Sono 17 i soggetti indagati con l’accusa di turbativa dell’ordine pubblico dalla Procura di Caltagirone sui noti fatti avvenuti tra il pomeriggio e la sera del 25 marzo a San Michele di Ganzaria, quando la “varetta” del Cristo Morto ha deviato dal percorso stabilito per salire al Carmine, fermandosi per circa mezz’ora davanti alla residenza di Francesco La Rocca, boss detenuto a Asti in regime di 41 bis.
Il vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri ha nel frattempo sospeso temporaneamente tutte le processioni nel piccolo centro del calatino, perché, ha detto, «è mio dovere qualora se ne ravvisasse il pericolo, difendere la fede e la tradizione popolare da tutto ciò che è antievangelico». Restano “congelate” dunque per il momento, in attesa che la situazione decanti e si rifletta «sotto il profilo pastorale su quanto è successo», la processione di San Francesco di Paola, che si sarebbe dovuta svolgere tra due settimane e quella del Corpus Domini, il 29 maggio.
Abbiamo sentito sulla controversa questione il Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera. Un’intervista esclusiva per «Il Sette e Mezzo».
D. Il 25 marzo, Venerdì Santo, a San Michele di Ganzaria si è svolta una processione un po’ anomala. È stato deviato il percorso autorizzato dal parroco e dalle istituzioni, sembra per ritornare in una parte dell’itinerario che era stata omessa, tra cui piazza Monte Carmelo dove ha residenza Francesco La Rocca.
R. Il percorso iniziale degli anni passati prevedeva il passaggio in questa piazzetta dove risiede la moglie del noto Francesco La Rocca. Quest’anno è stato ufficialmente comunicato che quella parte di percorso non sarebbe stato più fatto. Il parroco l’ha detto ufficialmente. Quando la processione è arrivata all’altezza della via che sale in questa piazza, delle persone sono intervenute, persone dell’entourage di La Rocca, e si sono messe accanto ai portatori della “varetta” e l’hanno fatta salire fino a lassù. Lì l’hanno deposta per circa 30 minuti, è scesa la moglie del La Rocca, è stata un po’ di tempo davanti al Cristo e sul balcone della sua abitazione c’era uno stendardo rosso. Dopo circa 30 minuti sono scesi e si sono ricongiunti al resto della processione, perché tutti gli altri, la gran parte è rimasta giù, una piccola parte è salita su. E sono rimasti giù all’incirca 50 minuti ad aspettare. Questi sono i fatti. Noi ovviamente abbiamo tutte le immagini di questo episodio e stiamo identificando e individuando le singole responsabilità.
D. Si può pensare a una cosa programmata?
R. Sì, c’era lo stendardo messo lì e la signora al balcone.
D. Ci sono al momento 17 indagati, sono solo i portatori del fercolo del Cristo Morto o anche altri?
R. Ma no, 17, no, perché i portatori potevano essere un sei, sette, otto, ma oltre a loro c’era un contesto di gente che ha programmato tutta questa situazione, li ha accompagnati, gli ha fatto segno di salire, ha bloccato la folla, insomma, quelli tutti accanto. Infatti le indagini hanno come obiettivo quello di individuare i singoli ruoli di questi soggetti.
D. Ci sono delle reazioni sui social network da parte della famiglia La Rocca relativi a questo episodio, che assolutamente difendono ciò che secondo loro è stata una scelta di popolo.
R. Ovviamente non faccio alcun commento a quello che possono dire queste persone.
D. Il vescovo ha sospeso tutte le processioni temporaneamente. Ci sono stati contatti con la Curia oppure è un‘iniziativa presa autonomamente?
R. No, è un’iniziativa del vescovo.
D. Lei pensa che ci sia un messaggio dietro a questo episodio che qualcuno abbia voluto lanciare a qualcun altro o anche alla stessa cittadina: una presa di posizione per affrancarsi da qualcosa - togliere quella parte di percorso della processione – che poteva sembrare uno smacco?
R. Allora, ma questa è una mia opinione personale che esula dal contenuto delle carte processuali, io posso pensare che aver modificato il percorso possa essere stato interpretato in maniera negativa dall’entourage del La Rocca, cioè preso come una sorta di indebolimento, nell’immaginario collettivo, della forza criminale della famiglia stessa. E quindi loro non hanno accettato questa decisione e hanno ristabilito quello che era il percorso degli anni scorsi.
D. Un voler ribadire, cioè, il controllo del territorio in un momento in cui si sa che i Laudani vogliono penetrarvi e c’è rimescolamento delle carte, per dire: questa zona la controlliamo ancora noi?
R. Ecco, anche questo potrebbe essere.
D. Ma sui social e in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, diversi cittadini di San Michele negano che si sia voluto rendere omaggio al boss.
R. In fondo, in queste realtà tante cose sono travisate e non tutti sono consapevoli che quella persona è un soggetto che ha ucciso, è un capo mafia e sta in galera perché sta espiando gravissimi delitti.
D. Per la famiglia è un grande uomo, un uomo che ha umiltà…
R. Per la famiglia è un grande uomo e probabilmente per molti suoi compaesani è un grande uomo e – ripeto – non tutti riescono a comprendere che quello che per loro è un grande uomo è un efferato assassino.
D. Quindi continuerete a lavorare su questo filone? Ci possiamo aspettare a breve sviluppi?
R. Vedremo, intanto identifichiamo questi soggetti…
D. Sono indagati per turbativa dell’ordine pubblico?
R. Anche, ci sono varie ipotesi di reato, sentiremo delle persone, vedremo.
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