di Giacomo Belvedere – Giusi Scollo
Nella notte, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Caltagirone, supportati dalla Stazione di Grammichele hanno tratto in arresto quattro pregiudicati, dediti a rapine e furti seriali nel Calatino, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltagirone. La propensione dei quattro al furto e ricettazione non si fermava davanti a nulla e nessuno: rubavano in chiesa le offerte dei fedeli e persino in casa della nonna di uno degli arrestati. Un’attrazione fatale per il furto che nemmeno il rischio corso per la propria vita da parte di uno degli indagati è riuscito ad arrestare. E, forse, il nome dato all’operazione: “Calamita”, più che alla rapacità con cui arraffavano qualunque cosa, è da addebitare proprio a questa affinità elettiva col latrocinio, da cui erano attirati come da un’irresistibile forza di gravità.
L’operazione giunge a conclusione di un’articolata indagine – condotta anche con attività tecnica – diretta dalla Procura della Repubblica di Caltagirone, I quattro, Michele Abbaco, 53enne, Salvatore Inghilterra, 51enne, Orazio Lipsia, 35enne, e Giuseppe Manusia, 37enne, accusati di furto, rapina e ricettazione, sono volti ben noti alle Forze dell’Ordine, gravati – come sono – da innumerevoli precedenti penali e di polizia.
ll lavoro degli inquirenti parte nell’aprile del 2014, all’indomani del verificarsi di numerosi furti di organi elettrici, perpetrati all’interno degli impianti idrici localizzati tra Grammichele e Granieri, al fine di ricavare rame da rivendere sul mercato nero. Nel corso delle indagini è emerso, sin da subito, come Lipsia, Abbaco e Manusia avessero una spiccata capacità nel delinquere, dimostrata dalla dimestichezza con cui preparavano e portavano a segno i loro colpi nonché dalla facilità e rapidità con cui si disfacevano della refurtiva, vendendola a ricettatori di Grammichele, Comiso – nello specifico Salvatore Inghilterra – e Paternò, anch’essi finiti nel registro degli indagati, con cui in alcuni casi hanno letteralmente progettato la commissione dei furti stessi.
Il compendio probatorio raccolto dagli investigatori ha permesso di riconoscere la stabilità e il radicamento sul territorio di questo gruppo criminale, delineando una capacità organizzativa ben collaudata e un rapporto di correità ai limiti del vincolo associativo.
I reati scoperti, infatti, sono innumerevoli e assai vari e spaziano tra il furto in abitazione, il furto aggravato, la ricettazione e la rapina impropria. A testimonianza della spregiudicatezza e pericolosità degli arrestati, la loro reazione violenta, quando, in più di un’occasione, sono stati colti sul fatto dai proprietari dei terreni all’interno dei quali si erano introdotti: non hanno esitato a minacciare di morte le parti offese – anche brandendo un’accetta – o a speronare l’autovettura di una di queste ultime per guadagnarsi la fuga.
La predilezione degli arrestati andava al furto di attrezzi da cantiere, materiale ferroso, batterie per autoveicoli e gasolio da trazione: spesso, oltre al danno economico, conseguente alla sottrazione dei materiali rubati, causavano anche numerosi disservizi alla collettività, come quando le loro azioni delittuose hanno preso di mira a Vizzini una società impegnata nella raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Nel corso dei loro raid, si accaparravano di qualsiasi cosa capitasse loro a tiro, tanto da asportare anche un’autovettura, dei cellulari, una macchina fotografica, un carretto siciliano o addirittura arrivando a rubare in una chiesa di Grammichele dalla cassetta per la raccolta delle offerte dei fedeli. Neanche il vincolo di parentela è stato sufficiente a frenare l’agire di uno degli indagati, che si è reso autore di un furto persino all’interno dell’abitazione della propria nonna.
Ad ulteriore testimonianza dell’inveterata propensione a delinquere dei citati malviventi, si ricorda che, il 15 gennaio scorso, a Grammichele, proprio Lipsia fu ferito da un colpo di fucile all’addome, esploso dal proprietario dell’abitazione nella quale stava perpetrando l’ennesimo furto. Episodio che, comunque, non gli è servito da monito né lo ha dissuaso dal continuare a commettere i reati.
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