Pubblicato il 16/04/2020
POLITICA

Covid-19, l'assessore regionale Razza: “In Sicilia stop non oltre il 3 maggio”



La posizione della Regione siciliana è che oltre il 3 maggio non si debba andare. Anche perché l’epidemiologia del nostro territorio ci dice che ci troviamo in una condizione sostanzialmente diversa da quella in cui possano trovarsi altre regioni italiane”.Così l'assessore Ruggero Razza oggi all'Ars.

La Sicilia non può andare oltre la data del 3 maggio per ripartire. Lo ha detto l’assessore regionale per la Salute Ruggero Razza, nel corso della seduta di oggi all’Ars. “La data del 3 maggio – ha detto Razza - nasce dal fatto che dal momento in cui si è determinato il Governo nazionale a questo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè prima di Pasqua, si immaginava  di dover  gestire due momenti di forte afflusso di cittadini che sono il week-end del 25 aprile ed il ponte del primo maggio. Così nasce la data del 3 maggio e così è stata rappresentata dal Governo nazionale.


In quella sede - ha aggiunto Razza - ci è anche stato detto che in ogni caso il dialogo tra lo Stato e le regioni avrebbe valutato la possibilità di anticipare, per alcune attività commerciali, la data del 3 maggio”.


Dunque  la Sicilia dopo il 3 maggio andrà per conto suo? “È stata istituita una “Cabina di regia nazionale” - è la risposta dell'assessore per la Salute - della quale il Presidente Musumeci fa parte, insieme al Presidente Bonaccini e al Presidente Fontana. Quindi la sede ove rappresentare le posizioni, anche divergenti, della nostra Regione è una sede istituzionale e non può che essere quella”.

 

“Il Presidente, oggi - ha continuato Razza -, ha chiesto al Comitato tecnico-scientifico di riunirsi, perché dobbiamo valutare l’ipotesi che lo Stato propenda, come anche alcuni Stati, per andare oltre il 3 maggio, mentre la posizione della Regione siciliana è che oltre il 3 maggio non si debba andare. Anche perché l’epidemiologia del nostro territorio ci dice che ci troviamo in una condizione sostanzialmente diversa da quella in cui possano trovarsi altre regioni italiane”.

 

C’è tuttavia il tema della “fase 2” sotto il profilo sanitario. “C’è una “Fase 2”che va organizzata nel territorio - ha spiegato l'Assessore - e dico anche nella estensione dell’assistenza domiciliare integrata. In questo momento, se vogliamo fare tesoro in un Pronto soccorso dimagrito nel numero delle presenze, dobbiamo profittare oggi di far crescere meglio l’attività della Medicina del territorio e, soprattutto per la gestione delle cronicità, l’attività della Telemedicina nel controllo per i pazienti domiciliarizzati. Sono tutti temi che dovranno essere oggetto di confronto”.

 

“Avrete letto sui quotidiani di oggi - continua - che il Ministero della salute immagina un’analisi epidemiologica su 150.000 cittadini italiani stratificati per classe di età e per luoghi di residenza. L’azione complementare che abbiamo programmato, e che è già in corso di inizio per essere stati consegnati nella giornata di ieri 48.000 kit per avviare questa fase, parte ovviamente dalle zone rosse e quindi da una ricerca epidemiologica nei territori della Regione che sono stati più colpiti, parte dalla necessità di aprire in maniera adeguata le strutture sanitarie e quindi da una mappatura di natura epidemiologica sugli anticorpi che riguarda tutto il personale della aree Covid e tutto il personale delle aree di emergenza, parte dalla necessità di dare il massimo dell’attenzione ai luoghi della fragilità, penso alle residenze sanitarie assistite, alle case di riposo, alle comunità terapeutiche assistenziali, ai luoghi nei quali la maggiore fragilità dei pazienti potrà comportare la necessità di contenere il più possibile la diffusione del contagio.


C’è poi l’esigenza del mondo del lavoro - ha concluso Razza - e nell’ambito della circolare che abbiamo emesso stiamo dando la facoltà alle attività imprenditoriali, alle imprese, ai singoli cittadini di potere fare il test sierologico gravando sui laboratori l’onere di comunicazione del risultato al Dipartimento di prevenzione perché tutti questi dati possano confluire all’interno di un database unico che ci consenta di poter valutare l’allargamento delle possibili azioni di contagio o del suo contenimento”.

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