Pubblicato il 20/03/2020
AMBIENTE

Son tornate le rondini…



Sono tornate le rondini Ma da dove vengono? Cosa li spinge ad emigrare? Come si orientano lungo il loro viaggio? Perché sono così importanti per la nostra biodiversità?


di Sebastiano Russo

Mentre siamo costretti a starcene a casa a riempire le ore in attesa che l’incubo coronavirus passi, il ciclo della vita va avanti nonostante tutto. Provate a guardare con un po’ di attenzione il cielo e vi accorgerete che proprio in questi giorni sono arrivate le prime rondini a ricordarci che la vita va avanti e che la primavera è alle porte. Ma da dove stanno tornando? Cosa li spinge ad emigrare? Come si orientano lungo il loro viaggio? Perché sono così importanti per la nostra biodiversità?

Noi le chiamiamo volgarmente “Rondini” ma in realtà si distinguono in rondine (Hirundinidae), rondone (Apus Apus) e balestruccio (Delichon urbicum).


RONDINE – La rondine è lunga circa 17-19 cm, ha una coda lunga e biforcuta, ali lunghe, curve e aguzze, il becco piccolo diritto di color grigio scuro. La si riconosce dal colore blu scuro (quasi nero) sul dorso, grigiastro sul ventre, gola e fronte sono di un color arancione scuro

RONDONE – Il rondone è leggermente più lungo di una rondine e può arrivare fino a 21 cm, la sua coda più corta di quella della rondine e il suo piumaggio tutto scuro. Il rondone appartiene all’ordine degli Apodiformi, dal greco apous, ossia “privo di piedi”. Le dimensioni ridotte delle loro zampe non permette loro di toccare il suolo, non potrebbero spiccare il volo da una posizione a terra. I rondoni hanno una specifica peculiarità: raggiungono i 320 km/h e sono fra gli uccelli più veloci al mondo.

BALESTRUCCIO – Il balestruccio è più piccolo della rondine e del rondone, raggiunge i 13-15 cm. Ha una coda meno biforcuta ed ali più corte, il suo dorso è nero, presenta una piccola macula bianca sopra la coda. Anche la gola e il ventre sono di color bianco.


La migrazione delle rondini si compone di due viaggi, uno chiamato di andata verso i territori di svernamento o riposo, detto anche viaggio post-nuziale o passo, e uno di ritorno verso i territori di nidificazione, detto anche viaggio pre-nuziale o ripasso.

La migrazione primaverile inizia in febbraio-marzo mentre la migrazione autunnale inizia verso la fine di agosto e termina in ottobre. La migrazione autunnale si svolge in un tempo più lungo rispetto a quella primaverile perché in primavera bisogna arrivare per primi sui luoghi di riproduzione e scegliere i posti più agevoli dove costruire il nido e convincere le femmine ad accoppiarsi.


Le Rondini si riproducono dal mese di aprile fino alla fine di agosto. I maschi, dopo aver scelto l’areale di riproduzione ed in esso un territorio di alcuni metri quadrati dove ritengono sicuro il costruendo nido, lo difendono dagli altri maschi rivali con esibizioni canore o anche con vere e proprie aggressioni.


I maschi, durante il corteggiamento cantano ed aprono la coda a ventaglio cosi da attirare l’attenzione della potenziale partner nel sito prescelto per la riproduzione. Il corteggiamento si protrae anche per due settimane.

La coppia appena formata inizia la costruzione del nido o ne ristruttura uno vecchio. Il nido della Rondine ha la forma di una coppa o una mezza coppa poco profonda fatta da palline di fango raccolte nelle vicinanze, rivestita all’interno da piume e paglia.


Le dimensioni dei nidi vanno da 20 cm di larghezza e 10 cm di profondità. Vengono collocati su travi o davanzali delle costruzioni e si trovano ad un’altezza dal terreno di 2-5 m. La costruzione del nido può durare dai tre giorni a più di due settimane.

La deposizione delle uova comincia mediamente 16 giorni dopo la formazione della coppia, la femmina depone un uovo al giorno per un massimo di 6 uova.


Durante la stagione riproduttiva la Rondine alleva 2-3 nidiate. La cova inizia dopo la deposizione del penultimo o dell’ultimo uovo e dura mediamente 14 giorni. È la femmina ad occuparsi della cova delle uova e si allontana dal nido esclusivamente per alimentarsi. Il presidio del nido è costante e serve per evitare il fenomeno del “parassitismo” da parte di altre Rondini.


Capita che altre famiglie di Rondini, vedendo il nido abbandonato, depongano le proprie uova all’interno del nido di un’altra coppia occupandolo “abusivamente”. La schiusa avviene solitamente nelle ore diurne e continua per 24-48 ore dal momento della schiusa del primo uovo. I pulcini emettono i primi suoni verso il quarto giorno di vita ed aprono gli occhi tra i quattro e i nove giorni di età.


Il primo volo dei pulli avviene circa al ventesimo giorno di vita in un arco di tempo di 48 ore. I piccoli cominciano ad allontanarsi progressivamente dal nido fino all’inizio della seconda covata quando il maschio li scaccia.

In Italia si invola in media il 92,4% dei pulli gli altri non raggiungono il volo per mancanza di cibo o per la presenza di parassiti, ma l’insidia più grande per i pulli è l’infanticidio causato dai maschi senza compagna che cercano di accoppiarsi.

La femmina la cui nidiata e stata uccisa abbandona allora il proprio partner sociale e si lega all’infanticida.


La Rondine è una specie monogama: la coppia che si forma rimane unita tutta la stagione riproduttiva e spesso dura tutta la vita ma si verificano anche casi di poliginia quando il maschio è di scarsa qualità. La lunghezza delle timoniere esterne rappresenta agli occhi della femmina un segnale della qualità del maschio.

La vita media di una Rondine è di circa due anni ma sono state osservate in Italia Rondini che raggiungono anche il settimo anno di vita. 


Le Rondini si nutrono di artropodi dall’esoscheletro sottile, come Ditteri, Imenotteri, Lepidotteri, Coleotteri ed Emitteri catturandoli in volo. I piccoli sono accuditi da entrambi i genitori che portano il cibo e lo rigurgitano nel becco e rimuovono con la lingua le ali delle prede subito prima di nutrire i pulli. L’areale di caccia è circoscritto attorno al luogo di nidificazione, solitamente entro un raggio di 400 m.


 Le Rondini italiane svernano prevalentemente in Nigeria e nell’Africa centrale percorrendo dai 4 ai 5 mila chilometri.

Negli areali di svernamento la Rondine vive principalmente nelle savane, nei pascoli umidi, nelle paludi e in aree agricole. Soltanto il 35% degli individui supera queste prove e riesce a tornare negli areali riproduttivi la primavera successiva.


A mettere in moto l’istinto migratorio è la durata dell’illuminazione e la stagionalità che generano alterazioni ormonali.

Le rotte migratorie dipendono da fattori ereditari, ma va sottolineato che gli uccelli sono capaci di percepire la posizione del sole, i suoi movimenti, memorizzano l’ubicazione delle catene montuose e dei sistemi fluviali, individuano la direzione dei venti, e prevedendo possibili perturbazioni, la posizione della luna e delle costellazioni e il campo magnetico terrestre.

A volte gli uccelli migratori sono costretti a modificare le rotte migratorie a causa dell’inquinamento luminoso che disturba l’orientamento notturno alterando la percezione delle stelle.


La Rondine è un ottimo indicatore biologico, la sua presenza ci sta ad indicare lo stato di conservazione del nostro ambiente inoltre è una delle circa 120 specie di uccelli che Bird Life International indica come minacciate dalle modificazione delle pratiche agricole. L’uso di sostanze chimiche, pesticidi, erbicidi e fertilizzanti riducono notevolmente la quantità di insetti e la parte rimanente rischia di essere tossica. Anche le aree di svernamento in Africa stanno subendo notevoli modificazioni dovute ai cambiamenti climatici. I canneti e altri luoghi umidi scompaiono per lasciare il posto a coltivazioni intensive e bacini artificiali.


L’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, 2010) individua la Rondine come una specie a “rischio minimo”, anche se la riduzione della popolazione del 50% in dieci anni dovrebbe indurre ad una maggiore salvaguardia da parte delle istituzioni e dei singoli cittadini.


Primo fra tutti si raccomanda la salvaguardia del nido delle rondini. Purtroppo è una pratica consolidata nelle case e nei condomini la distruzione dei nidi di Rondine perché sporcano con le deiezioni. Alcune amministrazioni avvedute si sono già adoperate per la modifica dei regolamenti edilizi prevedendo nelle nuove costruzioni in zone agricole e periferiche specifiche indicazioni per favorire la nidificazione delle rondini (sulle nuove costruzioni o sulle ristrutturazioni dei tetti vengano lasciati aperte - apertura minima cm. 5x5 oppure cm3X6 - e per una profondità di almeno 30 cm tutte le tegole finali e almeno due o più file di tegole nelle parti superiori del tetto) altre ancora hanno adottato la delibera “Salvarondini” proposta dalla LIPU ma solo la conoscenza di queste straordinarie creature potrà dare un impulso concreto alla loro sopravvivenza.

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