di Giuliana Buzzone
Una struttura ancora sovraffollata che con l’apertura al suo interno di un Hot Spot genererebbe nuove criticità e aggravio di oneri. Da quando è stata creata la Commissione di Inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti richiedenti asilo per la seconda volta varca in missione il cancello del Cara di Mineo. Anche questa volta le conclusioni non sono delle migliori dopo aver percorso i viali della struttura situata al centro della Piana catanese sotto l’abitato di Mineo e a pochi chilometri da Caltagirone. Se la prima volta l’ispezione a 360° aveva però attenzionate oltre le condizioni del luogo soprattutto la raccolta di documentazione utile a comprendere il sistema della gestione e dell’amministrazione, questa volta seppur tornando a monitorare il loro andamento l’interesse della commissione è stato quello di verificare se ci fossero stati miglioramenti nella vivibilità del centro soprattutto alla luce della pare imminente apertura, all’interno del Cara di Mineo, di uno degli Hot Spot programmati dal Governo seguendo quanto previsto dall'”agenda Juncker”.
Gli Hot Spot vengono inquadrati come centri di smistamento immediato la cui prerogativa dovrebbe essere quella dell’identificazione dei migranti giunti nelle coste europee e la verifica dei requisiti per la richiesta di protezione internazionale.
La delegazione dei membri della Commissione Parlamentare d’Inchiesta nei due giorni di missione ha sia visitato la struttura, che per dimensioni e presenze ne fa il centro richiedenti asilo più grande d’Europa, che ascoltato in audizione alcune personalità, la Prefetta ed il Questore di Catania , i Procuratori di Catania e Calatagirone, Giuseppina Di Raimondo incaricata, dopo gli scandali giudiziari che si sono abbattuti sul Cara di Mineo, dal ministero dell’Interno alla gestione del centro ed anche rappresentanti dell’ass, Medu (Medici per i diritti umani) che periodicamente offre il proprio servizio ai migranti presenti.
Sono intorno ai 3300 i migranti presenti attualmente nel centro menenino, le condizioni della vita, intese come qualità dei servizi, pulizia, ordine ci racconta il deputato Giovanni Burtone, membro della Commissione, «ci sono apparse in lieve miglioramento» e sulle audizioni riferisce che in concerto con i due Procuratori hanno «deciso di secretare una serie di atti», di certo entrambi non hanno escluso infilitrazioni, come Verzera ha diverse volte ribadito, dei tentacoli della criminalità, d’altronde oltre le inchieste in atto che riguardano gli appalti e presunti atti di corruzione, diverse attività illecite orbitano attorno al centro riciedenti asilo che potrebbero vedere per l’appunto coinvolti interessi criminali. Per Burtone l’apertura del centro Hot Spot è una questione che va ridiscussa, secondo il deputato «bisogna trovare un’altra struttura, forse opportuno che operazioni di identificazione, cosi come previsto dalle direttive europee, avvenissero in prossimità dei luoghi di sbarco, inoltre la separazione in due zone del Cara di Mineo inevitabilmente creerebbe situazioni di conflitto e differenziazione tra migranti e un prevedibile sovraffollamento e di conseguenza disservizi, per questo – dice – sicuramente chiederemo di incontrare Morcone», Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione presso il Ministero dell’Interno. L’avvio dell’Hot Spot è prevista per il 20 luglio. Secondo il segretario della Commissione, Erasmo Palazzotto «aprire in queste condizioni un Hot Spot dentro il Cara di Mineo é una follia che si giustifica solo con la volontà politica di tenere in piedi la grande speculazione economica al centro delle inchieste della magistratura» secondo il deputato «il Cara va chiuso nel più breve tempo possibile, incentivando un modello di accoglienza diffusa che garantirebbe migliore integrazione e una riduzione dei costi dell’accoglienza».
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