Sebbene dal Viminale sia arrivata una prima apertura sullo svolgimento delle processioni religiose, per il vescovo calatino risulta impossibile di fatto svolgere le processioni in sicurezza, rispettando tutte le norme anti Covid.
Stop alle processioni religiose nella Diocesi di Caltagirone fino al 31 ottobre 2020. Lo stabilisce un decreto del vescovo mons. Calogero Peri, nonostante le prime timide aperture venute dal Viminale. Il protocollo 5977 del Ministero dell'Interno, indirizzato al segretario generale della CEI, mons. Stefano Russo, che tratta delle modalità di svolgimento delle processioni religiose, apre infatti alla possibilità delle processioni religiose.
Ma per mons. Peri non ci sono di fatto le condizioni per poter svolgere le processioni, nel rispetto di tutte le norme anti Covid. Il protocollo sulle misure da adottare, infatti, prescrive anche per riti religiosi che prevedono una processione all'esterno di strutture ecclesiastiche e luoghi di culto, il rigoroso rispetto delle misure precauzionali al fine di evitare ogni tipo di aggregazione o assembramento dei fedeli - ferma restando l'adozione delle misure relative al distanziamento fisico, all’uso delle mascherine e all'osservanza della ‘corretta etichetta respiratoria’ e delle altre misure igienico-sanitarie, come il lavaggio frequente delle mani.
Tutte misure precauzionali che sono “sotto la diretta responsabilità delle autorità sanitarie, civili e religiose”. “In considerazione di queste prescrizioni – conclude il vescovo calatino -, dove si afferma che bisogna rispettarle rigorosamente, delegando alle autorità sanitarie, civili e religiose la fattibilità e la responsabilità dell'applicazione, risulta che, nel rispetto di queste indicazioni, non è possibile di fatto fare processioni così come si svolgono da noi, fino a quando non cambieranno le disposizioni. Pertanto stabiliamo che fino al 31 ottobre dell'anno in corso non si facciano e non si rimandino ad altra data le processioni che si dovevano svolgere in questo periodo”.
Una rinuncia obbligata dalle circostante, che, per mons. Peri, “sicuramente viene a sconvolgere le consolidate tradizioni ed appuntamenti”, ma “non ci impedisce però di esprimere con una spiritualità più intensa e profonda e con impegni di operosa carità verso chi maggiormente è stato danneggiato da questa pandemia, tutta la nostra fede e gioiosa devozione. Trasformiamo, allora, questo impedimento in opportunità, perché come credenti e devoti possiamo dare una chiara testimonianza di santità e del vero spirito di fede e di carità che anima le nostre processioni. Mentre aspettiamo di poterci esprimere anche con le manifestazioni pubbliche, annunciamo a tutti la forza rinnovatrice della Pasqua del Signore, così come la troviamo nella vita della Vergine Maria e dei santi”.
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