Pubblicato il 31/12/2017
CRONACA

Rumeno ucciso a Caltagirone, la sorella: aiutatemi a riportare a casa mio fratello



ESCLUSIVO – La sorella, che è stata in Sicilia per il test del Dna,  lancia un appello: la famiglia non si può permettere la somma ingente per il rimpatrio della salma. Costel Ciobanu era “incapace di ammazzare un moscerino”, costretto a lavorare come uno schiavo per 6 anni in un’azienda i cui proprietari sono stati arrestati per capolarato e sfruttamento del lavoro nero. 
di Giusi Scollo – Giacomo Belvedere

“Prego Dio di aiutarmi a riportare la salma di mio fratello a casa sua per fargli i funerali come si fa per un buon cristiano. Se qualcuno vuole aiutarmi, lo ringrazio di cuore”. È l’appello straziante di Laura Ghirãu, sorella di Costel Ciobanu, il rumeno trovato morto a Caltagirone la mattina dell’Immacolata. È stata proprio la sorella che ha permesso l’identificazione del corpo brutalmente mutilato rinvenuto in contrada Mazzone, in periferia di Caltagirone. Il comandante della stazione dei Carabinieri calatina, Sergio Vaira, e gli uomini del Nucleo Operativo di Caltagirone, diretto dal luogotenente Tommaso Cilmi, allertati da un passante uscito a far passeggiare il cane, si sono trovati di fronte a una scena da film horror. L’uomo era riverso bocconi e orrendamente mutilato, probabilmente per impedirne l’identificazione: privo della testa, del braccio sinistro e di parte della spalla sinistra e con il braccio destro ridotto a un moncherino, con le sole ossa e la carne forse spolpata dai cani randagi. Dai rilievi della Scientifica e dall’ispezione cadaverica del medico legale, dott.ssa Maria Francesca Berlich, sono giunte poche indicazioni, ma nessuna utile a risalire all’identità. Le mutilazioni sembrano nette, fatte con un’arma molto affilata, come un’ascia o un machete, e probabilmente la causa della morte, avvenuta da almeno 24 ore e in altro luogo, è stata l’amputazione della testa. Un delitto che ha sconvolto Caltagirone per l’efferatezza e la barbarie con cui ci si è accaniti sulla povera vittima.

“È MIO FRATELLO” – Decisivo per risalire all’identità è stato un giubbotto blu della Petrom, la più grande compagnia rumena di petrolio e gas, che la vittima indossava: un regalo del fratello. È stato l’indizio che, quando Laura Ghirãu ha contattato i Carabinieri di Caltagirone, per denunciare la scomparsa del fratello, ha fatto da subito ritenere la sua denuncia molto attendibile. La donna, preoccupata perché il fratello non si faceva più sentire, aveva prima lanciato il suo disperato appello in un gruppo social di rumeni in Italia: “Per favore, aiutatemi: come posso annunciare la scomparsa di una persona sul territorio italiano? Sono in Romania: come posso contattare direttamente la polizia italiana? È mio fratello. Da giovedì mattina chiamo al telefono ma non risponde. È partito mercoledì sera dalla fattoria in cui ha lavorato, e nessuno sa nulla di lui”.

Il successivo ritrovamento della testa, nei giorni di Natale, a circa 200 metri dal luogo del primo rinvenimento, su di un terreno collinare, probabilmente portata sul posto dai cani randagi, ha ulteriormente confermato la testimonianza della sorella, che ha raccontato agli inquirenti che il fratello aveva un tatuaggio all’avambraccio sinistro, che ne spiegherebbe l’amputazione, e una protesi dentaria. Laura Ghirãu è stata in Italia, dopo Natale, per incontrarsi con gli inquirenti e sottoporsi al prelievo salivare. Dalla comparazione dei dati del Dna con quelli della vittima verrà l’assoluta certezza a un quadro indiziario sull’identità dell’uomo trovato morto a Caltagirone,  su cui oggi non ci sono quasi più dubbi.

CHI HA UCCISO COSTEL CIOBANU? – Ignoto, invece, resta ancora  il movente dell’omicidio. Al momento, gli inquirenti, non escludono alcuna ipotesi sull’omicidio, anche se la pista della criminalità organizzata non sarebbe ritenuta attendibile. La mafia, quando uccide in modo eclatante, non nasconde l’identità della vittima, proprio perché il messaggio minatorio deve essere eloquente; se invece l’omicidio deve rimanere occulto, ricorre alle cosiddette “morti bianche”, e nulla fa ritrovare del corpo della vittima. Più probabile l’ipotesi di un delitto maturato nell’ambito della sfera personale. Non ha molto credito nemmeno la spiegazione di un incidente sul lavoro, che poi si sarebbe tentato maldestramente di camuffare.

“Mio fratello aveva un cuore grandissimo, aiutava tutti quelli che avevano bisogno di aiuto. Non era capace di ammazzare nemmeno un moscerino” – ci ha detto Laura Ghirãu nell’intervista esclusiva che ci ha concesso. “Non usciva dall’azienda dove lavorava, come poteva avere nemici? Se c’erano nemici, poteva essere solo lì, da loro”. Ed è proprio sull’ambiente in cui Ciobanu viveva in Sicilia, che gli inquirenti stanno cercando indizi che possano far luce sul rebus della morte.   

COSTRETTO A EMIGRARE – Costel Ciobanu era nato a Vaslui, in Romania, il 24 giugno del 1966. Vaslui è anche la città di origine della sorella, che oggi vive a La?i, a circa 66 Km da Vaslui. La storia della famiglia è una storia di emigrazione, comune a molti rumeni che cercano fortuna fuori dalla patria. Si fanno sacrifici per poter mandare soldi a casa. Anche Laura è stata in Italia, lavorando a Genova come badante. “Prima del 1989 e della caduta di Ceau?escu (fucilato il 25 dicembre di quell’anno, ndr) –  ci ha detto la sorella -, mio fratello lavorava in Romania come idraulico sulle navi. Ma oggi non si trova nessun lavoro, per questo motivo dobbiamo andare fuori a lavorare”.

Dal mese di settembre 2011 Ciobanu si trovava in Sicilia. Aveva trovato lavoro in un’azienda zootecnica (allevamento di bovini, ovini con trasformazione e produzione di prodotti caseari), ubicata al confine tra il calatino e la provincia di Siracusa. Da quel posto, in pratica, non si è mai mosso. “In tutti questi anni – continua la sorella – è rimasto a lavorare sempre nella stessa azienda. Essendo isolato, non usciva spesso da lì per andare in città, solo qualche volta, per fare la spesa a Scordia, oppure per mandare i suoi soldi ad un altro nostro fratello perché li mettesse da parte. Con questi soldi lui stesso, insieme a suo figlio, che fino a 4 mesi fa lavorava nella stessa azienda con lui, ha comprato una casa per loro qui in paese”. Il sogno di chi emigra: potersi costruire una casa tutta sua nel paese di origine.

RIDOTTO IN SCHIAVITÙ  Le chiediamo se al fratello piacesse la Sicilia: “Come paesaggio o zona la Sicilia gli piaceva – è la risposta. “Ma era tanto amareggiato e non contento per come era sfruttato: lavorava in nero, senza nessun diritto, dalle 4 del mattino fino alle 18/19 di sera per uno stipendio di 650 euro”. Quasi una riduzione in schiavitù. 

Racconto confermato, a metà dicembre, da un’ispezione dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania e dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Caltagirone, che hanno scoperto che nell’azienda lavoravano 5 rumeni, reclutati col metodo del caporalato e costretti a lavorare in condizioni disumane. I militari hanno arrestato in flagranza due fratelli di 50 e 45 anni e denunciato il padre 81enne. I cinque lavoratori rumeni, alcuni con famiglie numerose alle spalle a cui inviare soldi in terra natia, altri facilmente manovrabili perché orfani, erano impiegati totalmente in nero, senza copertura sanitaria e previdenziale, e con turni massacranti di oltre 15 ore al giorno (inizio alle 4:00 del mattino), 7 giorni su 7, sottopagati – circa 1 euro all’ora – e ospitati tutti in una stanza di pochi metri quadri: un vero e proprio tugurio, con le mura ricoperte da muffa ed un unico bagno ridotto in pessime condizioni igienico sanitarie. Il tutto posizionato proprio vicino ad una delle stalle dov’erano ricoverati alcuni degli animali.

Ridotti in condizioni di moderni schiavi da quelli che si fa fatica a chiamare datori di lavoro, che ne sfruttavano lo stato di bisogno. In questo contesto di degrado e violazione dei diritti umani è maturato l’omicidio di Costel Ciobanu. “Non usciva da lì, dall’azienda, come poteva avere nemici? – si chiede Laura Ghirãu. “Se c’erano nemici, poteva essere solo lì, da loro”.

SOGNAVA DI TORNARE A CASA – I due fratelli erano molto  uniti e si sentivano spesso. Poi, un cambiamento, improvviso. “Da agosto – continua la sorella – non ha più mandato i suoi soldi. Mi diceva spesso ultimamente che voleva andare via da lì per sempre. Sognava di tornare per sempre a casa sua l’estate del prossimo anno, per farvi lavori di ristrutturazione”. Questo sogno è stato bruscamente stroncato. Da chi e perché è la domanda a cui gli investigatori stanno cercando di trovare una risposta. Certo che Costel Ciobanu aveva deciso di tagliare i ponti con quel lavoro da schiavi.

“Le parole adesso sono inutili” – è il commento amaro della sorella. “Ora io prego Dio di aiutarmi a portare la sua salma a casa sua per fargli i funerali come si fa per un buon cristiano. Ma chiedo aiuto: non bastano i soldi che lui aveva messo da parte. La ditta con cui ho parlato per il rimpatrio è troppo cara”. Si tratta infatti di una somma ingente di molte migliaia di euro, che la famiglia non si può permettere.

L’appello è stato lanciato attraverso la stampa rumena ai compatrioti. Ma Laura Ghirãu ci ha chiesto di allargarlo anche ai siciliani, di cui conosce il cuore grande.

Le donazioni possono essere fatte al seguente conto: IT98U0760101400001025554005, intestato a Laura Ghirãu. “Se qualcuno vuole aiutarmi – conclude -, lo ringrazio di cuore. Grazie mille”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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