“Sturzo va conosciuto dai giovani e studiato nelle scuole”, è l’appello del vescovo calatino. Il commosso ricordo di Don Gianni Zavatteri.
Un percorso sturziano per far conoscere il sacerdote e statista di Caltagirone a partire dai luoghi dove visse e operò. Dopo il successo della prima edizione dell’anno scorso, la seconda edizione della Notte Bianca Sturziana
ha proposto un itinerario attraverso il Mausoleo nella Chiesa del
Santissimo Salvatore; la Casa Sturzo; la Chiesa Ex Matrice; l’ex Carcere
borbonico; le Ex Officine Elettriche. Un viaggio nella memoria
sturziana che si è avvalso anche dell’apporto dei giovanissimi studenti
della Scuola secondaria di 1° grado “Montessori e della scuola primaria
“Arcoleo-Feltre”, plesso Fisicara, di Caltagirone, del Movimento
Studenti dell’Azione Cattolica e dei giovani seminaristi, che hanno
animato egregiamente e reso vive le varie stazioni del percorso
sturziano.
L’iniziativa della Diocesi di Caltagirone in collaborazione con il
Comune, si è svolta ieri, sabato 25 novembre – vigilia dell’anniversario
della morte -, nel centro storico della città della ceramica. Il
sacerdote calatino, per il quale si è chiusa a Roma la fase istruttoria
della causa di beatificazione, durante la quale sono stati interrogati 153 testimoni de visu e de auditu in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, ha lasciato profonde
tracce di sé, come sacerdote e animatore dell’Azione Cattolica, prima,
come amministratore, dopo, nella città della ceramica.
Nell’intervista video, il vescovo mons. Calogero Peri invita a scoprire meglio il suo pensiero, a partire dalla sua profonda spiritualità, da cui, a suo avviso, non si può prescindere, se si vuol ben comprendere la sua attività sociale e politica, e auspica che Sturzo venga letto e studiato dai giovani nelle scuole calatine.
Don Gianni Zavattieri, vicario generale della diocesi calatina, ci confida un commosso ricordo personale di una visita nel 1958 dei giovani preti e seminaristi di Caltagirone, guidati dal rettore del Seminario mons. Nicotra. “Ci accolse in uno stanzino ingombro di libri e giornali” – ci dice don Zavattieri – , segno che sino alla fine don Sturzo aveva un interesse vivo per l’attualità. Vivida anche la memoria della deferenza con cui il vecchio don Luigi salutò i preti novelli, baciando loro le mani. “Era prima di tutto un prete – continua don Zavattieri – e scrisse nel testamento che sulla sua tomba voleva che. accanto alle date della nascita e della morte, fosse incisa anche quella dell’ordinazione sacerdotale”.
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