Pubblicato il 23/07/2018
CULTURA
ph. Andrea Annaloro

Caltagirone, apre sez. archeologica Museo Ceramica a S. Agostino. L’ass. regionale Tusa: “Scommessa vinta”



“Sono convinto – ha dichiarato Tusa – che i musei, i complessi museali che restauriamo, se non si vivono si perdono. In questo modo questo complesso vive e vivrà. Purtroppo intoppi burocratici molto spesso ci fanno spendere tanti soldi per restaurare insigni monumenti e poi non utilizzarli. Qui ci siamo riusciti, grazie al concorso di tutti, dimostrando che quando ci si mette insieme si vince”.


di Giacomo Belvedere

Stamattina l’assessore regionale alla Cultura e Identità siciliana Sebastiano Tusa, assieme al sindaco Gino Ioppolo e alla Direttrice del Polo Museale di Catania Maria Costanza Lentini, ha presenziato alla apertura della sezione archeologica del Museo regionale della Ceramica, sita a piano terra e in parte del primo piano dell’ex convento di Sant’Agostino.

L’inaugurazione ufficiale avverrà a fine agosto-inizio settembre, alla presenza del Presidente della Regione Musumeci, ma si è  deciso di rendere comunque da subito fruibile ai visitatori e turisti la sezione archeologica di Sant’Agostino. Si tratta, infatti, del prestigioso edificio interessato da consistenti interventi di ristrutturazione, ma già nelle condizioni, senza attendere che comincino e vengano conclusi gli attesi lavori, di ospitare alcune delle collezioni del Museo. I lavori che, per 8,6 milioni di euro riguarderanno il completamento funzionale per l’allestimento museale dell’immobile, rientrano fra i 19 “cantieri della cultura” (57 milioni di euro in totale sbloccati dal Cipe) attivati in Sicilia grazie al Piano di azione e coesione complementare (Pac 2014-2020), ultima tranche del Pon “Cultura e Sviluppo” del ministero dei Beni culturali.

“Sono molto felice – ha dichiarato l’assessore Tusaperché sono convinto che i musei, i complessi museali che restauriamo, se non si vivono si perdono. In questo modo questo complesso vive e vivrà. Da ora in poi verrà visitato. Anche se è il primo nucleo di quello che deve essere il museo più grande – ha proseguito l’assessore alla Cultura e Identità siciliana –, però importante è che si sia aperto. È anche un esempio da seguire in altre parti della Sicilia per far sì che si superino quelli che sono purtroppo intoppi burocratici che molto spesso ci fanno spendere tanti soldi per restaurare insigni monumenti e poi non utilizzarli. Qui ci siamo riusciti, grazie al concorso di tutti, dimostrando che quando ci si mette insieme si vince”.

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LA STORIA DEL CONVENTO – La chiesa con l’annesso il convento apparteneva agli Agostiniani conventuali, ordine religioso approvato dalla Santa sede nel 1244. Fu fondata nel XIII secolo al tempo dei Normanni dal Senato della città. Gli Agostiniani sino al 1866 ebbero l’amministrazione spirituale dei carcerati. Gli introiti derivavano dalla questua. Nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti. Lavori di ristrutturazione ci furono nel 1650, poi interrotti per sopraggiunte difficoltà economiche. Nell’ultimo quarto del 1700 la chiesa fu abbellita architettonicamente da Natale Buonaiuto, attivo a Caltagirone dal 1769. A lui si devono opere insigni quali il carcere borbonico, il Monte di Prestamo, il teatrino. Alla sua morte, avvenuta a Caltagirone il 12 gennaio 1794, fu sepolto nella chiesa dei PP. Agostiniani.

È nel 1840 che si dà il permesso di seppellire a S. Francesco di Paola, S. Agostino e S. Maria della Porta, vicino a S. Bonaventura. Ma i frati – e personaggi benemeriti verso il convento – venivano seppelliti nella cripta tardosettecentesca già prima di quell’anno. La funzione di campo santo cessò quando, a partire dal 1866, iniziarono i lavori del cimitero monumentale del Nicastro. Dopo l’Unità d’Italia, subì la sorte degli altri enti ecclesiastici, soppressi e incamerati dal Governo. L’antica chiesa fu abbattuta per volontà di Mons. Saverio Gerbino che volle che l’antico convento diventasse un grande ospizio e che per questo, con atto notarile del 16 gennaio 1897 si era fatto assegnare dal Comune di Caltagirone l’ex convento di Sant’Agostino e la chiesa omonima che furono ceduti per la fondazione di un istituto di carità con la clausola «se l’esercizio di beneficenza venisse a cessare […] il fabbricato ritornerà in piena proprietà e libero possesso del Comune». Il vescovo calatino non vide la realizzazione dell’opera, progettata dall’architetto Vincenzo di Gregorio, perché morì nel 1898. Nel 1909 vennero chiamati i salesiani che arrivarono nel 1910 e vi restarono sino al 1974.

Poi la decadenza e l’abbandono, tanto che il comune, in considerazione del fatto che erano venute a mancare le condizioni della cessione, chiedeva il 17 gennaio 1983 la retrocessione. Il Commissario regionale Salvatore Pedi ne disponeva la retrocessione il 21 gennaio 1985. Il 9 aprile1987 il Comune accettava l’immissione in possesso di tutto l’edificio per adibirlo «a servizi utili alla collettività». A sua volta il Comune, che non disponeva delle risorse per la manutenzione dello stabile, donò il 6 febbraio 1990 l’ex convento all’Assessorato regionale dei Beni Culturali e Ambientali per destinarlo a nuova e più idonea sede del Museo Regionale della Ceramica. lo cedeva alla regione Sicilia e precisamente all’assessorato BB.CC e Ambientali il 6 febbraio 1990. La regione ha accettato la donazione il 3 ottobre 1991. Con D.A. del 13 febbraio 1995 l’ex convento di Sant’Agostino è stato assunto in carico dal demanio culturale indisponibile della Regione Siciliana.

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