Pubblicato il 31/01/2015
ATTUALITÀ

Caltagirone, grande folla alla messa di riparazione per il furto delle ostie. Mons. Peri: “Nessuno ci può portare via Cristo»



CALTAGIRONE, GRANDE FOLLA ALLA MESSA DI RIPARAZIONE PER IL FURTO DELLE OSTIE. MONS. PERI: “NESSUNO CI PUÒ PORTARE VIA CRISTO» – Una grande folla di fedeli ha assistito giovedì 29 gennaio, nella Chiesa della Sacra Famiglia, alla Messa di riparazione per il furto delle ostie consacrate di cui si sono resi responsabili ignoti nella notte fra lunedì 26 e martedì 27 gennaio. I ladri sacrileghi – presumibilmente più di uno – hanno forzato una piccola finestra da cui sono entrati rompendo il vetro ma provocandosi delle ferite. Le tracce di sangue lasciate sono ora al vaglio degli inquirenti. Successivamente si sono diretti in sagrestia, mettendola a soqquadro alla ricerca delle chiavi del tabernacolo, che è stato trovato aperto quando il furto è stato scoperto. La pisside era al suo posto ma le ostie consacrate erano state manomesse e un’ostia era caduta all’interno del tabernacolo. Segno che i malviventi avevano preso alcune ostie prima di dileguarsi.

La chiesa era gremita: il grave fatto ha turbato e scosso la comunità cristiana che si è raccolta attorno al vescovo mons. Calogero Peri e al clero cittadino. Erano state sospese tutte le messe vespertine per poter consentire ai sacerdoti della città di poter partecipare al rito. 

«Questo episodio io non voglio né ingigantirlo né minimizzarlo» – ci ha detto il vescovo calatino. «Evidentemente è un segnale, un iceberg, tutto il problema è di vedere che cosa ci sta sotto, che cosa non si vede. Perché quello che si vede è poca cosa, evidentemente si tratta, di qualcosa legato a dei riti o a delle proposte che vengono fatte a questi ragazzi affascinati dall’aspetto misterico».

Nell’omelia mons. Peri ha interpretato i sentimenti di una comunità offesa e smarrita: «Ho ascoltato i sentimenti e le impressioni suscitate nella comunità da questo grave gesto – ha esordito il vescovo. «C’è tanta amarezza e sconcerto. Qualcuno ha detto anche rabbia e paura». Il vescovo ha invitato tuttavia a guardare oltre, senza fermarsi alle prime reazioni a caldo: «Se sono comprensibili i primi sentimenti, – ha spiegato a un uditorio raccolto e silenzioso – non lo sono sicuramente i secondi. Rabbia e paura non sono sentimenti del popolo cristiano. Noi siamo figli della luce, dell’amore, della speranza, della risurrezione».

Il tabernacolo profanato. Ph. Il Sette e Mezzo

Il tabernacolo profanato. Ph. Il Sette e Mezzo

“SCONVOLTI MA NON DISPERATI” – «Chiediamo ancora una volta al mistero eucaristico – ha aggiunto il vescovo – di illuminare il buio della nostra vita e della nostra società. L’Eucaristia è la sintesi di tutta la fede, di tutta la nostra speranza e di tutta la nostra capacità di amore: la sintesi che è stata vissuta fino all’estremo da Gesù. Lui guida e alimenta il suo popolo con altri ragionamenti, con altri sentimenti, con altre visioni, con altra cura». Nelle parole di mons. Peri risuonano quelle dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto: «Siamo stati colpiti, è vero, ma non siamo uccisi. Siamo stati sconvolti, ma non siamo disperati. Siamo consapevoli, ancora di più, di tenere il nostro tesoro come in vasi di creta, perché per loro è stato possibile arrivare fino a qui ed aprire il tabernacolo, ma Cristo non ce lo potrà mai portare via nessuno, anche se vengono nella notte».

“CRISTO PROFANATO OGNI GIORNO DALLA CULTURA DELLO SCARTO” – Cristo «si è esposto all’incomprensione, al rifiuto, al tradimento, non solo dei dodici, ma di tutta l’umanità nel corso della storia», ha sottolineato mons. Peri. Una storia che si ripete «ogni giorno sotto i nostri occhi»: «È accaduto – ha aggiunto il vescovo – la sera scorsa con questa gravissima profanazione del SS.mo Sacramento, ed avviene ogni giorno con l’indifferenza verso le sofferenze degli ultimi e dei più piccoli; dei poveri e dei migranti: loro sono sacramento di Cristo in mezzo a noi; dei malati lasciati soli: sono sacramento di Cristo sofferente; di numerose famiglie che vivono nell’emarginazione, vittime della cultura dello scarto: sono sacramento di Cristo Sposo».

Ph. Il Sette e Mezzo

Ph. Il Sette e Mezzo

Il pastore della Chiesa calatina ha quindi rivolto un accorato appello ai responsabili del grave gesto: «Pentitevi. Dio Padre apra per voi la strada della conversione».

«Facciamo nostre le parole del Vescovo che ci ha detto: “allontanate sentimenti di rabbia e paura” –  commentano il parroco don Antonio Carcanella e il vice parroco don Jonathan Astuto. «Facciamo posto nel nostro cuore alla gioia del Cristo Risorto che sempre dobbiamo annunziare e celebrare anche per chi “ha il cuore indurito”».

Non è la prima volta che a Caltagirone simili fatti incresciosi vengono a turbare la vita della comunità cristiana calatina. La notte tra domenica 24 e lunedì 25 gennaio del 2010, ignoti profanarono la chiesa parrocchiale di S. Giorgio, trafugando una cinquantina di ostie consacrate, abbandonandone alcune per terra e sull’altare e lasciando diversi segni che destarono allarme per il sospetto di una possibile celebrazione satanica.

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