Pubblicato il 28/12/2019
ATTUALITÀ

Sia lode al congiuntivo: è il sale della democrazia



Sbagliare un congiuntivo non è solo un veniale errore grammaticale. È molto di più. È il sintomo di una deriva autoritaria del pensiero, appiattito acriticamente sullo status quo. Il congiuntivo è possibilista: è il modo verbale della speranza, del desiderio e della fantasia, il modo verbale di chi sogna una realtà “altra”.


di Giacomo Belvedere

“Si dice che il congiuntivo stia decadendo per un anelito inconsapevole a semplificare. Ma forse c’è qualcosa di più profondo. L’indicativo è assertivo: un’opinione è una certezza. Il congiuntivo porta dubbi e confronto”. Così Luigi Dei, rettore dell’Università di Firenze. Il congiuntivo non segue, infatti, la legge dell’ipse dixit, ma offre piste di ricerca; non lega a dogmi inconfutabili, ma prospetta ipotesi da sottoporre al vaglio della verifica.


Ma c’è di più. Il congiuntivo non è solo dubitativo e possibilista, perché suggerisce che la realtà è, ma potrebbe anche essere unaltra. Il congiuntivo è esortativo. Non impone, ma propone. Non è assolutista e autoritario come l'imperativo. È il modo verbale dell’umiltà.


E ancora: è antidoto contro l’appiattimento acritico sullo status quo, contro il pragmatismo ottuso dei fatti, accettati sic et simpliciter, come verità indiscusse e indiscutibili. Per tali ragioni è anche il modo verbale della speranza, del desiderio e della fantasia, il modo verbale dei sognatori e dei poeti, che della realtà sanno cogliere le sfumature, loltre che rimanda ad un altrove rispetto all'opaca e banale oggettività.


L’indicativo afferma; l’imperativo comanda;  il congiuntivo immagina. L’indicativo è un presuntuoso dito indice, che ti fa vedere quella realtà, e solo quella; l’imperativo è un arrogante pugno sbattuto sul tavolo, che non ammette repliche; il congiuntivo è una mano amica tesa, che invita alla ricerca di una verità “altra”.


Sia lode al congiuntivo, dunque. Sbagliare un congiuntivo, infatti, non è solo un veniale errore grammaticale. È molto di più. È il sintomo di una deriva del pensiero, di uno slittamento sconsiderato da una forma mentis dialogica, verso una forma mentis apodittica e autoritaria.


Un vulnus esiziale, perché il “pensare al congiuntivo” è l’humus dove attecchisce e cresce il confronto democratico. L’eclissi del congiuntivo (e del condizionale, suo fratello) è l’eclissi stessa della democrazia. E salvare il congiuntivo dall'estinzione, non è il passatempo esclusivo dei puristi, ma è educare al pensiero democratico.

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