repressione. I focolai di malcontento sono stati spenti prima che divampassero in protesta aperta. Quando siamo andati al Cara per la conferenza stampa del 22 dicembre scorso, c’era stato un inizio di protesta subito sedato. Il motivo? Sempre lo stesso: i dinieghi delle commissioni. «Ogni volta è sempre così» – ci hanno spiegato – «quando ci sono i dinieghi delle commissioni. Poi tutto ritorna alla normalità». La normalità di una pentola a pressione. Anche la più sicura pentola a pressione prima o poi può scoppiare. La cenere sotto la brace può covare a lungo. Ma anche un bambino sa che, sotto la cenere, il fuoco non è ancora spento. 

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