Pubblicato il 22/06/2016
ATTUALITÀ

Cara Mineo, sei avvisi di garanzia per truffa. Gonfiate le presenze al centro



Tanto tuonò che piovve. E la pioggia rischia di essere torrenziale. Sei avvisi di garanzia per falsità ideologica in atti pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione Europea sono partiti dalla Procura di Caltagirone. Perquisizioni sono in corso presso società in tutto il territorio nazionale.

Nel mirino del Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera il CARA di Mineo. Le indagini fanno parte di un troncone scaturito dalla maxi inchiesta su “Mafia Capitale”, che ha puntato l’indice sulla gara d’appalto milionaria del 2014 per la gestione triennale dei servizi del centro di contrada Cucinella, su cui l’autorità anticorruzione di Cantone ha sollevato l’accusa di illegittimità, per il sospetto di una gestione monopolistica che ha leso i diritti della libera concorrenza: una gara cucita su un general contractorin grado di offrire un pacchetto all inclusive, dall’immobile, alla ristorazione, ai servizi alla persona, alla sanità. Insomma: sui soliti noti, le stesse coop  che hanno gestito senza soluzione di continuità il Cara dal 2011: il consorzio Sisifo,  il “Consorzio Sol.calatino Società Cooperativa Sociale”, “La Cascina Global Service s.r.l.”, la “Senis Hospes Società Cooperativa Sociale”, la “Casa della Solidarietà Consorzio di Cooperative Sociali”, l’Associazione Italiana della Croce Rossa” e l’“Impresa Pizzarotti & C. s,p.a.”. Si tratta di un’invincibile armata che ha sbaragliati la concorrenza, in un regime di sostanziale monopolio dei soliti noti, che il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha bollato come “illegittimo”. Una sorta di arca di Noè in cui si imbarcano tutti, dalle coop rosse a quelle bianche. Da  quell’inchiesta si sono diramati diversi filoni: Caltagirone è già titolare di due inchieste su presunte parentopoli e voto di scambio. Oggi la nuova inchiesta che fa tremare i vertici del centro menenino. 

Nello specifico, la Procura di Caltagirone ha vagliato attentamente i conti del centro di Mineo negli anni 2012, 2013, 2014 e 2015. A Verzera i conti non tornano. Ci sarebbero presenze gonfiate per ricevere maggiori contributi: in sostanza ai badge timbrati non corrispondevano migranti presenti nella struttura. La truffa ammonterebbe a circa un milione di euro.

In aggiornamento.

Questi i sei indagati: Maccarrone Sebastiano, direttore Cara di Mineo; Giovanni Ferrera, direttore generale del Consorzio Calatino Terra d’Accoglienza; Varasano Andromaca, uffici amministrativi del Cara; Calì Salvo, rappresentante legale di Sisifo; Roccuzzo Roberto, consigliere delegato di Sisifo;Zurlo Cosimo, amministratore delegato della Casa della Solidarietà: Sisifo e Casa della Soidarietà sono le società capofila delle Ati che si sono aggiudicate negli anni i tre bandi per la gestione delle forniture e dei servizi all’interno del centro richiedenti asilo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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