Alle due aziende capofila in Sicilia, rispettivamente della Rete Per la
Terra Vigne di Mazzarrone e della Rete Per la Terra Orti Iblei, l’Associazione
NoCap ha rilasciato il bollino etico. Nel progetto di filiera etica siciliana
sono stati impegnati circa 30 braccianti extracomunitari che usufruiscono anche
dei servizi dell'associazione Astra di Caltagirone presieduta da Emanuela
Lollo: alloggi, documenti e orientamento al lavoro.
Lunedì 11 novembre a Mazzarone, alle ore 10 presso la sede
dell'azienda Novello, al chilometro 12 della strada provinciale 63, si terrà
una conferenza stampa per dare conto del secondo step del percorso che sta
dando vita alla prima filiera etica contro il caporalato. Dopo l'avvio del
progetto a Foggia lo scorso 23 settembre, realizzato nei campi dell'azienda
Prima Bio, si prosegue in Sicilia con l'azienda “Novello” che produce uva da
tavola IGP a Mazzarrone e con “La Vita Bio” di Chiaromonte Gulfi (RG) che ha in
produzione tre tipi di pomodoro: ciliegino, datterino e pomodorino giallo.
Interverranno alla conferenza stampa: Gianni Fabbris,
presidente Rete Perlaterra; Francesco Pomarico, direttore operativo del gruppo
Megamark; Yvan Sagnet, presidente NoCap; Maurizio Ciaculli, Altragricoltura;
Salvatore Novello, titolare azienda Novello; Nicola Arena, titolare azienda La
Vita Bio; Don Beniamo Sacco, sacerdote di Vittoria; Giovanni Spata, sindaco di
Mazzarrone; Sebastiano Gurrieri, sindaco di Chiaramonte Gulfi; Tano Malannino,
coordinatore delle Reti PerlaTerra della Sicilia; On. Valentina Palmeri,
Assemblea Regionale Siciliana - Vicepresidente IV Commissione Ambiente
Territorio e mobilità; On. Angela Foti, Assemblea Regionale Siciliana -
Vicepresidente III Commissione Attività Produttive.
Alle due aziende capofila, rispettivamente della Rete Per la
Terra Vigne di Mazzarrone e della Rete Per la Terra Orti Iblei, e con il
supporto del controllo qualità di Lucio Cavazzoni di Goodland srl, l’Associazione
NoCap ha rilasciato il bollino etico. Nel progetto di filiera etica siciliana
sono stati impegnati circa 30 braccianti extracomunitari che usufruiscono anche
dei servizi dell'associazione Astra di Caltagirone presieduta da Emanuela
Lollo: alloggi, documenti e orientamento al lavoro.
INFORMAZIONI DEL PROGETTO - Il progetto della prima filiera etica in Italia contro il
caporalato è frutto dell’intesa tra il Gruppo Megamark di Trani (leader della
distribuzione moderna nel Mezzogiorno con oltre 500 supermercati), l’associazione
internazionale anticaporalato NO CAP (creata da Yvan Sagnet nel 2011
successivamente alla prima protesta di braccianti per le condizioni di vita e
di lavoro avvenuta a Nardò, in provincia di Lecce e impegnata nel promuovere e
valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei
lavoratori) e Rete Perlaterra (associazione e rete tra imprese che promuovono
pratiche agroecologiche di lavoro della terra).
Si tratta del primo esperimento in Italia basato su un
sistema di tracciabilità delle filiere agroalimentari mediante l’uso congiunto
del bollino etico denominato “NoCap” promosso dall’Associazione NO CAP e del
marchio di qualità etico “IAMME”, a breve nei supermercati a insegna A&O,
Dok, Famila, Iperfamila e Sole365 del Mezzogiorno con cinque tipologie di
conserve di pomodoro biologico, frutta e verdura fresche.
Il progetto mira a contrastare il caporalato e, in generale,
il lavoro irregolare nel settore agricolo, garantendo ai produttori un prezzo
giusto per i loro prodotti e ai lavoratori il pieno rispetto dei loro diritti,
a partire dall’applicazione dei contratti collettivi del lavoro. Nel protocollo
firmato alcuni giorni fa, infatti, il Gruppo Megamark si è impegnato ad
acquistare prodotti agricoli etici garantiti dal bollino NoCap, rilasciato dopo apposite verifiche effettuate dagli ispettori dell’Associazione
NO CAP e, successivamente, dall’ente di certificazione DQA accreditato presso
il Minpaf e Accredia.
In questa fase sperimentale, il progetto si sta svolgendo in
tre aree d’Italia: in Capitanata (Puglia), dove si raccolgono pomodori che si
trasformano in conserve (pelati e passate) coinvolgendo circa 60 lavoratori,
nel Metapontino (Basilicata) in cui un centinaio di lavoratori raccolgono e
confezionano prodotti freschi (tra cui finocchi, carciofi, peperoni, uva,
insalata, ortaggi e frutta) e nel Ragusano (Sicilia), dove una quarantina di
lavoratori coltivano alcune varietà di pomodoro (pachino, pomodori gialli,
ciliegino).
Al momento il progetto coinvolge una ventina di aziende e
circa 100 braccianti extracomunitari selezionati principalmente all’interno di
ghetti e baraccopoli delle tre regioni, sottratti alla malavita e al ricatto
dei caporali. A questi ragazzi, provenienti da Ghana, Senegal, Mali, Burkina
Faso, Gambia e Costa d’Avorio, sono stati garantiti alloggi dignitosi (al posto
dei ghetti) e contratti di lavoro regolari, spostamenti con mezzi di trasporto
adeguati (al posto dei furgoni “killer” dei caporali), visite mediche,
dispositivi per la sicurezza sul lavoro (scarpe antinfortunistiche, tute,
guanti, mascherine) e bagni chimici nei campi di raccolta.
IL DECALOGO NO CAP
I sei aspetti aziendali valutati con la matrice
multi-funzione ‘NoCap’, racchiudono i vari punti del de calogo alla base dell’attività
dell’associazione:
-
Rispetto per il lavoro . Niente sfruttamento di manodopera
sottopagata o schiavizzata. Contratti di lavoro le - gali e soprattutto UMANI.
-
Rispetto per l’ambiente e il paesaggio . Le attività
economiche non devono distruggere le coste, i boschi, le montagne i laghi e le
altre risorse naturali che sono la base dell’economia del turismo e generano
PIL soste - nibile per il Paese.
-
Rispetto per la salute dei cittadini . Produzione senza
contaminanti e nessuna immissione di sostanze nocive nell’ambiente che
inquinano il suolo, avvelenano l’aria o l’acqua e causano malattie.
- Produzione di energia senza emissioni . Decarbonizzazione
progressiva dei processi produttivi secondo il mo - dello energetico
distribuito e interattivo della Terza Rivoluzione Industriale, incentivando l’attività
dell’auto - produzione (prosumer), e l’aggregazione di micro reti digitali di
energia rinnovabile integrata nelle attività d’impresa.
-
Finanziamento etico delle attività di impresa . Anche i
finanziamenti delle attività economiche devono segui - re il modello
democratico e distribuito, con la massima diffusione del micro credito, dell’azionariato
popolare (crowdfunding) e della finanza popolare tramite appositi pacchetti
specifici delle banche cooperative e delle casse di credito locali.
- Ritorno alla filiera corta e locale per la diffusione
commerciale dei prodotti con l’introduzione di norme di favore per la vendita
di filiera corta a vantaggio delle piccole aziende per una giusta distribuzione
commer-ciale.
- Valorizzazione della trasformazione con processi ad alto
valore aggiunto realizzati il più vicino possibile ai luoghi di produzione e
integrati nei processi aziendali.
- Adozione di pratiche a rifiuti zero sia nella produzione e
nella distribuzione. Diminuzione progressiva di im - ballaggi e sistemi
premianti per il riuso e riciclo che devono essere integrati nelle attività
aziendali ed incen - tivate.
- Promozione di nuove proposte turistiche ispirate all’offerta
di un “turismo esperienziale” che porti sotto la guida di cittadini esperti,
turisti provenienti da realtà urbane a conoscere tramite il lavoro, nelle arti,
nell’ar - tigianato e nella coltivazione, secondo la logica espressa da Carlo
Petrini, secondo cui oltre a far viaggiare i prodotti verso i consumatori,
vanno fatti viaggiare anche i consumatori verso i prodotti.
- I Contratti di Rete. Si tratta di un modello di
collaborazione tra imprese che consente, pur mantenendo la propria
indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi
condivisi, incrementando la capacità innovativa e limitando i costi di
gestione.