Pubblicato il 16/04/2019
RELIGIONE / DIOCESI

Giovedì Santo, mons. Peri laverà i piedi agli ospiti della comunità “L’Oasi” di Borgo Ventimiglia



Nel segno della Chiesa di papa Francesco: una Chiesa col grembiule che si china di fronte agli ultimi: mons. Peri sceglie di iniziare il Triduo Pasquale presso Comunità di accoglienza di Borgo Ventimiglia:  “Che questo Giovedì Santo ci possa ricordare che ogni giorno è Giovedì Santo e ogni giorno è buono per chinarsi davanti al fratello e lavare a lui i suoi piedi”.

di Giacomo Belvedere

Nel segno della Chiesa di papa Francesco: una Chiesa col grembiule che si china di fronte agli ultimi. Il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, sceglie di iniziare il Triduo Pasquale presso la Comunità di accoglienza “L’Oasi” di Borgo Ventimiglia, dove il 18 aprile, Giovedì Santo, alle ore 16.30, presiederà la Messa “In Coena Domini”, con il rito della Lavanda dei Piedi agli ospiti del centro, “perché sia reso più evidente il significato del servizio a favore degli ultimi e dei più bisognosi”.

La Comunità “L’Oasi”, di Borgo Ventimiglia, in Contrada Piano Stella, è  una delle realtà socio-assistenziali dell’Associazione casa Famiglia Rosetta. Offre un servizio terapeutico riabilitativo residenziale, dotato di 30 posti letto, per l'assistenza e il recupero di persone con problemi di dipendenza patologica e alcol (utenti di sesso maschile). Si avvale dell'opera professionale di personale specializzato. Agli ospiti che lo volessero viene proposto anche un servizio di assistenza religiosa e spirituale, curato da don Antonio Parisi.

Il programma riabilitativo viene concordato con il Sert. La comunità, attraverso un lavoro psicoterapeutico, cerca di portare l'utente accogliere i propri disagi interiori e a elaborarli, aiutandolo a formarsi una nuova identità, acquisendo di regole di vita, aumentando l'autocontrollo e autostima e interiorizzando quei valori che saranno i pilastri su cui potrà costruire il proprio futuro.

Abbiamo sentito in proposito il Vescovo calatino.  

Perché la scelta di iniziare il Triduo pasquale dalla comunità di Borgo Ventimiglia?

“Perché in questo momento così particolare, in questa congiuntura storica in cui gli ultimi diventano sempre più ultimi, gli emarginati sempre più emarginati, vogliamo quest'anno iniziare il Triduo Pasquale da Borgo Ventimiglia, per ricordare a noi stessi e a tutti che, dove c'è l'uomo, là bisogna mettere il centro, perché la centralità dell'uomo non si può barattare con nessuna cosa”.

Il rito della lavanda dei piedi come un gesto profetico?

“La lavanda dei piedi vuole sottolineare che almeno la Chiesa, almeno noi credenti, il giorno del Giovedì Santo, in cui il Signore ci ha dato l'esempio che dobbiamo seguire, non ci dimentichiamo degli ultimi, che non hanno voce che non hanno diritti, che non hanno nessun riconoscimento. Ed è importante che noi riconosciamo la loro dignità, la loro grandezza, l'essere immagine e somiglianza di Dio”.

Non c’è il rischio di una gestualità esteriore, esibizionista, che lascia il tempo che trova?

“Questo non dobbiamo farlo per suonare le trombe o per dire che siamo bravi, perché questo lo dobbiamo fare tutti i giorni: tutti i giorni dobbiamo metterci al servizio degli ultimi, tutti i giorni dobbiamo metterci a disposizione per dare loro speranza e fiducia. Mi auguro che senza suonare le trombe questo gesto possa richiamare a noi credenti la coscienza di essere servitori degli ultimi, dei più bisognosi, degli emarginati, perché, come ci ha insegnato il Signore, là dove c'è la sporcizia piuttosto che strapparsi le vesti, bisogna cingersi il grembiule”.

Eppure, piuttosto che col grembiule, spesso la Chiesa appare paludata in vesti preziose.

“Lo sappiamo, lo ripetiamo: abbiamo bisogno di una chiesa con il grembiule, ma tante volte poi nella vita di ogni giorno ce ne dimentichiamo. Che questo Giovedì Santo ci possa ricordare che ogni giorno è Giovedì Santo e ogni giorno è buono per chinarsi davanti al fratello e lavare a lui i suoi piedi”.

L'associazione Casa Famiglia Rosetta è una Ong, fondata negli anni 80, con un gruppo di volontari, dal compianto Don Vincenzo Sorce, venuto a mancare il 4 marzo scorso, all'età di 74 anni. Le sue aree di intervento si estendono a diversi settori dell’area socio-sanitaria, psico-sociale, psicopedagogica, socio-culturale e spirituale-pastorale con un approccio globale al disagio.

Le Strutture, articolate in Centri di Riabilitazione, Case Famiglia, Comunità Alloggio e Comunità Terapeutiche, Centri di Ascolto, Centri Diurni, Centri Ambulatoriali, offrono accoglienza, assistenza, riabilitazione e reinserimento sociale a persone affette da disabilità fisica e/o psichica, a persone con problemi di dipendenza da alcool, droghe e gioco d’azzardo, a minori a rischio o in condizione di disagio familiare, ad anziani, a persone che vivono con HIV/AIDS, a donne in difficoltà, attraverso servizi residenziali, ambulatoriali, domiciliari, extramurali e diurni.

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