Pubblicato il 25/08/2018
INCHIESTA
ph. coordinamento Consiglieri Calatino

Al Cara Mineo sbarca Badia Grande, la coop bianca fondata da don Librizzi



La coop bianca di Trapani, che oggi ha un fatturato con cifre a sei zeri, fu fondata nel 2007 da don Sergio Librizzi,  l’ex direttore della Caritas di Trapani, arrestato nel giugno 2014 con l’accusa di concussione e di abusi sessuali. Condannato a 9 anni in primo grado e poi in appello, è oggi ai domiciliari, in attesa di un nuovo processo, dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza in appello. 

di Giacomo Belvedere


Al Cara di Mineo è sbarcata Badia Grande, la coop sociale di Trapani che ha vinto il primo lotto dell’appalto triennale, quello relativo a fornitura e servizi alla persona, gestione amministrativa e registrazione stranieri, assistenza generica e sanitaria alla persona, per un valore di euro 16.898.040,00. La coop bianca, capofila di un Rti che comprende la Fondazione San Demetrio di Piana degli Albanesi, il Consorzio Agri.Ca di Agrigento, la Chiron di Catania e il Consorzio Aretè di Trapani, si è aggiudicato l’appalto offrendo euro 13.510.046,44 con un ribasso percentuale pari al 20,05%. Badia Grande, con pp. 93,54, ha sbaragliato la concorrenza assai agguerrita: in sostanza si è trattato di una gara a tre, dato che la quarta arrivata, la Croce Rossa Italiana, in raggruppamento con il Comitato di Catania e il Comitato di Udine, si è fermata ad uno striminzito 57,17.

Al secondo posto, ed è una esclusione eccellente, la Rti capitanata dalla romana Tre Fontane, di cui facevano parte anche Medihospes di Bari, l’Iride di Scordia e il Consorzio Umana Solidarietà di Palermo: vale a dire quella invincibile armata delle “larghe intese” che aveva sempre vinto gli appalti al centro menenino.

La coop Tre Fontane, infatti, fa parte del Consorzio Casa della Solidarietà che ha vinto il bando 2014 come impresa mandataria. Del consorzio, che raggruppa coop bianche vicine a Comunione e Liberazione, fanno parte anche la Domus Caritatis, l’OSA  Mayor e la Mediterranea. La sede legale è al civico 25 di via Antolisei di Roma, lo stesso indirizzo del colosso della ristorazione La Cascina, che ha vinto nuovamente il lotto 2. Si tratta di coop coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale e nel suo troncone siciliano, tanto che si è reso necessario il commissariamento della gestione del Cara di Mineo.

Quanto alla Medihospes, iscritta all’Albo delle cooperative dal 4 luglio 2008, sembrerebbe una new entry, se il nome non richiamasse  una vecchia conoscenza: la Senis Hospes, coop bianca, da sempre al Cara di Mineo. Un’affinità che potrebbe essere solo casuale, senonché si scopre che il recapito telefonico della Medihospes è il medesimo della sede commerciale della Senis Hospes.

Le ultime due coop del Rti, Iride e Consorzio Umana Solidarietà, orbitano attorno al Consorzio Sol.Calatino, il cui Presidente Paolo Ragusa si è dimesso perché coinvolto nelle note inchieste delle Procure di Catania e Caltagirone. Eppure questa “invincibile armata” che nel passato aveva travolto tutti gli ostacoli, s è dovuta arrendere, posizionandosi solo al secondo posto con pp. pp. 89,29, ben lontani dai 93,54 di Badia Grande.

Al terzo posto, con pp. 80,57 la Edeco, Cooperativa Sociale Onlus, con sede a Battaglia Terme (PD). La Edeco, asso pigliatutto della cooperazione sociale in Veneto, coinvolta a gennaio di quest’anno in un’inchiesta della Procura per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture, aveva tentato la carta siciliana per una sorta di rivincita: la coop padovana era stata scalzata, proprio nel suo territorio, ad aprile di quest’anno, da Badia Grande nella gestione del centro di accoglienza a San Siro di Bagnoli. La coop siciliana aveva ottenuto addirittura il punteggio massimo, cento su cento, nella valutazione dell’offerta economica e di quella tecnica, offrendo un prezzo al ribasso “stracciato” di quasi il 30%: 23,32 euro pro capite- pro die, contro i 32,50 di base dell’appalto e i precedenti 31,90 della gestione Edeco-Ecofficina. Un’offerta, ritenuta da Edeco “anomala”, tanto che la coop ha presentato un ricorso al Tar.

Una situazione che sembra ripetersi nella gara per l’appalto triennale al Cara di Mineo: Edeco, risultata prima per quanto riguarda l’offerta tecnica, con pp. 65,13, contro i 63,54 di Badia Grande e i 62,10 di Tre Fontane, è stata poi surclassata dalle altre due coop al momento di sommare il punteggio per l’offerta economica a quello per l’offerta tecnica, per ottenere il punteggio finale. Tanto è vero che sia Badia Grande sia Tre Fontane hanno dovuto produrre delle giustificazioni davanti al Rup Francesco Puglisi, supportato dalla Commissione, per sanare offerte economiche ritenute “anomalmente basse”.


L’OMBRA DI DON LIBRIZZI SULLA COOP – La cooperativa sociale Badia grande nasce come cooperativa di cooperative per offrire servizi amministrativi comuni e centralizzare i costi e rappresenta l’organismo gestore dei progetti della Caritas diocesana di Trapani. Negli anni Badia Grande ha allargato i suoi interessi: oggi opera nel settore dell’accoglienza migranti gestendo diversi Sprar, Cie e Cas, con un fatturato cresciuto sino ad arrivare a cifre da sei zeri. L’elenco dei centri gestiti dalla coop è lungo: dalla tendopoli di Kinisia si è passati al Cara di Salinagrande (chiuso nel 2015 e poi riaperto nel 2017 con altre finalità, ), al Cas a Bonagia, agli Hotspot di Trapani e di Messina, al Cie di Milo, al Centro accoglienza di Alcamo. Sino allo sbarco recente oltre Stretto in Veneto con l’aggiudicazione della gestione del Centro di Bagnoli in provincia di Padova.

La società cooperativa è stata costituita a Trapani con atto notarile il 1 febbraio 2007. A presiederla, con il ruolo di amministratore nella società, dal 20 febbraio 2007 al 25 marzo 2009, don Sergio Librizzi, l’ex direttore della Caritas di Trapani, arrestato nel giugno 2014 con l’accusa di concussione e di abusi sessuali. Secondo la Procura di Trapani, Librizzi, forte della sua posizione di membro della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, avrebbe esercitato in almeno otto casi, pressioni per ottenere prestazioni sessuali dai migranti in cambio del visto.

Sospeso da ogni incarico, Librizzi è stato condannato a 9 anni in primo grado nel 2015, sentenza poi confermata in appello nel 2017. La sentenza è stata poi annullata dalla Cassazione nel dicembre 2017. L’ex direttore Caritas sta oggi scontando i domiciliari a Campofelice di Roccella, in attesa del nuovo processo dinnanzi a un’altra sezione della corte di appello di Palermo.

Il prete, originario di Petralia Soprana, arriva alla direzione della Caritas di Trapani nel 1998, quando era rettore del seminario di Trapani. Resterà alla guida della Caritas diocesana per 15 anni. Nel frattempo la sua carriera è fulminante: arciprete presso la parrocchia San Pietro, direttore dell’Ufficio Regionale per la Carità della Conferenza Episcopale Siciliana, nel 2011 è nominato dall’assessore regionale all’Economia, su designazione dell’Arcivescovo di Palermo Romeo, membro del Comitato per il Microcredito, un organo della Regione Sicilia (compartecipato al 20% dall’Unicredit), che a Trapani è affiliato con la rete di cooperative riconducibili alla Diocesi locale. E soprattutto è nominato membro della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato. Nel 2007, come s’è detto, fonda la coop Badia Grande, che reggerà fino al 2009.


Il nome della cooperativa non è casuale. In diocesi esisteva già l’Ente ecclesiastico Chiesa SS. Trinità Badia Grande, nato nel 1985 e diretta promanazione della Diocesi di Trapani, col compito di essere la struttura operativa di tutte le attività caritative della diocesi. È un dato oggettivo – dichiarò durante l’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza presso la Prefettura di Trapani il 28 maggio 2016, Andrea Tarondo, sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani – il fatto che, per quanto riguarda il sistema del Librizzi, ci sia stata una commistione fra un’attività gestita attraverso strutture di carattere ecclesiale, come può essere «Badia grande», e il fatto che queste strutture di assistenza come articolazioni della Caritas, venissero doppiate con lo stesso nome da cooperative”.

La costituzione della coop era dettata dall’esigenza di distinguere il ruolo di direzione e progettualità della Caritas da quello operativo della coop, esigenza tuttavia vanificata dal fatto che a presiedere entrambe fosse lo stesso uomo. “Per un certo periodo Librizzi – continua Tarondo -, ha mantenuto un doppio ruolo sia ecclesiale sia all’interno di una struttura come una cooperativa, che può partecipare ad appalti pubblici”. Ma, secondo gli inquirenti, la commistione di ruoli sarebbe continuata anche dopo che Librizzi lasciò la guida di Badia Grande nel 2009, quando passò la mano a Antonio Manca, uomo di punta dello staff dirigenziale della Caritas trapanese. Manca, tuttora presidente di Badia Grande, impiegato di banca, 42 anni Erice, è figlio di Fiorella Caserta, segretaria dell’ex procuratore Gianfranco Garofalo.

La condotta di padre Librizzi – dichiarò l’allora procuratore di Trapani Marcello Viola, durante l’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, il 21 aprile 2016 – aveva svuotato di significato la positiva attività di volontariato della Caritas, che faceva riferimento a lui, e aveva posto in essere tutta una serie di attività a fini di lucro che avevano portato altrove gli utili di questa azione”. Librizzi – continua Viola – sembrava essere il riferimento di una serie di interessi di soggetti inseriti nel sistema di gestione dei migranti, non soltanto con riferimento alla gestione dei centri di accoglienza, ma anche – e questo faceva parte delle pressioni che poneva in essere nei confronti di queste persone – della gestione del mondo del lavoro. Le pressioni erano miste a blandizie verso queste persone, a cui veniva promessa la possibilità di un posto di lavoro o di un’occupazione. Questi due aspetti si incrociavano, interferendo pesantemente sulla gestione del denaro pubblico in quello che, al momento, era un grosso business”. “I colleghi e la polizia giudiziaria hanno sentito immigrati o italiani fare riferimento immediatamente a fatti che andavano al di là dell’abuso sessuale. Si parlava di promesse di posti di lavoro, dello strapotere di questi soggetti nella gestione delle cooperative e quant’altro”, conclude l’ex procuratore di Trapani Viola.

“Il Librizzi era personaggio noto nella provincia di Trapani – aggiunge Sara Morri, sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani – ed era ritenuto in grado, se spendeva una parola o faceva promesse sia in negativo sia in positivo, di ottenere quel che prometteva. Questo potere era noto anche ai soggetti che entravano in contatto con lui e, grazie a questo, esercitava le sue pressioni”.


L’incompatibilità tra incarico ecclesiale e ruolo nella coop Badia Grande, benché fosse stata rimossa formalmente con il passaggio di consegne ad Antonio Manca nel 2009, restava, secondo la Procura trapanese, di fatto in piedi: secondo quanto riferisce la testata online Tp24.it, il 15.01.2015, nelle carte della Procura si parla della coop Badia Grande come di una realtàcompletamente assoggettata agli interessi” di Librizzi. Forse è questa la ragione che porta nel 2011 alla revoca dell’incarico di membro della Commissione territoriale. In due intercettazioni del 20 settembre 2011, depositate agli atti del procedimento- rivela il sostituto procuratore Andrea Tarondo – Librizzi si lamenta con il sindaco Fazio di questa situazione e “chiede un intervento per rimediare alla sua esclusione, ipotizzando – queste sono le espressioni che vengono usate durante le intercettazioni – che ci possa essere stato lo «zampino» del prefetto, per cui il suo mancato rinnovo potesse essere legato a questa situazione di incompatibilità che poteva essere nota e che viene superata (non si sa esattamente come) dopo le richieste del Librizzi all’allora sindaco di essere confermato” . La revoca definitiva si ha solo dopo l’arresto nel 2014.

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