di Giacomo Belvedere
CARA MINEO DOUBLE FACE – 2 PARTE – I GESTORI: «OFFRIAMO UNA VITA DIGNITOSA. MA ALCUNI NON NE APPROFITTANO» [Qui la prima parte] – Non si sono fatte attendere le reazioni alla denuncia del Coordinamento dei Consiglieri del Calatino dopo l’ispezione al seguito del deputato nazionale di Sel Erasmo Palazzotto. Immediata è arrivata la smentita del centro menenino. «La verità è raramente pura e non è mai semplice», sosteneva Oscar Wilde. Chissà se al Cara si legge Wilde. Perché è con un aforisma dal sapore vagamente wildiano («La realtà è un po’ più complicata»), che una nota pubblicata nel blog del Centro ci spiega il “suo” Cara. «Agli immigrati ospiti del Cara – si legge
– vengono dati tutti gli strumenti necessari per affrontare una nuova
vita in maniera dignitosa. Alcuni purtroppo non ne vogliono
approfittare, così come alcuni siciliani si rifiutano di lavorare e
preferiscono rubare. Le società sono simili, dappertutto e
indipendentemente dal colore della pelle. O Palazzotto la pensa
diversamente?». Il paragone è assai illuminante. Sembra dunque che per i gestori del Centro il
disordine e la scarsa igiene, riscontrati durante l’ispezione, non
sarebbero da imputare ai responsabili della struttura, ma a elementi
devianti che, come coloro che rubano, scelgono volutamente un modus vivendi asociale e fuori dalle regole civili.
Come a dire: contenti loro…. Secondo chi gestisce il Cara, dunque,
Palazzotto e i suoi amici hanno avuto il torto di fotografare
strumentalmente solo questo Cara minoritario e irregolare. Ma di norma
al Cara non si vive così.
«La Repubblica ha pubblicato qualche giorno fa – accusa la nota – alcune foto (4) di ambienti del Cara Mineo, scattate si dice dall’On.le Palazzotto, dove regnano la sporcizia e il disordine, dimenticando di far vedere l’altra faccia della medaglia ovvero tutti gli ambienti puliti e ordinati dove si vive normalmente. L’On.le Palazzotto, che grida allo scandalo, ha documentato soltanto il fatto che tra gli immigrati, così come tra i siciliani, ci sono coloro che amano la pulizia e l’ordine, e coloro che vivono nel disordine e nella sporcizia. Sarebbe stato più corretto fotografare anche il resto, ciò che non fa scandalo e non è utile alla strategia politica dell’On.le Palazzotto, ma purtroppo in Italia la politica si fa così». E a riprova di quanto scritto si allegano alcune foto che mostrano ambienti lindi, ordinati e ammobiliati. Su un letto matrimoniale persino un peluche. Quanto alla mensa si assicura che «la stragrande maggioranza degli ospiti usufruisce della mensa. Alcuni invece, con attrezzature rimediate, evidentemente preferiscono cucinare in casa. Ma la società che gestisce i servizi e li assicura a tutti, non è un organo di polizia, non entra nelle case degli ospiti, non li perquisisce e non li obbliga a vivere diversamente da come vogliono».
«Nessuno pranza nel bagno, – rassicurano i responsabili – perché ci sono gli ambienti adatti, e la maggior parte mangia in mensa. Se poi qualcuno cucina di nascosto nel bagno…». La sporcizia e l’immondizia? La struttura – è la risposta – «fa corsi di igiene personale, o per la raccolta differenziata. Sta agli ospiti approfittarne o meno. Esattamente come sta ai siciliani non gettare rifiuti dal finestrino delle automobili in corsa. O anche quello è colpa del Cara Mineo?». Insomma, per i responsabili della struttura, il Cara di Mineo è come la luna: c’è una faccia nascosta che nessuno vede. O non vuol vedere. Quella di Palazzotto – è l’accusa – è una mera strumentalizzazione e speculazione politica. Secondo il Cara, i consiglieri hanno fatto vedere quello che volevano, ignorando di proposito, la realtà del “vero” Cara, vale a dire la situazione in cui versa la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo: un centro a cinque stelle, degno di essere additato a esempio e proposto persino per il Nobel.
L’INCHIESTA DI “PRESA DIRETTA” – Eppure tutte le inchieste sul Cara segnalano problematicità. E le lamentele raccolte vengono da migranti che non hanno “scelto” di vivere così. E che sono costretti, malgrado loro, a procurarsi mobilio e suppellettili per arredarsi la casa, come testimonia la foto. “Presa Diretta”, la nota trasmissione di Rai 3, ha annunciato per il mese di settembre un dossier sul Cara, curato dal giornalista freelance Manolo Luppichini. Dal video pubblicato in anteprima su sito della Rai, il Cara non appare affatto un centro di villeggiatura. E nemmeno un centro in cui si ha una vita semplicemente dignitosa. «In questa casa vivono quindici persone e due bambini, – denuncia una donna residente al Cara – non sto scherzando. Qui ci stanno delle donne, ed è freddo qui, ci dormono quattro donne, ma non c’è letto, vedi? Materasso in terra. Niente letto. E guarda qua… qui altre quattro persone. Di sopra ci vivono tre famiglie. Quindici persone, dico quindici persone e funziona solo una doccia. una sola, un solo bagno. Questo campo è come una prigione». Parole inequivocabili che suonano come una sconfessione del teorema dei gestori del Cara.
L’ANTEPRIMA DI “PRESA DIRETTA”
“OPERAZIONE TRASPARENZA” – Sulla smentita dell’Ufficio Stampa del Cara ribadiamo quanto già detto alte volte. Sentire tutte le parti in causa è indispensabile se si vuol fare corretta informazione. Principio sacrosanto che facciamo nostro in toto senza se e senza ma. Noi saremmo ben lieti di ricrederci se e quando potremo vedere con i nostri occhi la struttura senza servirci degli occhiali altrui, avendo la possibilità di verificare le notizie sul campo. Concedeteci, fintanto che non ci viene data questa possibilità, il beneficio del dubbio. Non ci convince la fonte unica e unidirezionale dei comunicati della struttura dal taglio giocoforza autocelebrativo. Preferiamo la fonte dei migranti, da cui attingiamo le notizie.
E non raccontateci per favore la favola delle ragioni di sicurezza. Siamo tutti adulti e vaccinati. Che ragioni di sicurezza ci possono essere in un paradiso terrestre? Logica vuole che il pericolo lo corra chi va all’inferno. Di solito chi ha la casa ben in ordine non ha imbarazzo ad accogliere visitatori. E allora perché mantenere il Cara opaco e non renderlo una casa di cristallo? Ci piacerebbe anche poter interloquire con i responsabili della struttura. Ma a viso aperto e senza “veline” o domande preconfezionate. A questo proposito, il 20 novembre scorso, su sollecitazione, tra l’altro, dello stesso Paolo Ragusa, presidente di Sol.Calatino, gli abbiamo spedito una mail con 12 domande. Attendiamo ancora fiduciosi la risposta. E per dimostrare che teniamo davvero a questa “operazione trasparenza”, pubblichiamo in appendice il testo delle domande rivolte al Presidente Ragusa. Alcune sono un po’ “datate” al periodo in cui sono state scritte e andrebbero aggiornate. Ma per verità dei fatti le pubblichiamo così come furono formulate allora. Nel complesso, mantengono tutta la loro attualità. Nella speranza che qualcuno di buona volontà, da qualche parte, voglia darci le “sue” risposte.
APPENDICE: 12 DOMANDE A PAOLO RAGUSA, PRESIDENTE DI SOL CALATINO
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