Pubblicato il 17/12/2014
INCHIESTA

L’affaire Odevaine, tra appalti e consulenze al Cara di Mineo. Seconda parte: anno 2012



 di Giuliana Buzzone - Giacomo Belvedere

DOSSIER [qui la prima parte, la terza parte; la quarta parte] – Gli inizi del 2011 segnano il momento d’avvio della complessa macchina che si attiva per fronteggiare lo stato d’emergenza dovuto a flussi migratori senza precedenti di donne e uomini, bambini anche, che approdano sulle coste dell’isola di Lampedusa provenienti da lunghi e pericolosi tragitti. Ufficialmente l’emergenza viene dichiarata il 12 febbraio. La prima misura operativa è l’individuazione di luoghi e strutture nei quali dirottare e accogliere migliaia di richiedenti asilo, giunti da diverse aree del continente africano. Viene in breve tempo indicata dal Governo Berlusconi, allora in carica, una struttura in provincia di Catania, ricadente nel Comune di Mineo, il Residence degli Aranci il quale assumerà presto il nome di Residence della solidarietà. Lo stabile è dell’impresa Pizzarotti e sino a poche settimane prima alloggiava militari statunitensi. Alla fine del 2010 i marines avevano abbandonato la struttura e si erano trasferiti in alloggi più vicini alla base di Sigonella. Il canone annuo di affitto che la Marina USA pagava alla società era di 8 milioni e mezzo di dollari, più le spese per la gestione dei servizi all’interno del villaggio. Introito che con la dismissione del villaggio da parte degli americani sarebbe venuto improvvisamente meno ed era difficilmente rimpiazzabile: data l’allocazione della struttura, lontana dal centro abitato di Mineo, era assai improbabile che si riuscisse a affittare le singole villette a privati. L’idea di Berlusconi e Maroni di trasformare l’ex Residence degli aranci nel Centro d’Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) della solidarietà cade dunque come una manna dal cielo. L’intero immobile viene requisito e la Pizzarotti riceve come indennizzo sei milioni di euro annui. Tuttavia sbaglierebbe chi pensa che il Cara di Mineo nasca dal nulla, il giorno di San Valentino del 2011, grazie a un’intuizione improvvisa di Silvio Berlusconi. Quello che in apparenza sembra un colpo di fulmine è in realtà frutto di un lungo corteggiamento risalente all’anno prima, quando ancora i marines non avevano lasciato la struttura. E i protagonisti di tale vicenda li ritroveremo negli anni avvenire tra coloro che decideranno le sorti del Cara di Mineo.


Il varo del Patto terrritoriale il 2 agosto 2011 - ph. web

Il varo del Patto terrritoriale il 2 agosto 2011 – ph. web

CRONACA DI UN CARA ANNUNCIATO – Il 10 settembre 2010, presso i locali della provincia regionale di Catania, si tiene un incontro programmatico sulle attività del “Patto Territoriale dell’Economia Sociale del Calatino”. Presenti all’incontro i rappresentanti dei comuni aderenti, della Provincia Regionale di Catania, dell’Asp 3 di Catania e del Consorzio Sol.Calatino s.c.s. Si decide il varo della Fondazione di Comunità  del  Calatino “Don Luigi Sturzo”, con l’obiettivo di dare vita ad attività  nel campo della solidarietà sociale, della beneficenza, della pubblica utilità e del no profit. Degno di nota è che tra i sostenitori dell’impresa ci sia anche la Pizzarotti Spa che – si legge nel comunicato stampa – «insieme alla costituenda fondazione di Comunità lavorerà alla rifunzionalizzazione per fini sociali  del Residence degli Aranci di Mineo che attualmente ospita i militari Americani». Cronaca di un Cara annunciato?

Ma cos’è il “Patto Territoriale dell’Economia Sociale del Calatino”? Il patto viene sottoscritto in un’assolata mattina del 2 agosto 2010, presso il centro direzionale della Provincia Regionale di Catania, alla presenza dell’ On. Giuseppe Castiglione – Presidente dell’ U.P.I. e della Provincia Regionale di Catania. Si tratta di un protocollo di intesa, promosso dal Consorzio Sol.Calatino, che del Patto diventa ente capofila, a cui aderiscono i comuni del Calatino sud Simeto (inizialmente nove: Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello in Val di Catania, Mineo, Mirabella Imbaccari, San Cono, San Michele di Ganzaria, Scordia e Vizzini, ai quali si aggiungerà il Comune di Grammichele), la Provincia regionale di Catania, l’Asp 3 di Catania, la Cciaa di Catania, l’Ircac. Il patto vuole essere – nelle intenzioni dei suoi promotori – «l’inizio di un nuovo modo di intendere le politiche sociali pensato per  favorire lo sviluppo locale, durevole e sostenibile, di questo territorio nonché a consolidare le condizioni generali di partenariato fra pubblico e privato sociale».


La gestione del Cara di Mineo, come è noto, era stata inizialmente assegnata in via emergenziale dal prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, Commissario delegato per l’emergenza umanitaria, alla Croce Rossa, senza l’indizione di un bando ad evidenza pubblica e la presentazione di un piano dei servizi. Ma in vista della cessazione dell’incarico, prevista inizialmente per il 30 giugno, c’è già chi scalpita.

Il 3 marzo Paolo Ragusa, presidente di Sol.Calatino, ente capofila del Patto territoriale, scrive a tutti gli amministratori locali chiedendo ai sindaci del territorio di «accettare la sfida dell’istituzione di un Centro accoglienza richiedenti asilo per fare del “Residence della Solidarietà” di Mineo un modello europeo di eccellenza dell’accoglienza e della integrazione sociale».

In una nota del 28 marzo 2011, il presidente di Sol.Calatino, commenta il “Patto per la Sicurezza” sottoscritto proprio quel giorno, ed invita a non fermarsi ai soli aspetti securitari del problema. Occorre – afferma – «dare centralità al tema della socialità all’interno del centro, ma il pregiudizio di pochi ha posto un limite al ragionamento ed ha condizionato il percorso degli enti locali del territorio che di fatto si sono concentrati solo sul tema dell’ordine pubblico». Ragusa critica la gestione della Croce Rossa: «Non può essere individuata – dichiara – come una colpa delle persone immigrate il fatto che la totale assenza di attività di formazione e socializzazione all’interno del centro li spinga fuori dallo stesso durante l’intera giornata!».


Poi lancia la sua proposta: «chiediamo che si riparta dall’appello lanciato dagli amministratori locali che a Febbraio scorso hanno chiesto a tutte le autorità preposte alla gestione dell’emergenza umanitaria di collegare l’iniziativa del Cara di Mineo al “Patto territoriale dell’economia sociale del Calatino Sud –Simeto”». Se non è una candidatura alla partecipazione alla gestione del Cara di Mineo, poco ci manca. Il 7 luglio Ragusa scrive al nuovo soggetto attuatore, Giuseppe Castiglione, in occasione della sua nomina, chiedendogli di ripartire dal Patto sociale: «proponiamo come prioritari – scrive in una lettera aperta – i temi della qualità dell’accoglienza e delle effettive iniziative di integrazione sociale a beneficio delle persone ospiti del “Villaggio” di Mineo». E ripete l’appello «di collegare l’iniziativa del Cara di Mineo al “Patto territoriale dell’economia sociale del Calatino Sud –Simeto”».


Il Convegno del 16 maggio 2011

Al convegno organizzato da Sol.Calatino, tenutosi il 16 maggio 2011 presso i locali della provincia di Catania, su “Bisogno di protezione: strumenti stabili di supporto alle emergenze”, l’invito si fa più pressante. Il direttore del Servizio centrale Sprar, Daniela Di Capua, auspica che i due tipi di circuiti di accoglienza presenti sul territorio calatino, il Cara di Mineo e il Servizio Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Vizzini, «diventino omogenei per garantire pari dignità a tutti i migranti». Lo Sprar di Vizzini, inaugurato il 10 Luglio 2009 e realizzato dal Consorzio Sol.Calatino in partnership col Comune di Vizzini è una sorta di casa madre degli Sprar successivi che si ramificheranno in tutto il territorio calatino come “naturale” estensione di quello di Vizzini. Al convegno si critica l’accoglienza offerta dalla Croce Rossa al Cara di Mineo, che si limita solo al vitto, alloggio e assistenza sanitaria, mentre nel centro Sprar di Vizzini si garantisce assistenza alla persona (vitto, alloggio, fornitura effetti personali ecc.); assistenza sanitaria, assistenza psico-sociale; mediazione linguistico-culturale. Ragusa è chiarissimo su questo punto: dichiara che si attivino con urgenza a Mineo tutte le attività precipue di un Cara, «di cui il “Patto territoriale dell’economia sociale del Calatino Sud-Simeto” si pone come presenza indispensabile».


Quando dunque si espleterà la prima gara di appalto al Cara di Mineo, il presidente di Sol.Calatino ha già presentato le sue credenziali e messo nella sua agenda la gestione del centro menenino. Sol.Calatino partecipa alla gara alleandosi in un’Ati [associazione temporanea di imprese, altrimenti nota con l’acronimo Rti, raggruppamento temporaneo di imprese] col potente consorzio Sisifo, che gestisce il Cara di Foggia e i Cpsa di Lampedusa e Cagliari e che dell’Ati diviene il capofila, e con la coop bianca La Cascina Global Service, un colosso della ristorazione che fattura 150 milioni di euro annui, legata a Comunione e Liberazione e all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, una delle cooperative capitoline maggiormente attive ed influenti nel settore del sociale. Un’invincibile armata che sbaraglierà la concorrenza nelle tre gare d’appalto, e passerà indenne le forche caudine dei ricorsi al Tar e dei pareri richiesti all’Autorità nazionale anticorruzione.

IL RUOLO DI ODEVAINE – Nel frattempo il Cara di Mineo è diventato una struttura sempre più elefantiaca. Già due settimane dopo la sua apertura, avvenuta il 18 marzo 2011, il centro contava 1595 ospiti. L’elenco dei Paesi di provenienza dei richiedenti asilo del Cara di Mineo (aggiornato al 18 luglio 2011) risulta così composto: Afghanistan 160, Bangladesh 24, Burkina Faso 47, Ciad 18, Costa D’Avorio 133, Eritrea 116, Etiopia 49, Georgia 1, Ghana 136, Guinea 17, Iran 24, Iraq 11, Kenya 1, Libia 8, Mali 136, Niger 14, Nigeria 328, Pakistan 317, Senegal 54, Siria 1, Somalia 5, Sudan 36, Tunisia 6, Turchia 20, Camerun 7, Gabon 2, Liberia 5, Marocco 1, Mauritania 3, Guinea Bissau 2, Togo 37, Gambia 32, Sierra Leone 12, Benin 4, Congo 12, Egitto 2, Palestina 1. In spregio al Patto della Sicurezza che prevedeva un inserimento graduale, il Cara menenino viene velocemente riempito da migranti trasferiti da altri centri, che avevano già inoltrato da mesi la loro istanza di protezione internazionale e devono ricominciare il percorso di riconoscimento del diritto d’asilo, o dai nuovi profughi arrivati dal mare. I sindaci denunciano invano la violazione degli accordi pattuiti. Sei giorni dopo l’inaugurazione, il 24 marzo, un cordone umano di amministratori e sindaci del Calatino, tenta di impedire alle forze di polizia di completare il trasferimento di 498 tunisini provenienti da Lampedusa.


Con questi numeri, destinati in futuro ad aumentare sino a raddoppiare, non sorprende che il Cara siciliano sia diventato un piatto sin troppo ghiotto su cui l’organizzazione Mafia capitale voglia allungare i suoi tentacoli, confidando – come rivelano le indagini di “Mondo di Mezzo” – nella sua longa manus interna al centro, il super consulente Luca Odevaine detto “il Padrone”.

Secondo alcune intercettazioni riferite dalla stampa nazionale, Odevaine avrebbe confidato di aver fatto da mediatore per far entrare La Cascina nell’affare della gestione del Cara di Mineo, perché «se non se fa una roba che c’abbia una sua professionalità rischiamo un disastro». La “roba” fatta con professionalità sarebbe quella di «creare un gruppo forte (…) che sta roba qua vince». Il suo piano è chiaro: «Castiglione – afferma – si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano, e adesso CL di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del centrodestra (…) sono tra i principali finanziatori di tutta questa roba […], io li ho messi insieme, e si è strutturata questa roba, dopodiché abbiamo fatto questa cosa di Mineo».

Ph. Giuliana Buzzone

Ph. Giuliana Buzzone

LA SECONDA GARA D’APPALTO – Il 6 ottobre 2011 viene stabilita la proroga dello stato di emergenza in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa fino al 31 dicembre 2012, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 235 dell’8 ottobre 2011.

È il 31 gennaio 2012 e con un provvedimento, il n°10, il soggetto attuatore del Centro richiedenti asilo sito nel territorio di Mineo, Giuseppe Castiglione, considerato che il 30 dicembre 2011 era stata disposta l’indizione della nuova gara d’appalto per l’assegnazione dei servizi e delle forniture del Cara di Mineo per dodici mesi sino al 31 dicembre 2012, stabilisce che si costituisca la commissione giudicatrice della gara pubblica. Sono nominati questa volta il dott. Ferrera, in qualità di presidente, e i due componenti: il dott. Ettore De Salvo e il dott. Luca Odevaine – sempre lui. ll 3 febbraio del 2012 la commissione giudicatrice si riunisce in una delle stanze del Centro Direzionale della Provincia di Catania e si provvede alle operazioni per l’aggiudicazione dei servizi al Cara di Mineo: «gestione amministrativa e di minuta sussistenza; servizio di assistenza generica alla persona; allestimento all’interno del centro di cucina, magazzino e celle frigorifere; la fornitura di pasti, effetti letterecci, prodotti per l’igiene personale e alloggio, vestiario, generi di conforto (pocket money), prodotti per igiene e alimentazione bambini». La base di gara pro-capite e pro-die risulta dal capitolato di 34,00 euro, esclusa Iva e oneri per la sicurezza pari a zero. Le offerte pervenute sono della RTI “Sisifo” che propone un prezzo di 29,56 euro, esclusa Iva e oneri di sicurezza, pari a 30.450,00 euro e quella della RTI Connecting People la cui proposta è di 19,99 euro, esclusa iva, per un ribasso del 41,21% più 85.000,00 euro per oneri di sicurezza. La somma dei punteggi tra offerta tecnica ed economica determinano l’ottenimento da parte della RTI SIsifo di 90,29 ptt e della Connecting People di 87. L’offerta di quest’ultima viene dichiarata «anormalmente bassa» ed il presidente Ferrera decide di «rinviare all’Ente appaltante gli atti relativi al fine di procedere alla verifica dell’offerta». È il primo pomeriggio quando viene conclusa la seduta dopo aver proclamato aggiudicataria del servizio interno al Residence degli Aranci la RTI Sisifo ed altri A distanza di un mese, il 16 marzo, viene emesso il documento di aggiudicazione definitiva della gara d’appalto e confermata l’esclusione ditta trapanese concorrente, Connecting People, dalla gara per l’offerta avanzata «anormalmente bassa».

Prospetto dei punteggi ottenuti. Tra le firme quella di Odevaine

Prospetto dei punteggi ottenuti. La prima firma è quella di Odevaine


TRA CONVEGNI E CONSULENZE – Il 12 marzo, quattro giorni prima della gara d’appalto, al Villaggio della Solidarietà di Mineo era giunta una delegazione della Commissione straordinaria per la tutela e promozione dei diritti umani del Senato. La delegazione composta dai senatori Roberto Della Seta e Salvo Fleres incontrava il direttore del centro Sebastiano Maccarrone, il responsabile dell’area amministrativa della Provincia di Catania Giovanni Ferrera, il componente del comitato di coordinamento nazionale emergenza Nord Africa Luca Odevaine, definito nella nota anche supervisore del centro. Presente anche Roberto Roccuzzo componente del consiglio di amministrazione del Consorzio Sisifo.

Luca Odevaine calca la scena da protagonista anche durante il convegno organizzato al Centro per richiedenti asilo di Mineo, il 21 giugno, in cui interviene, sempre in qualità di membro del Comitato di coordinamento nazionale sull’immigrazione. Il 19 luglio sarà presente, come documenta il resoconto della giornata, durante la visita ufficiale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri.

Il 15 ottobre, assieme al Direttore del Cara Sebastiano Maccarrone, riceve, in qualità di consulente del soggetto attuatore, e accompagna, sotto la pioggia, il Sottosegretario agli Interni Dr. Saverio Ruperto, che visita i vari reparti e ad incontra il personale e gli ospiti. In quell’occasione si dà la notizia che gli ospiti del centro hanno superato le duemila unità.

Il Convegno alla Camera dei Deputati. Odevaine è l'ultimo a destra. Ph. Para

Il Convegno alla Camera dei Deputati. Odevaine è l’ultimo a destra. Ph. Para

Il 5 Luglio 2012 Odevaine partecipa come relatore al convegno organizzato dalla Società Dante Alighieri “Lingua, immigrazione e integrazione- Parlarsi, incontrarsi, conoscersi”, che si tiene nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio. Introduce il presidente della Camera Gianfranco Fini. I relatori sono di tutto prestigio: interviene in videoconferenza Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida postmoderna, e a seguire I relatori sono di tutto prestigio: interviene in videoconferenza Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida postmoderna, e a seguire il linguista della Società Dante Aligjieri Massimo Arcangeli, l’ambasciatore Bruno Bottai, recentemente scomparso, il direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo, il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara e Francesco Susi, preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre. Modera il giornalista parlamentare del Tg1, Angelo Polimeno. L’invito all’allora insospettato Odevaine è il segno della considerazione di cui gode l’esperto in immigrazione. Tuttavia il suo intervento, improvvisato e a braccio, non appare all’altezza della prestigiosa sede, pecca di superficialità e pone seri dubbi sulla sua reale conoscenza del fenomeno migratorio. Odevaine appare impacciato, tocca ripetutamente il microfono. «Io non credo che le persone vadano via dal loro paese – afferma – per andare in un altro paese e fermarsi lì se non ci sono le condizioni per fermarsi in quel paese e molto spesso sicuramente vogliono tornare nel proprio paese o magari vogliono andare in un altro paese». Sembra una cortina fumogena di espressioni che si rincorrono senza senso. Se la prende con i luoghi comuni facili come lo slogan «aiutiamoli a casa loro», ma poi si chiede: «siamo sicuri poi che la delocalizzazione delle merci sia un aiuto per l’economia italiana?».


Poche idee, ma ben confuse. Sull’emergenza Nord Africa, ritiene che «dopo un primo impatto difficile», il fenomeno sia stato governato perché «c’è stata una distribuzione equa su tutto il territorio» e «l’innesto degli immigrati nei piccoli centri ha determinato una situazione di integrazione vera», creando «meccanismi di integrazione che favoriscono l’economia locale». Parole che non possono non suonare dissonanti alla luce delle risultanze dell’inchiesta romana, che attribuiscono proprio a Odevaine il ruolo di collettore e dirottatore dei flussi migratori transitanti da Mineo verso le coop amiche di Buzzi e Carminati. Ma la “chicca” si ha quando Odevaine accenna al Cara di Mineo e lancia la sua stravagante proposta per integrare i migranti. Odevaine nota che il Cara di Mineo sorge in mezzo alla Piana di Catania dove le arance restano incolte sugli alberi, perché la loro commercializzazione non è redditizia, mentre «duemila persone vivono in quel centro senza poter lavorare». Il supervisore del Cara menenino sembra dunque suggerire di utilizzare i migranti del centro di contrada Cucinella, per la raccolta delle arance. Senza spiegare, peraltro, come possano lavorare dei profughi privi di documenti; né in che modo la manodopera degli ospiti del Cara possa ridurre i costi. A meno di non supporre un loro utilizzo sottocosto in nero, fenomeno peraltro denunciato in alcune inchieste giornalistiche. Da un esperto in immigrazione, seduto al Tavolo di coordinamento nazionale dove si assumono decisioni strategiche, ci saremmo aspettati francamente di più.

ph. Andrea Annaloro

ph. Andrea Annaloro

Nel frattempo, in previsione della cessazione dello stato di emergenza, il 31 dicembre 2012, si pensa ad un nuovo soggetto giuridico che possa farsi carico della gestione ordinaria del Cara di Mineo. Perché una cosa è chiara: il Cara di contrada Cucinella non è destinato a chiudere con la fine dello stato emergenziale. A partire dal 2013 la Protezione civile avrebbe dovuto passare la mano all’amministrazione competente in ordinario, vale a dire il Ministero dell’Interno. Il Ministro Cancellieri dà la sua disponibilità ad affidare la gestione del Cara di Mineo ad un Ente associativo tra Comuni, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico. La forma gestionale che si sceglie è quella del Consorzio dei comuni, che garantisce l’omogeneità dell’intervento sul territorio e mantiene il potere di indirizzo politico agli Enti locali. Così, il 28 dicembre 2012, viene alla luce il Consorzio dei Comuni “Calatino Terra di Solidarietà” (nome mutato in seguito in “Calatino Terra d’Accoglienza”). A presiedere il C.d.a. del Consorzio viene chiamato il soggetto attuatore uscente, il presidente della provincia di Catania Giuseppe Castiglione. Sempre secondo intercettazioni riferite dalla stampa, Odevaine si sarebbe attribuita la paternità dell’idea del Consorzio dei comuni. Il consulente del Cara riferisce in una conversazione col suo commercialista che il ministro dell’Interno Cancellieri gli aveva chiesto di trovargli un «soggetto pubblico che faccia da interfaccia tra il ministero ed i privati che lo gestiscono (…) ed io mi sono inventato questo Consorzio dei Comuni». Millantatore di meriti non suoi o onnipresente factotum al Cara di Mineo?

CONTINUA…

L’AFFAIRE ODEVAINE E IL CARA DI MINEO LA PROROGA INFINITA TERZA PARTE: ANNO 2013  

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