Pubblicato il 27/03/2019
ATTUALITÀ

Cara di Mineo, negato accesso al team medico-psicologico di MeDU



Sono circa 40 i pazienti del centro menenino, assistiti dal team di MeDU (Medici per i Diritti Umani), tra i quali si contano sopravvissuti a tortura e naufragio, incluso un minore, per i quali oggi è stata sospesa l’attività terapeutica. L'equipe di MeDU, a cui è stato negato l'accesso, è stata costretta ad incontrare i pazienti sotto la tettoia esterna, nonostante il maltempo.


di Giacomo Belvedere

Salute: vietato entrare al Cara di Mineo. C'è un tempo uggioso, oggi, nonostante la primavera iniziata, in contrada Cucinella, dove alle falde di Mineo si trova  il Centro d'Accoglienza, un tempo il più grande d'Europa ed oggi in via di smantellamento. Ma, come fa da 4 anni, il team di MeDU (Medici per i Diritti Umani) si è presentato all'ingresso del centro per svolgervi la sua attività terapeutica. Ma l'accesso è stato negato: per i circa 40 i pazienti del centro menenino, assistiti dal team medico-psicologico di MeDU , tra i quali si contano sopravvissuti a tortura e naufragio, incluso un minore, oggi è stata sospesa l’attività terapeutica.


Un’amara sorpresa: il diniego, secondo quanto riferisce l’organizzazione umanitaria, è stato preceduto nella giornata di ieri da una telefonata da parte del Direttore del Cara, dal neo coordinatore Ignazio Di Salvo, il quale, facendosi portavoce della Prefettura di Catania, ha comunicato che a partire da oggi, 27 marzo, il Team MeDU non avrebbe più avuto il permesso di accedere all’interno della struttura. “La decisione – scrive MeDU - appare particolarmente inaccettabile dal momento che MeDU ha inviato a Ottobre 2018 richiesta formale alla Prefettura di Catania per il rinnovo del Protocollo di Intesa, senza mai ricevere risposta”.


L’equipe era solita recarsi presso il Cara menenino un giorno a settimana, da quattro anni, “per portare assistenza medico-psicologica alle persone sopravvissute a tortura e trattamenti inumani e degradanti nei paesi di origine e lungo le rotte migratorie, nel difficile tentativo di garantire cure adeguate alle persone più vulnerabili, in assenza di servizi specifici dedicati”.


Nel corso dei 4 anni di progetto, Medu ha assistito circa 450 persone altamente vulnerabili, grazie al finanziamento, tra gli altri del Fondo Volontario delle Nazioni Unite per le Vittime di Tortura e ad oggi circa 40 pazienti sono assistiti dal team, tra i quali si contano sopravvissuti a tortura e naufragio, incluso un minore. Molti di loro, oltre a tenere regolari sedute di psicoterapia, assumono una farmacoterapia prescritta dallo psichiatra del team.


“Interrompere il percorso di cura di queste persone – denuncia MeDU - è un atto gravissimo e irresponsabile, che viola il diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione ad ogni individuo”.

Il team di MeDU, proprio per queste ragioni, ha stamattina deciso di incontrare comunque i pazienti sulla strada che costeggia Cara, sotto la tettoia esterna, nonostante il maltempo, “in un luogo assolutamente non adeguato, nel tentativo di non interrompere bruscamente la relazione e l’indispensabile continuità terapeutica”.

“MeDU - chiede il team di medici, psicologi e mediatori - venga da subito autorizzato ad accedere al Cara, perché possa tornare ad assistere i suoi pazienti in un luogo consono, a tutela della salute di persone estremamente vulnerabili e dei loro diritti fondamentali e nel rispetto del lavoro di cura svolto per anni dai professionisti del team”.


A MeDU è arrivata la solidarietà della Rete Antirazzista Catanese e di Bordeline Sicilia: “Le donne e gli uomini richiedenti asilo presenti al Cara di Mineo -  scrivono gli attivisti - stanno vivendo  la delicata e problematica fase legata al taglio dei servizi, alla chiusura della struttura e ai trasferimenti verso altre destinazioni, dei quali l'ultimo - di 50 persone - risale ad oggi. Denunciamo l'arrogante e disumana provocazione ed esprimiamo la nostra solidarietà a MeDU”. 

 


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