Pubblicato il 22/12/2019
ATTUALITÀ

Gesù, il salvagente crocifisso



Il giubbotto salvagente, appeso a una croce, che papa Francesco ha voluto fosse collocato in Vaticano nel cortile del Belvedere, era di un migrante, annegato in mare lo scorso mese di luglio.

di Giacomo Belvedere


Blasfemo. Eretico. Fa discutere il giubbotto salvagente appeso a una croce che papa Francesco ha voluto fosse collocato in Vaticano nel cortile del Belvedere. Il giubbotto era di un migrante, annegato in mare lo scorso mese di luglio, una delle tante, troppe vittime inghiottite dalle onde, ma più ancora dal gorgo della nostra cinica indifferenza.


Immediata la reazione dei nuovi farisei che oggi, come duemila anni fa, si stracciano le vesti e gridano allo scandalo, alla provocazione inaudita. Sono gli stessi che baciano crocifissi, ma non accettano lo scandalo della croce. Non si rendono conto che se la croce non è accolta in tutta la sua scandalosa realtà, non si dà salvezza alcuna, e la croce resta un segno opaco di condanna senza appello.


Quella di papa Francesco è indubbiamente una voluta provocazione, che interroga e inquieta le coscienze. Ma che altro è il vangelo, se non una pro-vocazione, un invito pressante alla conversione del cuore indurito?


L’accusa di blasfemia non è nuova. Gesù di Nazareth fu crocifisso perché blasfemo: osava predicare che il sabato era per l’uomo e non viceversa; che prima della legge, delle regole, ci sono le persone tout court, senza distinzione di religione, condizione sociale, sesso: nel suo nome “Non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio e femmina”(Gal 3,28).


Un vangelo intollerabile per i custodi dello status quo, che vollero zittire per sempre quel provocatore. Il Nazareno morì sulla croce, rifiutando la comoda scappatoia di salvare sé stesso e la logica egoistica del prima i nostri: mise prima gli “altri”.


Oggi, il vangelo della quarta domenica di Avvento ci racconta il sogno di Giuseppe, l'angelo che gli dice: “tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). Gesù, in aramaico Jeshua, vuol dire Jawheh salva. È lui il salvagente. Ma i suoi non l’hanno riconosciuto e lo hanno crocifisso. Incapaci di sogni, troppo occupati a salvare le proprie meschine regole e il proprio banale quieto vivere, per riconoscerlo su quella croce e in tutti i crocifissi della storia. 

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