Pubblicato il 24/09/2016
ATTUALITÀ

San Michele di Ganzaria, intitolate ai martiri dell’antimafia le vie della città



di Giacomo Belvedere 

Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Libero Grassi, don Pino Puglisi, Peppino Impastato, Rosario Livatino: presto a San Michele di Ganzaria la toponomastica cittadina avrà il volto dei siciliani uccisi da cosa nostra. Un omaggio ad alcuni degli uomini simbolo della lotta alla mafia che la Giunta comunale del piccolo paese del Calatino ha voluto tributare con la delibera della Giunta comunale del 20 settembre scorso, presa all’unanimità. L’Amministrazione ha espresso la volontà di “intitolare gli spazi individuati a personaggi illustri della nostra terra vittime della mafia, caduti a difesa della legalità” e ha inoltrato la proposta al Prefetto di Catania cui compete la necessaria autorizzazione per l’attribuzione dei nuovi nomi.

La materia è regolata dalle norme del Regio Decreto n. 473 del 10 maggio 1923 e dalla legge n. 1188 del 23 giugno 1927: in quest’ultima è previsto che nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade o piazze pubbliche senza l’autorizzazione del Prefetto, udito il parere della Deputazione di Storia Patria. La delibera della Giunta comunale sanmichelese assume un carattere altamente simbolico, dopo che quest’anno il piccolo centro del Calatino è stato al centro dall’attenzione dei media anche nazionali, per un presunto omaggio della processione del Venerdì Santo al boss locale Francesco La Rocca.

Il controverso episodio durante la processione del Cristo Morto: i portatori del simulacro, come si vede in un video diffuso poi dai Carabinieri, dopo la sosta in piazza Vittorio Emanuele, piuttosto che proseguire come da tabella di marcia per via Capitano Costa, con un secco cambio di passo improvvisamente svoltarono a destra, salendo per via Umberto I, con al seguito un centinaio di persone, verso il Carmine sino a piazza Monte Carmelo, dove sostarono, per circa mezz’ora, davanti alla casa di residenza del boss Francesco La Rocca, detenuto ad Asti in regime di 41 bis. Giù rimasero, col resto dei fedeli, il parroco e le autorità e il Sindaco Gianluca Petta si tolse la fascia tricolore. Il vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri sospese tutte le processioni e sull’episodio  la Procura di Caltagirone aprì un fascicolo, per accertare eventuali responsabilità. «Il fatto stesso che si sia deviato il percorso della processione – dichiarò  il procuratore capo di Caltagirone, Giuseppe Verzera è inconcepibile». L’inchiesta, tutt’ora in corso, è stata successivamente avocata dalla DDA di Catania. 

In paese non furono pochi quelli che giustificarono il gesto dei portatori come il dovuto rispetto all’antico  percorso, negando che si fosse voluto rendere omaggio al vecchio patriarca di cosa nostra. La decisione dell’amministrazione comunale appare dunque come il tentativo di mostrare un’immagine diversa del paese, togliendosi di dosso l’imbarazzante nomea di paese colluso con la mafia, circolata sui media nazionali. 

I toponimi dei martiri dell’antimafia saranno assegnati ad alcune nuove aree di circolazione, così individuate: 

– via Boris Giuliano, il tratto di strada che dalla via Nazionale, angolo Piazzetta Ferri, arriva alla struttura Alberghiera (impropriamente nominata) via Vittorio Veneto;

 via Rocco Chinnici, la strada che va dalla via Filippo Raneri, incrocio via Angelo Cardillo, incrocio via Salvatore Masaracchio, incrocio via Rocco Giandinoto;

 via Libero Grassi, il tratto di strada che parte dall’intersezione della via Oberdan sino all’incrocio con via Piave;

 via Don Pino Puglisi, la strada che da via Sottotenente La Rosa incrocia con la via Giacomo Matteotti, via Arturo Liotta, incrocia con la via Sergente Traversa, via Enrico Toti e arriva all’incrocio di via Teodoro;

 via Peppino Impastato, la strada che parte dall’incrocio di via Gramsci, attraversa via Capitano Cecconi, incrocia via Principato, fino ad arrivare con l’intersezione della via Palermo.

Inoltre sarà intitolato lo spazio antistante l’Istituto comprensivo, plesso di San Michele di Ganzaria, “Parco giochi Giudice Rosario Livatino”.

È stato anche colmato un debito con la storia patria, dedicando lo spazio prospicente l’edificio comunale,  al fondatore di San Michele di Ganzaria, Don Antonino Gravina – Barone della Ganzaria, che firmò i Capitoli di fondazione del paese con alcuni profughi greco-albanesi il 25 settembre 1534, e a cui nessuna via o piazza era stata sinora intitolata. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA 

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