Pubblicato il 29/03/2020
ATTUALITÀ

“Deci jorni”: alcuni amici del Calatino si ritrovano virtualmente e scrivono il loro Decameron siciliano



"Deci jornj": un "Decameron siciliano". Dieci "narratori", nei giorni del Coronavirus, rifugiatisi virtualmente nel convento dei Frati francescani riformati di Scordia, raccontano le loro 100 "novelle", nella forma espressiva più congeniale. Ognuno è in quarantena in una cella, non può incontrare gli altri, ma può utilizzare i preziosi mezzi di comunicazione. L'iniziativa può essere seguita nella Pagina Facebook e in un gruppo whatsapp. Ne parliamo con l'ideatore: don Sebastiano Cristaudo, giovane diacono della Chiesa Calatina.


di Giacomo Belvedere 

“Carissimi Amici, vogliamo proporvi una nostra iniziativa. In questo momento particolare e di quarantena ci stiamo riunendo virtualmente per vivere un momento di  condivisione attraverso l'arte, partendo dalla grande opera di Giovanni Boccaccio, ovvero il Decameron. Il link che vi inviamo vi permette di entrare nel gruppo "Deci jornj"  e di mettere un "mi piace" per seguirci. Ogni giorno il re o la regina dà un tema e noi ci dilettiamo a dare un contributo con la forma artistica più vicina alla nostra sensibilità”.  


Il Decameron ai tempi del Corona. L’idea è venuta a Don Sebastiano Cristaudo, giovane diacono della Chiesa calatina (è stato ordinato da mons. Peri il 4 luglio dell’anno scorso. Don Sebastiano ha coinvolto alcuni  amici nella sua impresa: scrivere un “Decameron siciliano”, che ha chiamato ”Deci jorni”,che può essere seguita in una pagina Facebook . La pagina Facebook ha già quasi 700 iscritti. Inoltre una cinquantina seguono in gruppo WhatsApp, creato per chi  non ha Facebook.


Ne parliamo con l’ideatore, Don Sebastiano Cristaudo.

Come è venuta l’idea?

È stata una mia idea per vivere questi giorni in maniera alternativa, dando a chi ci segue dei messaggi di speranza e degli spunti di riflessione. Penso che sia un'occasione per stare vicino attraverso l'arte. Anche noi vogliamo rifugiarci in questo mondo virtuale, ipotizzando di riunirci nel convento dei frati francescani riformati a Scordia. Ognuno in una cella non possiamo parlare, ma abbiamo i preziosi mezzi di comunicazione.


Il modello è il capolavoro di Boccaccio: lo seguite fedelmente?

Con fedeltà, ma anche con una certa libertà. La novità sta nel fatto che non è  una finzione letteraria e non si raccontano solo novelle. Il Decameron come sicuramente sa fu ambientato proprio nel 348, anno della peste nera. Boccaccio inventa questo evento in cui 10 ragazzi per scappare dalla peste si rifugiano in campagna e lì raccontano 10 novelle per 10 giorni. Anche noi, eleggiamo ogni giorno un re o una regina, che propone il tema su cui ognuno pubblica un contributo. Siamo dieci persone reali (io e altri 9 che ho coinvolto. Con una ricchezza di diversità per età, professione, stile, idee, ecc. Ci sono tre docenti liceali, studenti, lavoratori. Inoltre, a differenza del Decameron, siamo 3 donne e 7 uomini. E ognuno si esprime con la forma artistica più vicina alla sua sensibilità: prosimetro, monologo, poesia, riflessione, racconto breve, fotografia, disegno, ecc. Quello che Boccaccio narra noi vogliamo viverlo.


Chi sono i "compagni di ventura" di questa impresa?

Questi i 10 “narratori”: Sebastiano Cristaudo: ideatore e narratore, che ogni giorno pubblica un prosimetro tra italiano e dialetto; Paola Tricomi: monologo; Nadia Rosso: racconto breve; Nella Carnazzo: racconto; Gino Calleri: racconto; Antonio Barone: riflessione; Giovanni Cristaldi: poesia; Ezio Zappalà: composizione musicale; Angelo Cristaudo: disegno; Flavio Russotto: fotografia. Contribuiscono, inoltre: Lorenzo Salerno, con componimenti poetici nei giorni di pausa, Giovanni Tambone, cura la parte dei social.

Cinque sono di Scordia (di cui una residente a Legnano, provincia di Milano), 2 di Licodia, 1 di Aci Sant'antonio, 1 di San Gregorio, 1 di Militello. I due collaboratori “esterni, che  non fanno parte dei dieci “narratori” sono di Mineo e Scordia.


Dunque 100 “novelle”, reinterpretate in forme espressive diverse. Il tutto il “deci jorni”?

Anche in questo caso ci ispiriamo a Boccaccio. Come nel Decameron ci sono dei giorni di pausa: venerdì e sabato, per rispetto alla Passione di Cristo. In quei giorni pubblico solo io riflessioni sulla Passione. E testi poetici. Ad esempio una Via Crucis in terzine dantesche in vernacolo. Inoltre Lorenzo Salerno mi collabora rivisitando sonetti o canti della Divina Commedia, ballate. Nella pagina Facebook possiamo pubblicare noi 10. Io sia come ideatore, collaborato da Lorenzo, e come attore dei giorni. E gli altri nove, che ogni giorno pubblicano la loro “novella”, seguendo il tema proposto. I follower invece possono commentare.


Quando è iniziata l’avventura?

È iniziata il 16 marzo. I dieci giorni stanno per finire, ma continueremo con un'altra iniziativa, perché la gente segue. Quindi sto pensando, appena chiuderemo, di continuare con un'altra “opera”.


Oggi è domenica. Un'altra domenica chiusi dentro. Vuol dare un messaggio di incoraggiamento ai nostri lettori?

Certo, lo spunto di riflessione in versi che ho postato oggi.

N'autru jurnata agghiurnau:
la duminica 'ncuminciau.
Oggi è lu jornu di lu Signuri,
nostru Salvaturi,
oggi è uno de jorni de festi
ma ni sti jorni di "pesti"
parunu tutti li stissi li jurnati,
ma nun sa ghiessiri 'nchiappati.
La festa è 'nta lu Curuzu...
ni dassa la rrazia lu Signuruzu
di usari stu tempu di quarantena
avennu di lu poviru pena,
tra nuatri aiutannuni
e amannuni.

QUI LA PAGINA FACEBOOK DOVE SEGUIRE L'EVENTO

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenta
Il tuo commento verrà pubblicato previa approvazione. Soltanto il nickname sarà visibile a tutti gli utenti.