Pubblicato il 20/04/2019
RELIGIONE / DIOCESI
ph. Il Sette e Mezzo

Gli auguri di mons. Peri: “Pasqua è la luce che entra nelle ferite del nostro tempo” - VIDEO



Questo tempo che viviamo, non è un tempo facile, non è un tempo pasquale; anzi diremmo che è piuttosto un tempo da Venerdì santo. Non si nasconde le difficoltà del tempo presente mons. Peri. E tuttavia l'annuncio di luce entra, come attraverso una feritoia, nel buio dell'esistenza degli uomini, nelle ferite del nostro tempo.


“La Pasqua non è una festa che si inserisce nella nostra vita in maniera astratta, disincarnata: il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, nel rivolgere gli auguri pasquali, sottolinea che Pasqua prende sempre il volto delle persone che la celebrano, assume la loro storia e si incarna nella loro vita, nella loro terra, nel loro sangue, nella loro esperienza. Questo tempo che viviamo, non è un tempo facile, non è un tempo pasquale; anzi diremmo che è piuttosto un tempo da Venerdì santo, aggiunge, non nascondendosi le difficoltà del tempo presente. E tuttavia ribadisce con forza che l'annuncio di luce entra, come attraverso una feritoia, nel buio dell'esistenza degli uomini, nelle ferite del nostro tempo e ti dice che ancora una volta ha trionfato la vita, ancora una volta ha trionfato la resurrezione.


TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO

Carissimi amici e fratelli,

ancora una volta è Pasqua, una festa grande, anzi la più grande che possiamo celebrare, che possiamo vivere. Ed è bello che la Pasqua acquisti un volto sempre nuovo, perché la Pasqua non è una festa che si inserisce nella nostra vita in maniera astratta, disincarnata, ma è una Pasqua che prende sempre il volto delle persone che la celebrano, assume la loro storia e si incarna nella loro vita, nella loro terra, nel loro sangue, nella loro esperienza.


Se noi consideriamo questo tempo che viviamo, sicuramente non è un tempo facile, non è un tempo pasquale; anzi diremmo che è piuttosto un tempo da Venerdì santo. E la Pasqua ha proprio questa capacità di inserire anche il Venerdì santo - o meglio - di partire dal Venerdì santo, per sfociare sempre nella luce del mattino pasquale. Ecco perché la Pasqua di quest'anno si carica immancabilmente della fatica, delle lotte, del buio, della notte e oseremmo dire anche della morte, che significa tutte le esperienze drammatiche, che personalmente e comunitariamente, qui e in tutto il mondo, viviamo e si incarica, attraverso la purificazione di quel Venerdì santo e di ogni Venerdì santo della storia, di entrare dentro il silenzio del Sabato, per aprirlo alla sinfonia della vita, della resurrezione, del mattino pasquale.


Ad ognuno di voi che sta per ascoltare, che sta per vedere questo messaggio, vorrei dire che la Pasqua ti chiede se sei disponibile a mettere a disposizione di questo Cristo la tua storia, la tua vita, il tuo Venerdì santo, il tuo dolore, la tua morte, il tuo fallimento, la tua sconfitta per far sì che questo Dio, proprio dove noi non vediamo che dramma, possa invece proclamare la beatitudine di un paradiso. Mi ha sempre meravigliato, leggendo la storia della passione - cioè a dire del modo appassionato con cui Dio ha preso di petto la storia di tutti gli uomini per trasformarla -, che lui ha parlato una delle prime volte di paradiso proprio il Venerdì santo: “Oggi sarai con me in paradiso”; e lo disse ad un uomo che non aveva speranze, che non aveva più tempo, che aveva dinanzi soltanto qualche minuto per essere tra le braccia della morte.


Dio chiede a te, chiede a me, chiede a ciascuno di noi, se siamo disponibili anche noi a lasciarci prendere, afferrare da lui, dalla sua croce, dalla sua morte, soprattutto dal suo amore: l'unico capace di sfidare la morte, di vincerla, di attraversarla, di renderla un tunnel di buio e soprattutto di luce. Questo Dio che va incontro alle donne che, affrante, stanche, al mattino di Pasqua come tutti noi magari pensavano che c'è una impossibilità che nessuno può vincere: il masso grosso, la fatica dei sigilli, le guardie, chi ci rotolerà questa grossa pietra? E invece questo annuncio di luce, di speranza, che entra, come attraverso una feritoia, nel buio dell'esistenza degli uomini di allora ed entra ugualmente nelle ferite del nostro tempo, della nostra vita, ti dice che ancora una volta ha trionfato la vita, ancora una volta ha trionfato la resurrezione.


L'augurio che ci facciamo non è disincarnato, non è lontano dalla passione dolorosa, tremenda, che il mondo, la storia e gli uomini continuano e continuiamo a vivere; è proprio l'esito felice, il risvolto luminoso, il mattino che tutti ci aspettiamo.


Auguri dunque a te a me, a ciascuno di noi e a ciascuno di voi, alle vostre famiglie, alle vostre storie ferite, tradite, a tutto quello che non ha speranza, che non ha fiducia: ma se ce lo teniamo stretto continuerà ad essere soltanto il silenzio della morte, della sconfitta, se invece lo diamo gioiosamente, liberamente a questo Cristo vincitore del peccato e della morte, sarà anche la tua, sarà la mia, sarà la nostra Pasqua! Auguri, perché lo sappiamo che questo tempo di Pasqua, anzi questo giorno che non finirà mai, che come una luce che si accende nella notte non troverà mai il tramonto, è il giorno che ha fatto il Signore, e ancora per noi, ancora per oggi, è una meraviglia ai nostri occhi. A noi, a te, a me, non è chiesto altro che goderne, che rallegrarsi, perché per davvero ancora una volta la Parola che noi ci aspettavamo, quella ultima e definitiva, non appartiene alla storia di chi non vede che morte e sconfitta: appartiene ancora una volta al Signore della vita, vittorioso per sé, per noi e per tutti.

Auguri e buona Pasqua!

+ Calogero Peri

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