Pubblicato il 30/08/2019
ATTUALITÀ
ph. Mediterranea Saving Humans

Mare Jonio, sbarcano donne e bambini più vulnerabili, restano a bordo in 34: le loro storie



Via libera a notte tarda allo sbarco dei 64 naufraghi più vulnerabili: delle donne incinte, mamme con bambini, minori non accompagnati. Rimangono a bordo 34 persone, tra cui donne sole, uomini in condizioni precarie a seguito di maltrattamenti e torture, e in stato di stress post traumatico E Mediterranea racconta le loro storie perché, dietro i numeri freddi, ci sono persone. 


“Poco fa i 22 bambini, i loro familiari e i naufraghi più vulnerabili salvati dalla Mare Jonio sono sbarcati a Lampedusa grazie al supporto della Guardia Costiera. Ancora 34 naufraghi rimangono a bordo in balìa delle onde. Fateci sbarcare tutti”. Con questo tweet, dopo le 23 di ieri, Mediterranea Saving Humans comunicava il via libera dato a notte tarda allo sbarco delle donne incinte, mamme con bambini, minori non accompagnati.


“Dopo le reiterate richieste che abbiamo avanzato da questa mattina ­- racconta in una nota postata ieri Mediterranea -, finalmente le autorità italiane hanno permesso alla Guardia Costiera di venire a trasbordare su una motovedetta, per portarli a terra, i naufraghi più vulnerabili: donne incinte, mamme con bambini, minori non accompagnati”.


“Siamo felici sollevati per loro – continua la nota - e grati agli uomini e alle donne della Guardia Costiera e ai medici del personale sanitario che hanno effettuato il trasbordo in condizioni meteo marine avverse, come segnaliamo da stamattina. Un approdo in porto o un punto di ridosso protetto dal mare grosso sarebbe stato certamente più sicuro”.


“Rimangono a bordo 34 persone, tra cui donne sole, uomini in condizioni precarie a seguito di maltrattamenti e torture, e in stato di stress post traumatico. Chiediamo con forza che questi naufraghi, insieme all’equipaggio, possano sbarcare prima possibile”, si conclude la nota, spiegando che la situazione  a bordo resta precaria: .”Si è aggiunto al moto ondoso che non ci lascia tregua un guasto all’evaporatore e al dissalatore che ci privano di acqua corrente: siamo senza rubinetti, cucina e bagno, e rimane solo acqua in bottiglia. Queste persone non possono, non devono aspettare che le loro condizioni di salute si aggravino ulteriormente per essere autorizzati a scendere. Fateli sbarcare, fateci sbarcare. Tutti”.


NON NUMERI MA PERSONE - Sempre ieri nel profilo tweet, Mediterranea ha raccontato alcune storie nei naufraghi salvati, perché dietro i numeri freddi, ci sono storie che pulsano vita. “Chi è a bordo non è un numero” – si legge. “È una persona. In questo momento non ce la sentiamo di associare a ogni storia una faccia o un nome. Perché vogliamo proteggerli. Come abbiamo fatto da quando li abbiamo strappati al mare, come faremo finché saranno a terra”.


E segue l’elenco martellante di storie di violenza, soprusi, dolore, che si concludono tutte con una domanda che interroga le coscienze: “è un nemico pubblico?”: “Bambino, 6 anni, una sparatoria in Costa d’Avorio gli ha portato via due dita della mano. 29 anni, scappata da un matrimonio forzato, violentata in un lager libico. 18 anni, sola, incinta dopo uno stupro in Libia. 19 anni, sola, orfana, violentata in Libia. 15 anni, sola, picchiata in Libia. 31 anni, scappata dal marito che la picchiava, stuprata in Libia. 27 anni, torturata e picchiata in Libia. 22 anni, una figlia, vedova: il marito è andato disperso durante il viaggio nel deserto. 27 anni, abbandonata dal marito, è qui a bordo con un infante. 27 anni, partita con il marito, violentata e torturata in Libia. 31 anni, vedova, è qui con i tre figli.


Ci sono anche gli uomini: Ferite da coltello. Corrente elettrica. Bruciature. Acqua bollente. Botte con il calcio del kalashnikov. Queste le torture che raccontano gli uomini. Un uomo che scappa dalla tortura è un nemico pubblico? Fateli scendere”.

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