Pubblicato il 22/05/2019
AMBIENTE

Cani morti avvelenati a Caltagirone, gli animalisti: “Chi sa, parli”



Non è il primo caso a Caltagirone: tre cani meticci furono avvelenati il 25 novembre 2017 e il 24 gennaio del 2018 un cane meticcio fu trovato agonizzante alla Villa comunale. Sempre a gennaio 2018, nel quartiere dell’ex matrice, si trovarono degli insaccati allacciati con elastico e pieni di chiodi, col chiaro intento di uccidere cani e gatti che li avessero mangiati. Del caso si è interessata anche la famosa stilista Elisabetta Franchi, nota per le sue simpatie  animaliste.


di Giacomo Belvedere

C’è qualcuno che a Caltagirone ha dichiarato guerra agli animali randagi? La domanda non è fuori luogo, dopo l’ennesimo caso di morte per avvelenamento di due cani meticci.  

Si tratta di Tina e Livio, trovati morti in piazza Marcinò, ieri mattina, intorno alle 6 del mattino. Tina faceva coppia fissa con Tecla: le “gemelle le avevano soprannominate. Nel 2015 erano state sterilizzate, così come prevedono le ordinanze sindacali in materia di randagismo, e, non avendo trovato chi le adottasse o le prendesse in affido temporaneo, erano state dichiarate non pericolose e reimmesse sul territorio come cani del quartiere di proprietà del Comune, con un collare identificativo di colore rosso, che ne accertava la non aggressività, il buono stato di salute e l’avvenuta sterilizzazione. Una procedura richiesta “affinché questi cani non siano percepiti dalla popolazione come un pericolo”, recita l'ordinanza sindacale in merito.


Ma, evidentemente, per qualcuno quei due cani così mansueti erano un pericolo talmente grave da meritare la morte. Alle due “gemelle” si era unito recentemente anche Livio, che ha trovato la morte assieme a Tina. Vani i tentativi di soccorso degli abitanti del quartiere. I due animali sono stati portati dai volontari dell’associazione animalista “Lida” al presidio veterinario, dove è stata accertata la morte per avvelenamento. Buone notizie, invece, per Tecla: gli esami emocromo-fegato- reni hanno dato esito confortante, ma è costantemente monitorata. Ed è polemica rovente sui social: gli animalisti lamentano, infatti, l’inerzia e inefficienza dei soccorsi istituzionali, che sarebbero stati allertati, ma invano dagli stessi.

Il caso ha varcato lo stretto ed è diventato un caso nazionale. La famosa stilista Elisabetta Franchi, nota per le sue simpatie  animaliste, ha così scritto oggi nella sua fanpage di Instagram, postando la foto dei due cani morti: “Non si può, non si può! Basta a questo omicidio continuo, basta!”,    


Le associazioni animaliste presenti sul territorio caltagironese, “La Casa di Pit” e “Lida” lanciano un appello sui social: “Chiunque abbia visto qualcuno o qualcosa sull’avvelenamento dei nostri amici Tina e Livio ci aggiorni in privato... noi associazioni “La Casa di Pit” e “Lida” cercheremo di salvaguardare e fare giustizia per i nostri angeli”. E chiedono a tutti i negozi di via Toniolo e viale Autonomia, viale Europa, dove Livio, Tina e Tecla stazionavano solitamente, di controllare se dalle telecamere di videosorveglianza si possano ricavare elementi utili a risalire al colpevole o ai colpevoli.

Inoltre fanno appello perché Tecla possa trovare una famiglia che l’adotti: “è rimasta da sola ed è di una tristezza infinita. Aiutateci a trovarle una famiglia che possa colmare la sua perdita e che la ami come merita. Insieme possiamo farcela”.


Ed è allarme: se è azzardato parlare di un killer seriale dei cani, che avrebbe colpito ancora, è certo che non è purtroppo il primo caso del genere nella città della ceramica. Un fenomeno preoccupante a cui finora non si è riusciti a porre rimedio.

Tre cani meticci furono avvelenati il 25 novembre 2017. Il 24 gennaio del 2018 un cane meticcio fu trovato agonizzante da alcuni cittadini alla Villa comunale. In quel caso fu fortunato: gli fu iniettata, in attesa dei soccorsi, per via endovenosa, una dose di atropina, farmaco usato come antidoto contro avvelenamento o intossicazione. L’animale si salvò.

Ma non si sono registrati solo casi di avvelenamento, ma anche di wurstel con chiodi. Sempre a gennaio 2018, nel quartiere dell’ex matrice, si trovarono degli insaccati allacciati con elastico e pieni di chiodi, col chiaro intento di uccidere cani e gatti che li avessero mangiati.

Resta aperto il problema del randagismo, a cui certo non può rispondersi con la crudeltà dell’eliminazione fisica degli animali, ma con interventi mirati ad hoc degli organi competenti.

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