Pubblicato il 04/01/2019
CRONACA
ph. Sea Watch

Sea Watch, “Terra in vista!”: migrante si getta in mare per raggiungere Malta a nuoto



L'uomo è stato prontamente recuperato. La vista della terra, visibile a occhio nudo, ha spinto al gesto estremo. Due navi, di Mediterranea e Sea Watch, sono salpate in soccorso da Malta, con acqua dolce, forniture, il cambio equipaggio, e a bordo una delegazione di parlamentari tedeschi, alcuni giornalisti e un rappresentante della Chiesa.



di Giacomo Belvedere


“Terra in vista!”: è il grido liberatorio che conoscono tutti i marinai e che preannuncia il meritato riposo in un porto sicuro dopo la navigazione turbolenta. Ma non lo è per i 32 naufraghi salvati dalla Sea Watch 3 ed ora al largo delle coste maltesi ma senza l'autorizzazione allo sbarco. E siamo a 14 giorni.



La vista della terra, visibile a occhio nudo, ma inarrivabile, è insopportabile, tanto da spingere qualcuno a un gesto estremo. “Uno dei nostri ospiti - comunicano dalla Sea Watch 3 - si è gettato in acqua, non appena ha visto terra, cercando di raggiungere Malta. Pochi minuti dopo, era di nuovo a bordo: sapeva che non avrebbe funzionato. Questo è ciò che si chiama disperazione. Per giorni hanno guardato la costa europea senza poterla raggiungere. In mare da 2 settimane e con alle spalle mesi di detenzione nelle prigioni libiche. Hanno bisogno di un porto, ora”.


Più di 30 città tedesche, ma anche italiane, come Palermo, Napoli, Livorno, si sono offerte di accogliere i naufraghi, ma non gli stati: un diniego è venuto dall'Italia, Malta, Spagna, Olanda, Germania. Perché - si chiedono gli attivisti - è molto più facile per la società civile aiutare le persone bisognose che per i governi?.



Intanto due navi, di Mediterranea e Sea Watch, sono salpate da Malta per portare aiuto, con acqua dolce, forniture e a bordo una delegazione di parlamentari tedeschi, alcuni giornalisti e un rappresentante della Chiesa, per sostenere la richiesta di un pronto e immediato sbarco sule coste europee per le 32 persone a bordo. Destamo preocupazione soprattutto le condizioni del bambino più piccolo, seriamente provato da due settimane di navigazione in acque non certo tranquille. 

“Sono passati 14 giorni, un nuovo record di vergogna”, è il commento della Sea Watch.

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