Pubblicato il 19/04/2019
RELIGIONE
ph. Andrea Annaloro

La processione del Venerdì Santo tra i “carruggi” di Caltagirone – VIDEO



A Caltagirone il rito, molto sentito dal popolo, è ridotto all’essenziale, senza altri elementi distraenti: c’è una Madre e c’è un Figlio. Il loro Dolore è il dolore di tutti noi. La loro Storia è la storia di tutti noi.


 di Giacomo Belvedere

Profondamente radicata nella fede del popolo è a Caltagirone la processione del Cristo Morto e dell’Addolorata, che parte dalla Cattedrale, a conclusione della liturgia del Venerdì Santo. Non si celebra l’eucarestia perché il clima di festa non si addice alla morte di Cristo di cui si fa memoria. Al centro dell’azione liturgica, c’è l’adorazione della croce, segno dell’amore divino per gli uomini. Il clima è di silenzio e contemplazione.


L’azione liturgica della Commemorazione solenne della Passione del Signore e dell’Adorazione della Croce inizia in Cattedrale alle ore 16,30. Al termine della liturgia, alle 18,30 si avvia la solenne processione. L’urna del Cristo morto e il simulacro dell’Addolorata sono accompagnati dal clero, dalle confraternite, dal Senato Civico e dai numerosi fedeli che vi partecipano o si assiepano lungo il percorso. Racchiusa in una grande urna dorata, la statua lignea del Cristo morto, seguita dalla Madre dolente, viene portata a spalla per le vie della città antica, tra preghiere e canti devozionali che creano un’atmosfera drammatica di grande devozione e austera bellezza.


L’urna del Cristo morto, rivestita all’interno in oro zecchino e sormontata da una corona regale, fu intagliata in legno salice dallo scultore Giuseppe Polizzi nel 1853 su disegno dell’architetto don Salvatore Marino. In essa viene deposta la statua del “Cristo morto”, scultura lignea, ricavata da un tronco intero di cipresso, scolpita nel 1850, in grandezza naturale, dai fratelli Giuseppe e Francesco Vaccaro. L’Addolorata, scultura del 1856 di Vincenzo Nigido è ricoperta di velluto nero, ornata da uno stellario d’oro sul capo, con una spada che le trafigge il cuore.


Il lungo corteo si snoda per le vie del centro storico, lungo le vie principali ma anche fra gli stretti carruggi in un saliscendi faticoso che mette a dura prova i portatori. Il percorso è stato disegnato per toccare le quattro chiese principali della città antica, Cattedrale, Ex Matrice, S. Giorgio e S. Giacomo e passare laddove un tempo erano i monasteri di clausura.


A Caltagirone il rito è ridotto all’essenziale, senza altri elementi distraenti: c’è una Madre e c’è un Figlio. Il loro Dolore è il dolore di tutti noi. La loro Storia è la storia di tutti noi. Chiunque può capirlo senza tanti discorsi perché questa Madre e questo Figlio parlano la lingua di ogni uomo. Sono vicini a ogni uomo. Parlano la lingua del cuore. Forse per questo a Pasqua la partecipazione, pur festosa e affollata, è meno intensa. La gente sente la Pasqua come qualcosa di là da venire; mentre la croce è il suo pane quotidiano.


Tantissima gente segue l’urna del Cristo morto, ma anche chi attende il passaggio lungo il percorso e sta ai lati, sui marciapiedi, partecipa alla sacra rappresentazione, togliendosi il berretto in segno di rispetto e segnandosi con la croce. Tutto avviene in un silenzio irreale e con un raccoglimento impressionante. La processione del Venerdì Santo è una rappresentazione del Dolore. È il mistero del dolore dell’uomo a cui Dio sembra non rispondere. Il crocifisso è la risposta muta del Padre. Ognuno si immedesima nel dramma di un Dio che ama così tanto gli uomini da mandare il proprio amatissimo Figlio a morire per loro. Fa propria la pena di Maria, la mater dolorosa che accoglie in sé il dolore di tutte le madri. È questa la profonda verità che la gente sente nel profondo anche se che non sempre sa esprimere a parole.


La processione si conclude con il tradizionale canto del Diu vi salvi, o Regina. Maria è la Matri Addulurata che ci consegna per sempre suo Figlio, nostro fratello. È vicina a noi nella gioia di Betlemme o tra le lacrime del Calvario. E quando ti sbattono le porte in faccia perché non c’è posto per te, o quando, nell’agonia del Getsemani, senti i passi del traditore che viene e prenderti, Maria è la madre che ti dice che sorgerà anche per te l’alba della resurrezione.

VIDEO PROCESSIONE



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