Pubblicato il 17/03/2021
AMBIENTE

Discarica a cielo aperto sulla strada per Santo Pietro: la denuncia del Ramarro



Sulla strada provinciale 34, al Km 7,0 circa, in un’area di oltre 1000 mq. “l’abbandono e  l’accumulo di rifiuti nell’area in oggetto si verifica ormai in maniera “regolare” e indisturbata da molti mesi e ciò malgrado le ripetute segnalazioni telefoniche e verbali fatte dalla scrivente associazione”, denuncia il Ramarro.


Sulla strada provinciale 34, al Km 7,0 circa, al Km.7,0 circa  della Strada Provinciale 34 a circa 100 mt. dal Bivio Bongiovanni  vi è un’area di oltre 1000 mq. interamente ricoperta di rifiuti variamente sparsi su entrambi i lati della strada ma avente come punto centrale una piazzola di deposito materiali  un tempo utilizzata dagli operatori stradali ex Anas. È la denuncia dell’associazione ambientalista calatina Il Ramarro: una discarica a cielo aperto, in cui rio riversano rifiuti ormai in maniera “regolare” e indisturbata da molti mesi e ciò malgrado le ripetute segnalazioni telefoniche e verbali fatte dall’associazione , e non solo, ai competenti organi a partire da quelli di livello locale.


“Da una sommaria osservazione del sito  - scrive il presidente del Ramarro, Renato Carella  - si nota subito sia la presenza di rifiuti di provenienza domestica  che di sfabricidi, edili e ferrosi  oltre che di amianto – eternit e varie altre tipologie, speciali, pericolosi, tossici e/o nocivi”.

La Base gestita  dall’ Associazione  si trova  a circa a 100 metri dal sito in oggetto e, considerato che la presenza dei soci ha cadenza giornaliera, la denuncia assume il valore di una testimonianza

“Ripetuti e numerosi  - continua il presidente del Ramarro - ma senza significative ricadute sono stati nel tempo gli interventi di alcuni associati nei confronti di cittadini colti nell’atto di abbandonare  rifiuti e richiamati al rispetto del civico decoro; anzi, spesso, si è solo sfiorato il peggio”. 

“Tale è l’entità del degrado ivi localizzato che risulta difficile comprendere come all’interno di un’area in cui vigono i vincoli  di salvaguardia della R.N.O del Bosco di Santo Pietro, sia possibile il determinarsi di una situazione di tale gravità e danno alla immagine tutta della Città e del suo modo di curare la tutela del paesaggio o di affrontare le emergenze/discariche ahimè diffusa su tutta la pregiata area boschiva.  Un degrado che, prima di tutto,  racconta il naufragio  della idea di bene comune e si fa impunemente beffa di ogni remota impronta di legalità, costringendo anche gli uomini appartenenti alle istituzioni a girare il capo per non vedere e non affrontare ciò che invece avrebbe dovuto essere visto ed affrontato prima e senza alcun indugio. Come se tutto ciò fosse ineluttabile appannaggio di poteri con cui non si può o non si vuole competere: una resa incondizionata ed un immobilismo conseguente ad una sconfitta a vari livelli”.


Il rischio è anche che “con l’approssimarsi della stagione calda torrido e della siccità estrema, alla luce di quanto accaduto nell’ultima stagione estiva con incendi che hanno devastato ampie zone del Bosco di Santo Pietro,compresa la base dell’Associazione”, l’area “possa trasformarsi in un altrettanto facile punto di innesco, con tutto quello che ne deriverebbe dal punto di vista di inquinamento atmosferico ecologico ed ambientale”.


“L’impatto anche economico ed ambientale – continua - dello smaltimento e della eventuale bonifica del suolo e sottosuolo contaminato è rilevante e ci stupisce pertanto come mai da parte delle Istituzioni competenti non vengano messe in atto misure di vigilanza di tipo sia tecnologico  che repressivo, che agiscano da deterrente verso quel piccolo nucleo di cittadini scorretti che così agendo indisturbati pesantemente danneggiano il territorio e l’immagine della Città tutta. Ciò anche alla luce della consapevolezza che abbiamo tutti il dovere di fare la nostra parte e che riusciremo a salvarci solo se riusciremo a salvare la qualità dell’ambiente in cui viviamo”.


“Non è oggetto della presente – conclude - rappresentare che nulla è stato fatto negli ultimi 14 anni per ripristinare lo status di Riserva Naturale Orientata  di una delle aree più importanti della Sicilia sia dal punto di vista della biodiversità  per le specie vegetali presenti  che per le tante altre condizioni che rendono il Bosco di Santo Pietro un hot spot di importanza non solo regionale. Certo è che un occhio più attento come era, fino al 2006, quello dell’Ente Gestore avrebbe forse potuto concorrere ad evitare la formazione dello scempio appena descritto!”.

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