Pubblicato il 28/01/2019
ATTUALITÀ
ph. Sea Watch

Giornata della Memoria, il giorno dopo



Non dobbiamo chiederci: “Come è potuto succedere?”, ma piuttosto: “Come è possibile che succeda ancora?”. La Giornata della Memoria ha poco senso se non continua il giorno dopo e in tutti i giorni avvenire. Trovo che questa indifferenza si ripeta anche oggi ”, ha detto Liliana Segre, a proposito dei 47 naufraghi sulla Sea Watch. 


di Giacomo Belvedere

Il mistico medievale Gioacchino da Fiore sosteneva che il futuro lo possiamo leggere nel nostro passato. Ma – secondo l'abate Gioacchino – dobbiamo scrutarvi dentro diligentius, con “più attenzione e scrupolo”. In questi tempi distratti e disattenti, tuttavia, il futuro è gravido del passato senza che ce ne accorgiamo. Il passato, infatti, è più attuale di quanto non pensiamo: per questo la Giornata della Memoria ha poco senso se non continua il giorno dopo e in tutti i giorni avvenire; se non diventa un esercizio quotidiano di confronto serrato con la nostra storia, senza rimozioni, negazionismi o censure. Il passato non è qualcosa che è stato una volta per tutte, ma è ancora fra noi, con la sua carica positiva di sogni e speranze, ma anche con i suoi veleni mortali. E senza la memoria critica e purificatrice, subiamo la coazione a ripetere il passato più oscuro, terribile e disumano. Non dobbiamo chiederci: “Come è potuto succedere?”, ma piuttosto: “Come è possibile che succeda ancora?”.


Due episodi sembrano dimostrarlo. Abbiamo inizialmente tolto volutamente date e nomi.

Primo episodio. Una nave trasporta profughi in fuga da un paese ostile. Il primo porto a cui chiede asilo politico è un'isola: ma si vede rifiutata l'autorizzazione allo sbarco. Solo alcuni, una minoranza, riescono a sbarcare. Una seconda richiesta viene inoltrata ad una nazione più grande: ma non vengono concessi i visti di entrata. La legge non lo consente: vi sono quote di immigrazione restrittive; inoltre occorre mostrare un indirizzo a cui fare ritorno. Il capo di governo della nazione più grande tenta, senza successo, di persuadere l'isola più piccola ad accogliere i profughi. La nave viene respinta, né trova ospitalità in un'altra grande nazione, nonostante gli appelli di accademici e religiosi.

Non resta dunque che tornare indietro. I profughi sono distributi tra vari paesi, che tuttavia non sono sicuri, per via della guerra imminente. E per molti dei profughi sbarcati, si materializza presto l'incubo da cui avevano creduto di scappare: sono internati in campi di concentramento.


Secondo episodio. Due profughi, padre e figlia, scappano fortunosamente, pagando ingenti somme, dalla persecuzione. Arrivano al confine con un paese in cui sperano di vivere liberamente, ma vengono rimandati indietro dall'ottusa burocrazia alla dogana, che anche in questo caso si fa forte dell'obbedienza alla legge. I due finiscono in un campo di concentramento. Sopravviverà solo la figlia.


Quella nave era la St. Louis. Tentò invano, nel 1939, di attraccare a Cuba, prima, negli Stati Uniti e in Canada, poi. Dei 620 passeggeri che tornarono in Europa, su cui incombeva la guerra, 87 riuscirono a scappare nuovamente prima dell'invasione tedesca; 254, smistati in Belgio, Francia e Paesi Bassi morirono nei campi di concentramento. Furono 365 quelli che sopravvissero. I due fuggitivi fermati alla frontiera svizzera erano Liliana Segre e suo padre Alberto. Finirono ad Auschwitz.


“Che squallore chi accosta la Shoah al controllo serio dell’immigrazione che fanno tutti i Paesi civili del mondo, e finalmente anche l’Italia”. Così si legge , in un tweet, di Salvini ieri, l'unico dedicato, dal pur prolifico ministro social, alla Giornata della Memoria.

Oggi Liliana Segre commenta così la vicenda dei 47 naufraghi, a bordo della Sea Watch: “Avendo provato a essere una persona che è stata nel mare dell’indifferenza ed è stata annegata nel mare dell’indifferenza con la mia famiglia intera, di cui solo io sono tornata a raccontare, sono certamente più sensibile a una nave che non trova attracco. Ma come non le ho trovate allora le risposte, perché il mondo è stato indifferente - non sono stati solo i nazisti colpevoli - trovo che questa indiffenza si ripeta anche oggi”. Al lettore capire dove sta lo “squallore”.


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