Pubblicato il 31/08/2019
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ph. Mediterranea Saving Humans

Mare Jonio: “Tre giorni bloccati in mare: quanto possiamo resistere?”



“In ogni loro racconto – rivelano i volontari -, man mano che passano le ore, emergono dettagli che lasciano senza fiato. C’è chi ti fa toccare le cicatrici delle torture: “Senti, senti qui”. C’è chi ti racconta che in Libia ha passato due anni da schiavo. Le violenze sessuali. Le botte con il calcio del fucile. Le frustate, la corrente elettrica. Tutto il campionario dell’orrore”.


“Queste persone hanno bisogno di sbarcare. Ora. Non possono più aspettare”. L’appello che viene oggi da Mare Jonio è perentorio. “Siamo sempre più preoccupati per le condizioni psicologiche dei sopravvissuti, i ventotto uomini e le sei donne che sono rimasti a bordo con noi. Hanno già passato l’inferno: quanto possono reggere ancora, bloccati in mezzo al mare?”. La nave di Mediterranea Saving Humans, bloccata d a tre giorni, al limite delle acque territoriali a 13 miglia nautiche a Sud da Lampedusa, dal decreto del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, controfirmato dai ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, che vieta di entrare in acque italiane.


Dopo il via libera alle 64 persone più vulnerabili, per i 34 migranti rimnasti a bordo persiste il no del Governo italiano. Governo che, peraltro, è dimissionario.  
“In ogni loro racconto – rivela Mediterranea -, man mano che passano le ore, emergono dettagli che lasciano senza fiato. C’è chi ti fa toccare le cicatrici delle torture: “Senti, senti qui”. C’è chi ti racconta che in Libia ha passato due anni da schiavo. Le violenze sessuali. Le botte con il calcio del fucile. Le frustate, la corrente elettrica. Tutto il campionario dell’orrore”.

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Migranti che per raggiungere “il miraggio della libertà”, hanno affrontato la difficile traversata in mare, due notti alla deriva, e, raccontano i volontari - “sei uomini - sei amici - che sono spariti nel buio del mare, molti altri che sono cascati giù e sono stati riportati a fatica sul gommone, niente da mangiare, qualcuno che riesce ad afferrare un pesce al volo. Il gommone comincia a cedere, poi l’alba di mercoledì: le luci della Mare Jonio che si avvicinano, l’arrivo dei soccorsi, la salvezza a bordo. Ma l’incubo non è finito: siamo ancora qui. In mezzo a quel mare che ha rischiato di inghiottirli” .

“L’equipaggio sta facendo tutto il possibile – conclude Mediterranea -  e ci stiamo attrezzando per l’impossibile - per cercare di rassicurarli e tranquillizzarli. Ma quanto ancora può durare? Quanto si può tirare la corda della resistenza di un essere umano, prima che si spezzi? E quando si spezza, cosa succederà? E di chi sarà la responsabilità?”.

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