Pubblicato il 11/07/2020
AMBIENTE
ph. Sebastiano Russo

Incendio Bosco Santo Pietro: una marcia per la Riserva



Dopo l’incendio a Renelle che ha danneggiato gravemente la base del Ramarro, la società civile e le associazioni ambientaliste si mobilitano contro gli incendi boschivi che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di ciò che fu la Riserva Naturale Orientata di Santo Pietro.


di Sebastiano Russo

Ieri, venerdì 10 luglio alle ore 17.30 la società civile di Caltagirone con le associazioni ambientaliste si sono dati appuntamento a Piano San Paolo per una marcia che aveva l’obbiettivo di sensibilizzare le forze politiche e le istituzioni e far uscire questo “relitto di macchia mediterranea” dal dimenticatoio in cui è finito dopo l’annullamento del decreto istitutivo della Riserva Naturale Orientata che nel novembre del 2006 veniva dichiarato decaduto per mancanza di pubblicazione dello stesso all’albo del Comune di Mazzarrone.


L’appello unanime che è venuto da questa manifestazione è la re-istituzione della Riserva Naturale Orientata di Santo Pietro come presidio di questo sito non solo per le legittime rivendicazioni ambientali, ma anche per il rilancio economico di tutto il territorio.


L’appello viene rivolto alle forze politiche che, se in periferia si dichiarano per la Riserva, alla regione non sono coerenti quando governano. In questi quattordici anni si sono susseguiti governi autonomisti, di centro destra, di centro sinistra ma nessuno ha avuto la volontà politica di porre fine a questo limbo in cui è caduto il territorio della riserva.


Legambiente, come ormai d’abitudine, ogni anno richiede l’aggiornamento del catasto dei terreni attraversati dagli incendi, invocando la 352/2000 denominata “Legge quadro in materia di incendi boschivi”. Il censimento dei terreni incendiati comporta divieti, prescrizioni e sanzioni sulle superfici percorse dal fuoco. Per rendere inutili i tentativi speculativi la legge impone il divieto per 15 anni di modificare la destinazione d’uso del terreno, per 10 anni di edificare con nuove concessioni, per 5 anni di esercitare caccia e pastorizia, e di fare interventi di rimboschimento e di ingegneria ambientale. Ma quanti sono le istituzioni che fanno rispettare questi divieti?


Altra ombra che cade sulla ripetitiva degli incendi è il cosiddetto business degli incendi. Dare ai privati questo servizio potrebbe indurre a pensare che più incendi ci sono, più i privati guadagnano. Anche questo sistema andrebbe modificato rendendo pubblico questo servizio.


Altro capitolo dolente è l’organizzazione della forestale in Sicilia; andrebbero stabilizzati tutti i forestali ponendo fine al sistema dei contingenti ed organizzare il lavoro di prevenzione su base annuale e non stagionale ed infine legare il premio di produzione sulla prevenzione degli incendi, meno incendi ci sono e più alto è il premio annuale.


L’appello unanime che viene lanciato forte e chiaro da parte degli organizzatori della marcia per la Riserva è che dopo il clamore dell’incendio non torni tutto nel solito dimenticatoio. Non si tratta più di semplici incendi estivi, siamo in presenza di un vero e proprio ecocidio.

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ph. Sebastiano Russo

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