Pubblicato il 08/03/2020
RELIGIONE
La chiesa di S. Anna, a Caltagirone, oggi

Coronavirus, la CEI precisa: “Vanno sospese anche le messe in tutta Italia”



L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le “cerimonie religiose”. Così precisa oggi il comunicato della Conferenza Episcopale Italiana.


di Giacomo Belvedere

Questa messa non s'ha da fare. È caos sull'interpretazione da dare alle misure di contenimento e contrasto all'emergenza Coronavirus previste dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entrato in vigore oggi. Fra le cerimonie religiose sospese vanno comprese anche le messe ferali e festive? E ciò vale per tutto i trerritirio mazional eo solo per le cosiddete “zone rosse”?


Nel sito della Cesi, la Conferenza episcopale siciliana si legge: “Prendendo atto del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato a definire il quadro degli interventi per arginare il rischio del contagio del "coronavirus" (COVID-19), ciascuna Diocesi ha adottato i propri provvedimenti che possono essere visionati sui siti diocesani”. Dunque, si lascia ogni decisione in merito ai singoli Ordinari diocesani.


Per quanto riguarda la Diocesi di Caltagirone, dal vescovo mons. Calogero Peri è giunta la raccomandazione (oltre a quanti già stabilito in precedenza: omissione scambio della pace, comunione in mano, acquasantiere vuote, sospeso catechismo, chiusi oratori), di sospendere, fino al 3 aprile, le attività che potessero coinvolgere un significativo numero di persone, in particolare le feste popolari e le processioni.

Rinviati, dunque, la festa S. Giuseppe e gli appuntamenti previsti per il X Anniversario dell'Ordinazione Episcopale.

Ma sulle messe, il vescovo calatino è stato più possibilista: “Oltre a garantire le celebrazioni eucaristiche feriali e festive d’orario – ha scritto -, se lo si ritiene opportuno, al fine di evitare il sovraffollamento, si celebrino altre sante messe; si raccomanda inoltre di mantenere aperte in modo prolungato le chiese per permettere ai fedeli di recarsi a pregare anche in altri orari”.


E oggi si è assistito a un fai da te: fedeli che si tenevano a debita distanza; c'è stato anche chi ha utilizzato, come il parroco d S. Anna a Caltagirone, i nastri della Protezione civile per segnare le debite distanze tra fedeli nei banchi. Un'esagerazione? A quanto pare no. Anzi: sembra proprio che ci sarebbero volute misure più drastiche: le messe non si sarebbero dovute celebrare.


Questo è quanto si ricava dalla precisazione venuta, oggi, la Cei, la Conferenza Episcopale italiana, che ha interpellato il Governo: “L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le “cerimonie religiose”. L'interpretazione sembra inequivocabile: niente messe. Domani è stata convocata una riunione della Cesi per dirimere la questione. 


Questo il comunicato integrale:

“La Chiesa che vive in Italia e, attraverso le Diocesi e le parrocchie si rende prossima a ogni uomo, condivide la comune preoccupazione, di fronte all’emergenza sanitaria che sta interessando il Paese. chi ha segnato che vive in Italia e, attraverso le Diocesi e le parrocchie si rende prossima a ogni uomo, condivide la comune preoccupazione, di fronte all’emergenza sanitaria che sta interessando il Paese.


Rispetto a tale situazione, la CEI – all’interno di un rapporto di confronto e di collaborazione – in queste settimane ha fatto proprie, rilanciandole, le misure attraverso le quali il Governo è impegnato a contrastare la diffusione del "coronavirus".


Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, entrato in vigore quest’oggi, sospende a livello preventivo, fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale "le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri".


L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le "cerimonie religiose". Si tratta di un passaggio fortemente restrittivo, la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”.


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