Pubblicato il 03/01/2018
RELIGIONE / DIOCESI

Caltagirone, presentazione del “Trattato sui terremoti” di N. Longobardo



Il Trattato, tradotto per la prima volta dal cinese, fu scritto nel Seicento dal gesuita Nicola Longobardo, nato a Caltagirone nel 1565, successore di Matteo Ricci alla guida della missione in Cina, per spiegare “scientificamente” i sismi. L’opera verrà presentata domani 4 Gennaio alle ore 17.00 nel Salone di Rappresentanza del Comune di Caltagirone.


Sarà presentato a Caltagirone, domani 4 Gennaio 2018 alle ore 17.00 nel Salone di Rappresentanza del Comune di Caltagirone, il “Trattato sui terremoti” scritto nel Seicento dal gesuita siciliano Nicola Longobardo, successore di Matteo Ricci nelle missioni in Cina. L’opera, pubblicata dalle Edizioni Dehoniane Bologna, è stata tradotta per la prima volta in italiano, in una traduzione dal cinese classico, dalla sinologa Silvia Toro, dell’Università di Lovanio in Belgio, dall’edizione del manoscritto conservata alla Biblioteca Nazionale di Francia (testo cinese a fronte, prefazione di Francesco Failla, pagine 152, euro 14,50). Alla presentazione interverranno il sindaco Gino Ioppolo, il Vescovo mons. Calogero Peri, l’autrice Silvia Toro, l’autore della prefazione Francesco Failla e Luisa Paternicò dell’Università “L’Orientale” di Napoli. Modererà i lavori il giornalista Mariano Messineo.

«La ricerca di Silvia Toro – ha dichiarato Francesco Failla, direttore della Biblioteca Diocesana Pio XI di Caltagirone – prende avvio dai documenti posseduti dalla Biblioteca Diocesana che custodisce, tra l’altro, un prezioso fondo archivistico e librario appartenuto al sacerdote don Francesco Sinatra, grande appassionato di storia locale, cultore della figura di Longobardo, oltre che di un altro illustre calatino, il Servo di Dio don Luigi Sturzo».

Il trattato, presentato già a Roma ai Musei vaticani lo scorso 16 novembre, è stato scritto a Pechino nel 1626, dopo un grande sisma avvenuto nei pressi della capitale, il “Trattato sui terremoti” contribuisce a dare risposte più scientifiche a un fenomeno che prima di allora veniva attribuito ai movimenti sotterranei di un drago delle acque o di una tartaruga. Il testo rappresenta un documento di grande interesse anche per ricostruire la formazione poliedrica dei gesuiti e l’incontro tra Europa e Cina nel quadro delle conoscenze scientifiche e della sensibilità religiosa del Seicento.

«La necessità dei padri gesuiti di legittimare la propria presenza e il proprio operato in Cina coincide con l’esigenza dell’imperatore di conoscere, prevedere e controllare i fenomeni naturali e celesti, segno della comunione speciale del sovrano con l’universo e garanzia di ordine e stabilità», spiega Silvia Toro. Le catastrofi naturali che si erano verificate alla fine del Cinquecento avevano infatti messo in dubbio la capacità dell’imperatore di garantire l’armonia tra cielo e terra e, per esteso, di regnare. «Conoscere la data precisa di un’eclissi, perfezionare il calendario da seguire per officiare i riti e scorgere i segni premonitori di un movimento tellurico erano dunque bisogni primari».

Nato a Caltagirone (Catania) nel 1565, Nicola Longobardo aveva studiato  retorica, filosofia e teologia nella sua città natale, a Messina e a Palermo e si era poi imbarcato da Lisbona con l’amico conterraneo Girolamo de Angelis per raggiungere il Giappone. Ma i loro destini hanno seguito percorsi diversi. De Angelis aveva conosciuto il martirio – come il siciliano Giuseppe Chiara, dalla cui storia il regista Martin Scorsese ha tratto materia narrativa per il film “Silenzio” – mentre Longobardo aveva raggiunto la Cina e, alla morte di Matteo Ricci, era diventato superiore della missione cinese dal 1610 al 1622.

A conclusione della presentazione, seguirà la visita guidata della Chiesa del Collegio dei gesuiti e del quadro settecentesco “Arbor Societatis Jesu” raffigurante le Province gesuitiche del XVII secolo sparse nel mondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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