Pubblicato il 20/12/2018
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Salvini replica al vescovo di Caltagirone: “Prima gli italiani” - VIDEO



Mons. Peri si era offerto di ospitare 40 fuoriusciti dal Cara di Mineo in una struttura della diocesi. Secca la replica di Salvini:  “Dico al vescovo di Caltagirone che, essendo il mio stipendio pagato dagli italiani, la mia attenzione va prima a loro”. E, su Twitter, Salvini raccoglie gli entusiastici consensi dei suoi, ma si attira anche feroci critiche.

di Giacomo Belvedere

A Matteo Salvini certi vescovi non vanno proprio giù. Ora è la volta del vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri. Nei giorni scorsi mons. Peri era intervenuto sull’accoglienza ai migranti. Si erano rincorse le voci dei primi fogli di via dal Cara di Mineo, circa 90, decisi dalla Prefettura di Catania,  in applicazione del nuovo Decreto Sicurezza. Si tratta di ospiti in possesso del permesso umanitario che, per effetto del cosiddetto Decreto Salvini, dall’oggi al domani non posseggono più i requisiti per stare al Cara. L'elenco era già pronto. Ma gli allontanamenti  poi sono stati temporaneamente rinviati. Probabilmente le polemiche scoppiate in seguito alle espulsioni dal centro di Crotone e il grande risalto che hanno avuto sui media le dichiarazioni del vescovo calatino hanno suggerito un prudente dietrofront.


Mons. Peri si è offerto di ospitare 40 fuoriusciti dal Cara menenino in una struttura della diocesi, dove, a suo tempo, furono alloggiati 37 minori eritrei non accompagnati, scampati al tragico naufragio del 3 ottobre 2013 al largo delle coste di Lampedusa. Allora ci fu una gara di solidarietà, sull'onda dell'emozione suscitata dai 368 morti e circa 20 dispersi. Ma oggi il clima è assai più gelido e la solidarietà appare quasi un reato. “In Italia – ha dichiarato il vescovo calatino al quotidiano «Avvenire» - specialmente prima delle vacanze estive, passa una bella pubblicità: non è civiltà abbandonare i cani per strada e chi lo fa è punito dalla legge. Invece, abbandonare per strada i migranti o, se sembra troppo forte, ‘accompagnarli’ e lasciarli per strada , è ‘sicurezza’, è legge”.


Salvini ha colto la palla balzo per alimentare la polemica. Lo ha fatto durante l’incontro con la stampa estera del 10 dicembre scorso. Alla domanda di un giornalista svedese, che, citando le affermazioni del  vescovo di Caltagirone, gli chiedeva se non trovasse contraddittorio giurare sul vangelo, ma essere criticato dalla Chiesa, il leader del Carroccio ha così replicato: “Dico al vescovo di Caltagirone, che fa paragoni improbabili tra cani e persone, che ci sono CINQUE MILIONI di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta. Essendo il mio stipendio pagato dagli italiani, la mia attenzione va prima a loro”. Polemica che poi è stata rilanciata su twitter, suscitando gli entusiastici consensi dei suoi, ma attirandosi anche feroci critiche.


“Bravo, diglielo al vescovo che se non sa fare il vescovo e capire l'umanità anche degli italiani si scomunichi che è meglio e che il Papa gli insegni cosa è!”, è il commento caloroso di uno dei suoi supporter. “Gli animali sono superiori a tutte le persone, immigrati e non immigrati”, scrive un'animalista. “I preti sono venditori di fumo negli occhi”, incalza un altro. C’è chi tenta di zittire il vescovo: “Il vescovo dovrebbe fare più attenzione a ciò che dice quando apre la bocca”, perché - chiarisce un altro -“Tutti i preti, vescovi e cardinali devono stare zitti. Sono una setta, un'associazione a delinquere”. Un altro stila una graduatoria della solidarietà: Il vescovo il suo parere lo tenga per sé. Come ci insegna Gesù c'è un ordine per ogni cosa, prima viene Lui quindi i genitori poi i figli e poi tutto il resto.


Ma c’è anche chi non le manda al dire all’inquilino del Viminale. “Il tuo stipendio è pagato con le tasse dei residenti in Italia – si legge in un commento -, italiani e cittadini stranieri compresi”. “Tra quei cinque milioni – aggiunge un altro - ci sono anche evasori totali a cui stiamo dando il condono. Se fossi un povero, sarebbe più dignitoso essere paragonato ad un cane che ad un ladro”. “Chi sa elencare – ironizza un altro - i provvedimenti presi da questo governo a favore degli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta?”. “Ti manteniamo da vent'anni per seminare odio e razzismo”, commenta amaramente uno. E, a proposito della polemica sui presepi: “Sì ecco – conclude un altro - allora evita di parlare di presepio visto che non sai nemmeno il suo significato...”.


Anche dal direttore del Cara di Mineo, Francesco Magnano, è venuta una critica, che seppur indirettamente, sembra alludere al mons. Peri, o comunque alla Chiesa. Il neo direttore, insediatosi ad ottobre, che si professa nostalgico di Craxi, Forlani e Spadolini, e già contestato più volte dai migranti ospiti del centro, ha definito “chiacchiere” le voci sui presunti allontanamenti dalla struttura. Ancora nessuno costretto a lasciare il Cara di Mineo”, ha sbottato seccamente sul suo profilo FB l'11 dicembre. In realtà, quell'ancora la dice lunga sul fatto che la macchina delle espulsioni si fosse già avviata e che lo  stop è solo temporaneo, in attesa che si plachi il polverone mediatico e si spengano  i riflettori della stampa sul centro menenino. 

Magnano sul decreto Salvini aveva dichiarato l'8 dicembre: “Non mi piace la legge Salvini sulla cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, nemmeno però mi pare giusto immaginare una permanenza in accoglienza senza fine”. E il 15 dicembre sembra proprio avercela col vescovo calatino. “Non è chi dice Signore Signore… - ha scritto - tanta vantata disponibilità all’accoglienza è solo di facciata. Quando chiedi aiuto e ti promettono le loro preghiere”. Lo stesso giorno, il direttore del Cara d Mineo ha annunciato di aver iniziato la stesura di un nuovo romanzo, ispirato alle leggende siciliane. E tanto clamore probabilmente lo distrae dai suoi ozi letterari.

Scherza coi fanti e lascia stare i santi, si diceva una volta. Ma alla vigilia del Natale del 2018, questo antico detto sembra non essere più di moda.

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