Pubblicato il 16/04/2019
ATTUALITÀ

Mediterranea diffida Salvini: “Basta bugie. Il Ministro non violi i diritti umani”



Direttiva di Salvini che dispone di “prevenire l’attività illecita” della Mare Jonio, salpata alla volta del Mediterraneo Centrale. Immediata la risposta al vetriolo della Ong: “Se già in precedenza era un reato riportare in Libia le persone soccorse, oggi, con la guerra in corso, è un’affermazione semplicemente criminale”.


di Giacomo Belvedere

Scintille tra il ministro Salvini e la Ong Mediterranea. Il ministro dell’Interno ha diramato una direttiva in cui dispone vigilare sull’operato di Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea, che è salpata da Lampedusa in questi giorni, al fine di “prevenire l’attività illecita” che la nave si starebbe preparando a porre in essere. La direttiva risponde al comunicato in cui Mare Jonio annuncia di essere partita alla volta del Mediterraneo centrale: “Alle 6.30 siamo partiti dall'Isola di Lampedusa – si legge in un tweet postato stamattina - accompagnati da un'alba magnifica. Navighiamo verso sud, verso la zona SAR attribuita alle cosiddette autorità libiche. La nostra missione e impegno non cambiano: salvare vite in mare”. Un tweet che non è andato giù al titolare del Viminale, per il quale l’annunciata attività di salvataggio in mare “integrerebbe una deliberata violazione delle normative internazionali e della legislazione interna, finalizzata al preordinato trasferimento in Italia di migranti in condizione di irregolarità”.


Salvini accusa la “Mare Jonio” di non aver ottemperato, nell’ambito di un precedente intervento in acque di responsabilità SAR non italiana, “alle istruzioni di coordinamento SAR delle Autorità estere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale” e di aver “richiesto l’assegnazione del porto di sbarco alle Autorità italiane in maniera strumentale, dirigendo la navigazione in via preordinata e deliberatamente verso le coste italiane anche in assenza di ogni autorizzazione o presupposto di legge al riguardo, nonostante la consapevolezza del comandante che, sulla base della vigente normativa internazionale, non sussistessero i presupposti di diritto e di fatto per investire le Autorità italiane”.

Si allude al salvataggio di 49 migranti, tra cui 12 minori, da parte della Mare Jonio, davanti alle coste libiche, il 18 marzo scorso. L'imbarcazione non ebbe inizialmente l'autorizzazione allo sbarco a Lampedusa e ci furono momenti concitati tra la  Guardia Costiera italiana e la nave della Ong, al largo dell'isola: “Vi intimiamo l’alt! Arrestate le macchine!”, ordinò la motovedetta delle Fiamme Gialle. “Prima la sicurezza: ci sono onde di due/tre metri. Le discussioni a dopo”, fu la secca risposta della marfe Jonio.

LO SCONTRO TRA MARE JONIO E MOTOVEDETTA DELLA FINANZA 



Un’accusa a cui è
  seguita reazione al vetriolo di Mediterranea: “Apprendiamo che il Viminale ha dedicato, nella sua intensa attività di produzione di "direttive ad navem", una nuova direttiva interamente dedicata alla nostra nave, Mare Jonio”.

“La direttiva – chiarisce la Ong - dice che avremmo rifiutato il coordinamento SAR di autorità straniere legittimamente responsabili. Ricordiamo che nel nostro soccorso avvenuto il 18 marzo, nessuna autorità ci ha ordinato alcunché, se non di stare lontani 8 miglia da un punto dal quale siamo rimasti ben più distanti per tutto il tempo. In ogni caso, ci auguriamo che la direttiva non faccia riferimento all’autorità libica, poiché in questo caso, si tratterebbe di una istigazione a delinquere: se già in precedenza era un reato riportare in Libia le persone soccorse, oggi, con la guerra in corso, è un’affermazione semplicemente criminale”.


 Ma Mediterranea non risparmia le frecciate al Viminale: “La direttiva – ironizza la Ong - appare scritta come se il Governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispettivi obblighi internazionali né alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese né a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018). Forse dovrebbero parlarsi tra Ministeri: la Ministra della Difesa italiana ha appena affermato infatti che “con la guerra non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati si accolgono”.


Quindi  l’affondo: basta bugie e propaganda. “Si leggono – scrive la Ong - una serie di slogan di propaganda, oltre che un elenco di bugie, peraltro relative a eventi al momento sotto l’attenzione della Procura di Agrigento nel corso dell’indagine che ci riguarda e che abbiamo accolto offrendo tutta la nostra collaborazione. Sappiamo infatti di avere sempre rispettato i diritti e il diritto, cosa che i governi europei, e il nostro in particolare, dovrebbero cominciare a fare in relazione a quanto avviene nel Mediterraneo Centrale”.


Viene smontata punto per punto la direttiva ministeriale: nessun incentivo illegale, secondo la Ong, all’emigrazione clandestina: “bisognerebbe appunto ricordare al Viminale che in Libia c’è una guerra, e che in ogni caso, come l’ONU e l’UE non perdono occasione di ricordare, quel paese non è mai stato un porto sicuro, ma piuttosto il teatro di “indicibili orrori”, stupri quotidiani, torture, esecuzioni sommarie per tutti i migranti, inclusi i bambini”.


Quanto all’accusa favorire l’ingresso di pericolosi terroristi, Mediterranea auspica che “una volta sbarcate nel porto più sicuro le persone eventualmente soccorse, questo governo sia in grado di effettuare tutte le indagini necessarie a garantire la sicurezza pubblica, ricordando però che i terroristi solitamente non viaggiano su barche che in un caso su tre affondano, ma che hanno ben altri mezzi per spostarsi”.


Infine Mediterranea lancia una sfida la ministro: “La direttiva ci accusa infine di volere condurre nuovamente le stesse attività: lo confermiamo. Siamo di nuovo nel Mediterraneo, grazie alle tantissime realtà e persone che ci sostengono, per continuare nella nostra missione di monitoraggio e denuncia della violazione dei diritti umani, senza sottrarci mai all’obbligo giuridico ed etico di salvare le vite in pericolo e portarle in salvo”.


Ci atterremo, nel farlo - assicura la Ong -, esattamente come chiede la direttiva, alle vigenti norme nazionali e internazionali, cosa che implica l’impossibilità di fare alcun riferimento alla Libia, certi che anche l’illegittimità della sua zona SAR sarà presto definitivamente riconosciuta”.

Quindi la stoccata conclusiva: Mediterranea diffida “chiunque, e nella fattispecie il Ministro dell’Interno italiano, dal mettere in atto comportamenti che violino le leggi nazionali ed internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e di obbligo di salvataggio in mare”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenta
Il tuo commento verrà pubblicato previa approvazione. Soltanto il nickname sarà visibile a tutti gli utenti.