Pubblicato il 31/05/2019
RELIGIONE / DIOCESI
ph. Andrea Annaloro

Caltagirone in festa per la Conadomini. Domani corteo della “Rusedda”



Fu il 10 luglio 1644 che il Senato civico proclamò la Conadomini compatrona principale della città. L’icona della Vergine Maria, di scuola bizantina, con in braccio il Bambino Gesù e avvolta in un manto trapunto di stelle, secondo la tradizione, fu portata a Caltagirone nel 1225 dalla nobile famiglia guelfa dei Campochiaro.


di Giacomo Belvedere

Maggio è tradizionalmente a Caltagirone il mese dedicato a Maria di Conadomini. Una devozione radicata profondamente nel popolo, tant’è che, avendo chiesto nel 1642 il re Filippo IV a tutte le città del Regno di eleggere a Patrona la Vergine, sotto il titolo che fosse più venerato, i calatini, dovendo scegliere tra la Madonna del Ponte, la gaginesca Madonna della Catena in Santa Maria di Gesù e la Conadomini, indicarono quest’ultima. Il 10 luglio 1644 il Senato civico la proclamò compatrona principale della città. L’icona della Vergine Maria, di scuola bizantina, con in braccio il Bambino Gesù e avvolta in un manto trapunto di stelle, fu portata a Caltagirone nel 1225 dalla nobile famiglia guelfa dei Campochiaro, esule da Lucca a seguito del prevalere nella città toscana della fazione ghibellina. Fu donata sul finire del XVI alla Chiesa Madre dedicata all’Assunta.


Il titolo mariano Conadomini, così caro ai calatini, costituisce un unicum nella devozione mariana. Sul suo etimo due sono le interpretazioni più accreditate: la prima cerca le sue origini nella tradizione popolare, la  seconda è una versione dotta. Secondo l’interpretazione più attendibile, il  termine viene da Cona del Signore, dal nome della nicchia, sull’altare maggiore, chiamata così perché di solito vi si esponeva il Cristo alla colonna dipinto sul retro del quadro, mentre in occasioni solenni o ogni volta che gravi calamità, siccità, pestilenze, carestie affliggevano la comunità cittadina, la sacra icona veniva girata dal lato dell’immagine mariana, per venerarla ed implorare la sua misericordia. Con uno spostamento di senso assai indicativo il termine cona passò a designare Maria, colei che “contiene e porta” il Signore. La versione dotta fa derivare il termine da Icona del Signore, con chiara allusione a Gen 1,27. Ma forse le due versioni si sono contaminate e il termine potrebbe essere una storpiatura e reinterpretazione popolare (cona) di una terminologia (icona) non più compresa. Sia che si accetti l’etimologia popolare, sia quella dotta abbiamo una mirabile sintesi di mariologia.


LA FESTA: UN MIX DI DEVOZIONE, FEDE E TEOLOGIA«La nostra terra – scrive don Francesco Di Stefano nel suo saggio “Spargi tu di grazie un fonte. La Madonna del Ponte a Caltagirone. Storia, iconografia e culto” , vanta da sempre una grande devozione mariana, in modo particolare per il mese di maggio, secondo la tradizione iniziata nel XVIII secolo dal fervore dei padri gesuiti nella città di Caltagirone. Inoltre, cosa che pochi sanno, la nostra terra ha dato i natali ad uno dei più grandi studiosi e iniziatori della mariologia: il gesuita Placido Nigido di Mineo. Partendo dal lavoro di Francisco Suarez, autore del primo trattato mariano moderno (1584), scrisse una Summa Sacrae Mariologiae (1602), nella quale coniò la parola mariologia». Si può a ben diritto affermare, dunque, che la trattazione sistematica della mariologia sia nata in terra calatina.


La venerazione alla Conadomini è non solo carica di suggestione, ma, a ben vedere, densa di contenuto teologico. Inizialmente la festa era pienamente inserita nel mistero pasquale: anticamente, prima che intorno al 1750 venisse spostata al 31 maggio, la festa si celebrava la domenica in albis, con successivo novenario ed è legata all’offerta delle primizie, in specie il grano.  Cadendo poi proprio nel tempo delle messi, è in modo del tutto particolare cara al mondo dei contadini e delle loro fatiche, per cui è chiamata “Madonna del pane”.


Il suono delle campane a distesa di tutte le chiese della città nel vespro del 30 aprile chiama la cittadinanza a raggiungere in cima alla famosa Scala, il tempio-santuario della Conadomini, nel quale la venerata icona bizantina sarà esposta per l’intero mese. Una tradizione, un tempo assai viva, era quella dei famosi “altarini” rionali riccamente addobbati con fiori e festoni di bandierine multicolori, attorno ai quali, al calar del giorno, si raccoglievano i fedeli nei vari quartieri per recitare il rosario e le lodi alla Conadomini. Tra i parroci che si sono susseguiti alla guida della parrocchia promuovendo il culto della Conadomini, una particolare menzione merita in tal senso mons. Mario Mineo Ianni, oratore facondo e insigne teologo calatino, cui si deve una ricca produzione di scritti spirituali di ogni genere, e particolarmente in ordine al culto della Conadomini.


Dopo i giorni della novena, i Primi Vespri della vigilia di Giovedì 30 maggio, alle ore 20.00, hanno inaugurato il giorno della Festa, che si concluderà oggi con la solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Calogero Peri alle ore 20.00, con la partecipazione del Clero, delle autorità e del popolo di Dio.

Il tradizionale e folkloristico corteo della “Rusedda”, quest’anno, a motivo della coincidenza elettorale del 26 maggio scorso, è stato spostato a sabato 1 giugno, alle 15,30, con partenza da piazza della Regione, attraversamento delle vie Mario Milazzo, Principe Umberto, Giovanni Burgio, Giorgio Arcoleo, Roma, piazza Municipio, Vittorio Emanuele, Duca degli Abruzzi, Carcere e conclusione sul sagrato della Chiesa di Santa Maria del Monte, si terrà a Caltagirone, composto dagli agricoltori della zona originariamente su muli, cavalli e carretti e oggi soprattutto trattori, automobili e camion, tutti accuratamente addobbati con la “rusedda”, la pianta di cisto raccolta nel bosco di Santo Pietro che una volta serviva agli “stovigliai” per ardere i forni. Il colorato corteo viene preceduto da un vessillo (triunfu) con l’immagine sacra della Conadomini ed è caratterizzato dall’intermittente suono delle “brogne” (grandi conchiglie), trasformate in strumenti a fiato. Ad aggiungere interesse ci sarà la presenza della squadra a cavallo della Polizia di Stato, oltre an quella dei tamburi e delle majorette di Aspra.


La “Rusedda” è uno degli eventi – clou legati alla devozione per Maria Santissima di Conadomini, copatrona di Caltagirone, in onore della quale la parrocchia retta da don Mauro Ciurca è anche in questi giorni al centro di una serie di eventi religiosi e non, compreso l’allestimento, da parte del Comune di Caltagirone, lungo la Scala di Santa Maria del Monte, della cosiddetta “Infiorata”. La “Rusedda”, una manifestazione che il sindaco Gino Ioppolo definisce “assai sentita e profondamente radicata nella nostra comunità, in particolare nella sua tradizione agricola, e in quanto tale significativa e da valorizzare”, si avvale del coordinamento organizzativo dell’associazione “Senza Frontiere”, col particolare impegno del consigliere comunale Giuseppe Carnibella. La partecipazione è riservata agli iscritti.

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